IL MONDO DI SOTTO
Video virali di Youtuber esotici che costruiscono con mezzi primitivi effimeri castelli sotterranei. Una moda che ci racconta qualcosa di noi
Ville, infinity pool, templi scavati a mano. A beneficio di YouTube e di milioni di visualizzazioni
Con 180 milioni di copie distribuite nel mondo, Minecraft è il videogioco più venduto della storia, capace di forgiare una generazione d’immaginari costruttori, decoratori, modificatori del paesaggio. Su YouTube risulta la parola più ricercata. E i video tutorial che insegnano a erigere mondi partendo da blocchi di terra ed erba hanno superato i cento miliardi di visualizzazioni. La grafica è arcaica, gli effetti speciali preistorici. Il risultato finale: una nuova genesi realizzata idealmente a mani nude. La prima parola che ne compone il nome è mine, che vuol dire scavare ma anche cercare, dissodare, raccogliere materie prime. La seconda è craft: realizzare, dare forma, creare.
Senza mai scambiarsi una parola o battersi il cinque per un complimento, concentrati nei loro gesti necessari ed emettendo all’occorrenza suoni acuti o gutturali da homo sapiens, alcuni gruppi di giovani asiatici hanno trasformato tutto questo in realtà. Coperti unicamente da un paio di pantaloncini, scalzi e con la pelle senza traccia di massa grassa tirata sopra muscoletti tesi da pugile, girano per le foreste della Thailandia, del Vietnam e della Cambogia cercando piccole radure da scavare. E nel giro di poche settimane di lavoro martellante e meticoloso, condensate in videoclip da venti minuti che stanno raccogliendo su YouTube milioni di sottoscrittori, costruiscono ville sotterranee, templi, mansion con piscine d’acqua sorgiva dove giocano e si lavano la polvere di dosso, circondati da stanze e cunicoli a cui s’accede attraversando archi a sesto acuto, geometricamente perfetti. Come se chi ha costruito Timbuctu secoli fa avesse avuto internet per trovare ispirazione nelle soluzioni di decor. Come se i pastori di Matera non si fossero fermati a Eboli bensì a Milano, durante la Design Week.
I canali YouTube più seguiti sono quelli di Mr. Heang Update: 160 milioni. Survival Builder: 180 milioni di visualizzazioni. Jungle Survival: 320 milioni. Addirittura 580 milioni per Tube
Unique Wilderness, che vedete su queste pagine. Una collezione di micro documentari realizzati seguendo lo stesso schema: appisolati su un albero o in mezzo agli arbusti, due giovani intorno ai trent’anni si destano come calamitati da una chiamata e si mettono al lavoro. Per costruire in circa due mesi le loro underground primitive villas – queste le parole da digitare nei motori di ricerca per trovare decine di progetti – hanno a disposizione soltanto due strumenti: un bastone per lisciare le superfici e un manico di legno con un robusto cesello fissato in cima, in grado di scavare e intagliare allo stesso tempo, un po’ machete e un po’ strumento di finezza. E ovviamente le mani nude, per liberare il cantiere dalla terra (secchi e carriole appaiono banditi) e strappare con le mani la frutta raccolta dagli alberi nei pochi momenti di pausa. Martellano il terreno friabile col piglio tamburellante del picchio, scavano fondamenta e pozzi da cui attingere l’acqua per le piscine da hotel a cinque stelle, si fanno «uh uh!» per richiamar l’uno l’attenzione dell’altro se c’è qualcosa di troppo pesante da sollevare.
Man mano che la terra cede si vedono rane impolverate e scorpioni sorpresi uscire dai nascondigli. I colpi secchi scardinano la crosta croccante poi tracciano con la punta del cesello forme geometriche che diventano finestre, tunnel perfettamente modellati, tavoli squadrati, letti ricoperti da sezioni semicircolari di bambù. E lentamente, in mezzo alla giungla, nascono delle Pompei risparmiate dalle ceneri del vulcano. «Questi ragazzi potrebbero diventare ricchi progettando ville ecologiche per milionari», dice un follower in mezzo a centinaia di commenti ammirati da tutto il mondo. «Potrei guardare questi video per ore», scrive Holly, un’adolescente americana. «Sto provando a fare qualcosa di simile in giardino», racconta Arno da Düsseldorf. «La prossima volta che i miei mi cacciano di casa, so come costruirmi un tetto», scherza Amanda. «Ma si possono anche affittare su AirBnB?», chiede Patrick da Singapore.