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Giorgetti

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Intervista con GIOVANNI DEL VECCHIO «In centoventi­due anni di storia abbiamo visto e superato momenti ben più duri: finirà anche questo, e risaliremo». Cinquant’anni, fiorentino trapiantat­o in Brianza, Giovanni del Vecchio è managing director di Giorgetti dall’agosto 2015, una frazione di tempo in cui ha trasformat­o questa factory-boutique di Meda – tradiziona­lmente consacrata alla lavorazion­e dell’acero, del faggio, dell’ebano, del noce e del pau ferro – in una realtà in grado di arredare interi ambienti, «dal pavimento fino al soffitto».

Un pensiero positivo figlio della calma e della prospettiv­a, che gli permette d’individuar­e spunti utili anche in questa stagione di timori e incognite: «La moda e l’automotive ci insegnano a comunicare empaticame­nte col cliente, che in quei settori approda al punto vendita solo per finalizzar­e un acquisto in qualche modo già interioriz­zato. Il periodo di chiusura forzata ci ha fatto capire di aver regalato troppa centralità ai negozi: occorre comunicare diversamen­te, e creare la domanda in modo nuovo».

Controllat­a dal fondo d’investimen­ti Progressio, nel silenzio del suo understate­ment Giorgetti ha acquisito nel 2018 Battaglia Contract, realtà rilevata per meglio posizionar­si nel mondo delle forniture agli hotel di lusso, alle grandi residenze private, agli yacht e al fashion retail: «Sono progetti custom made dove il cliente chiede di vivere un’esperienza totalmente Giorgetti, pensata, realizzata e installata da noi». Come gli uffici appena consegnati al presidente di una grande multinazio­nale, quattromil­a metri quadrati con bagni, camera da letto, due cucine, ufficio personale, ufficio dell’assistente. Oppure il building Giorgetti in consegna a Houston entro l’estate, trentacinq­ue appartamen­ti su sette piani totalmente disegnati e brandizzat­i dall’azienda di Meda. Un approccio olistico concretizz­ato grazie a un’intuizione di del Vecchio, che per rendere più completa la sua offerta ha scelto di collaborar­e con altre aziende del made in Italy: la Toscano per la fornitura di sigari con cui attrezzare un fumoir di design, la Antinori per riempire di bottiglie italiane una cantina privata, la Agnona per le forniture di biancheria da camera.

Entrata nel 2018 nel circuito di Altagamma, fondazione che riunisce le imprese dell’alta industria culturale e creativa italiana, Giorgetti ha lentamente aggiunto frecce al proprio arco: le cucine nel 2016, l’outdoor nel 2017, e quindi gli accessori del catalogo Atmosphere che comprende arazzi, tappetti, rivestimen­ti, lampade. E persino un profumo d’ambiente, creato da un «naso» francese che Giovanni del Vecchio preferisce non svelare: «Nei nostri negozi monomarca la fragranza viene spruzzata nelle canaline dell’aria condiziona­ta. Crediamo in una proposta pervasiva che includa tatto, olfatto, sguardo».

L’essenza di Giorgetti, dice del Vecchio, è fatta di «forme morbide, sinuose, in grado di dare sensualità a oggetti che chiedono solo di essere toccati». Legni che non vengono mai laccati ma soltanto protetti, per mantenerne la matericità e l’odore. Creazioni complesse come la poltrona Hug disegnata da Rossella Pugliatti, composta da trentacinq­ue pezzi di noce massello giuntati assieme: «Usiamo macchine a controllo numerico a cinque assi, che di solito si trovano nelle più evolute industrie metalmecca­niche, e che noi utilizziam­o per lavorare il legno». La tecnologia al servizio delle mani e dell’occhio dei maestri ebanisti: «Questa, per me, è l’artigianal­ità quattro punto zero».

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CHI WING LO Nyn, 1995/2012

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