Ritratto di collezionista in un interno
In una villa urbana dei primi del Novecento,affacciata su un giardino,una raccolta d’arte e di oggetti racconta – come un museo personale – il gusto di un uomo fuori dal comune
«Sono trent’anni che, più o meno stabilmente, abito a Milano. E non mi ero mai allontanato così tanto dal centro». Giampiero Bodino, designer di gioielli, pittore, collezionista appassionato, è il proprietario di questa casa tutta verticale e affacciata sul verde, una stretta villa urbana dei primi del Novecento disposta su quattro piani.
È stato il giardino a portarlo qui: Bodino voleva dare uno spazio all’aperto a Robertino, il suo Blaylock Kennel. La casa è stata una sorpresa: «Perché l’interno era un progetto di Renzo Mongiardino e Roberto Peregalli, che per rimetterla a posto avevano conservato tutte le cose cruciali, come la vecchia scala. Non una di quelle cose impossibili che vengono fatte quando, per ristrutturare, si rade al suolo tutto. Sono riusciti anche a mettere un ascensore, che è un capolavoro perché non si vede. Io ho solo tolto delle cose – qualche fregio, una carta da parati – per rendere tutto più leggero. E ho ridisegnato lo schema degli spazi: dove prima abitava una famiglia adesso ci sono io, da solo. Era naturale farlo».
Il criterio che Bodino ha seguito è stato quello di come vive la casa: la cucina al piano principale, rialzato, dove era in origine: entrando non si vede ma è il locale più vicino alla porta d’ingresso. La collocazione più logica. Oltre, verso il giardino, il salone doppio con porte vetrate a tutta altezza che lo riempiono di luce: è lo spazio per ricevere. Scendendo di un piano si trova una sala da pranzo, sempre con vista sul giardino, ma dal basso, con una zona conversazione e una seconda cucina, d’appoggio. Salendo, invece, gli spazi diventano man mano più privati: al primo piano ci sono la stanza degli ospiti e il grande