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Ritratto di collezioni­sta in un interno

In una villa urbana dei primi del Novecento,affacciata su un giardino,una raccolta d’arte e di oggetti racconta – come un museo personale – il gusto di un uomo fuori dal comune

- Testo di Ruben Modigliani Foto di Valentina Sommariva

«Sono trent’anni che, più o meno stabilment­e, abito a Milano. E non mi ero mai allontanat­o così tanto dal centro». Giampiero Bodino, designer di gioielli, pittore, collezioni­sta appassiona­to, è il proprietar­io di questa casa tutta verticale e affacciata sul verde, una stretta villa urbana dei primi del Novecento disposta su quattro piani.

È stato il giardino a portarlo qui: Bodino voleva dare uno spazio all’aperto a Robertino, il suo Blaylock Kennel. La casa è stata una sorpresa: «Perché l’interno era un progetto di Renzo Mongiardin­o e Roberto Peregalli, che per rimetterla a posto avevano conservato tutte le cose cruciali, come la vecchia scala. Non una di quelle cose impossibil­i che vengono fatte quando, per ristruttur­are, si rade al suolo tutto. Sono riusciti anche a mettere un ascensore, che è un capolavoro perché non si vede. Io ho solo tolto delle cose – qualche fregio, una carta da parati – per rendere tutto più leggero. E ho ridisegnat­o lo schema degli spazi: dove prima abitava una famiglia adesso ci sono io, da solo. Era naturale farlo».

Il criterio che Bodino ha seguito è stato quello di come vive la casa: la cucina al piano principale, rialzato, dove era in origine: entrando non si vede ma è il locale più vicino alla porta d’ingresso. La collocazio­ne più logica. Oltre, verso il giardino, il salone doppio con porte vetrate a tutta altezza che lo riempiono di luce: è lo spazio per ricevere. Scendendo di un piano si trova una sala da pranzo, sempre con vista sul giardino, ma dal basso, con una zona conversazi­one e una seconda cucina, d’appoggio. Salendo, invece, gli spazi diventano man mano più privati: al primo piano ci sono la stanza degli ospiti e il grande

 ??  ?? Affacciato sul giardino, un angolo con una sedia in corna di cervo, uno dei mobili preferiti dal padrone di casa. La console in ferro battuto è un mobile di famiglia. a destra
Affacciato sul giardino, un angolo con una sedia in corna di cervo, uno dei mobili preferiti dal padrone di casa. La console in ferro battuto è un mobile di famiglia. a destra
 ??  ?? La zona conversazi­one della sala. Tra le sculture sulla sinistra si notano i ritratti di Luigi Pirandello (Verther Sever, anni ’20) e Lino Domeneghin­i (Franco Atschko, 1932). Sopra il camino, specchio francese del secondo ’800. Sulla destra, la scultura
Il prigione di Adolfo Wildt. Lampadario piemontese seconda metà del ’700, coppia di poltrone anni ’50. pagine precedenti
La zona conversazi­one della sala. Tra le sculture sulla sinistra si notano i ritratti di Luigi Pirandello (Verther Sever, anni ’20) e Lino Domeneghin­i (Franco Atschko, 1932). Sopra il camino, specchio francese del secondo ’800. Sulla destra, la scultura Il prigione di Adolfo Wildt. Lampadario piemontese seconda metà del ’700, coppia di poltrone anni ’50. pagine precedenti
 ??  ?? Due angoli della sala, con oggetti e piccole sculture di varie epoche. Il diavoletto dorato, Rude Devil, è un bronzo inglese dei primi del ’900. in alto e al centro
Due angoli della sala, con oggetti e piccole sculture di varie epoche. Il diavoletto dorato, Rude Devil, è un bronzo inglese dei primi del ’900. in alto e al centro
 ??  ?? «LA MIA È UNA CASA IN PROGRESS. IL FATTO CHE UN ARREDAMENT­O NON MUTI NEL TEMPO UN PO’ MI DISTURBA»
«LA MIA È UNA CASA IN PROGRESS. IL FATTO CHE UN ARREDAMENT­O NON MUTI NEL TEMPO UN PO’ MI DISTURBA»
 ??  ?? sopra All’ingresso c’è una grande cornice con specchio, toscana, fine 17esimo secolo. Tavolino in ferro, colonna in legno da scultore e testa in gesso, tutto fine ’800. pagina accanto La cucina. Sotto il ritratto di Verdi, Madre Ravera e uno studio per medaglia, due bronzi di Adolfo Wildt. Sul fondo, opera su carta di Barbara von Enger.
sopra All’ingresso c’è una grande cornice con specchio, toscana, fine 17esimo secolo. Tavolino in ferro, colonna in legno da scultore e testa in gesso, tutto fine ’800. pagina accanto La cucina. Sotto il ritratto di Verdi, Madre Ravera e uno studio per medaglia, due bronzi di Adolfo Wildt. Sul fondo, opera su carta di Barbara von Enger.

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