AD (Italy)

UN NUOVO ADESSO

-

DI LUCA DINI

Questo è l’ultimo editoriale che firmo – l’ultimo numero che firmo – da direttore di AD. Vado a inseguire una nuova, imprevista, diversissi­ma sfida che mi galvanizza. Non mi aspettavo di andarmene dopo un anno scarso: qui mi sono divertito e so che mi mancherete. Mi mancherà questo mondo fatto di cose solide e di bellezza. Mi mancherà la fantastica squadra di redazione a cui affido una testata che amerò sempre: gliela affido con il sorriso perché so che proseguira­nno egregiamen­te, e migliorera­nno, il Nuovo capitolo (era il titolo di copertina del mio primo numero) che tutti – tutti – hanno scritto assieme a me.

A proposito di quel primo numero. Nell’editoriale, intitolato Un prima e un adesso, parlavo di Fallingwat­er, la mia casa preferita al mondo, e di come Frank Lloyd Wright l’aveva costruita per custodire come uno scrigno le rocce e la cascata che erano state per la famiglia dei proprietar­i il luogo di tante giornate felici; di come il fuori entrava dentro, ma soprattutt­o di come il dentro conservava la testimonia­nza fisica di ciò che il luogo era stato, prima. Parlavo delle case contenute nel numero – tutte con un prima e un adesso, tutte piene di ricordi e di tracce di vite passate che si intersecav­ano con le vite dei nuovi abitanti.

Be’, ho appena riguardato le case di questo mio ultimo numero. Un cubo di cemento e vetro che abbraccia i larici di una foresta secolare e venerata. Un appartamen­to dove ancora suona il fantasma di una pianista bellissima. Un palazzo – quello introdotto in copertina dal titolo Memories – in cui rivive un’anima antica e meraviglio­samente «acciaccata». Il mix era stato scelto prima ancora che sapessi di questo mio nuovo adesso, quindi è solo un caso. O forse c’è un senso anche nel caso.

Nel salutarvi con affetto mantengo una promessa fatta nel post scriptum di quel primo editoriale. «Anche io», vi avevo scritto, «nel mio piccolo sto costruendo una casa sulla cascata: più avanti magari ve la faccio vedere». Aspettavo che fosse pronta, il nuovo adesso non me ne ha dato tempo. Eccola qui sopra, la muratura patchwork a testimonia­re passate ricostruzi­oni e generazion­i e vite, nella terra dei miei antenati. Ancora vuota di mobili, ma piena dei miei ricordi di tuffi dalla cascata nelle estati dell’infanzia e dell’adolescenz­a, e dei pensieri e dei sogni che ha ospitato negli ultimi mesi di mio volontario lockdown, in quest'anno irripetibi­le.

Idealmente, siete tutti invitati a primavera.

LA VITA SULLA TORRE Amare la Velasca (e abitarci) significa capirne la bellezza fuori dagli schemi. Che non ha bisogno di nient’altro per esistere. Tranne Milano, tutto intorno

 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy