L’INVENZIONE DELLO SPAZIO
Colori, superfici, mattoni... In occasione della mostra che le dedica il Macro di Roma AD incontra Nathalie Du Pasquier. Per una conversazione attorno al possibile ordine delle cose
È vero che mettere in ordine le cose rientra nelle sue specialità? Intanto non ho specialità! Però è vero, mi viene naturale installare le cose, che non significa mettere in ordine. Mi attrae l’armonia, ma non sempre armonia significa ordine. Anzi. Esiste una retorica dell’accostamento degli oggetti? Sicuramente esiste una retorica del piazzamento degli oggetti; ma io non seguo regole e non ho teorie. Però c’è una qualità che apprezza di più in un oggetto? Dipende se lo devo usare o solo guardare. M’interessano soprattutto gli strumenti.
Ai tempi di Memphis facevate distinzione tra “superficie decorata” e “oggetto decorato”. Che significa? Il decoro faceva parte del progetto. Mi sembra che come veniva usato in quel caso non fosse veramente un ornamento.
La superficie cambia l’essenza delle cose?
Solo l’aspetto, non la loro essenza. L’abito non fa il monaco.
Ci sono colori che possiamo considerare aggressivi?
I colori non sono mai aggressivi. Le persone, a volte, lo sono. Adolf Loos dice che l’uomo moderno utilizza ornamenti di età passate o di popoli stranieri a suo piacimento: lei è d’accordo?
Nel decorare ciascuno usa ciò che la propria cultura mette a disposizione. È espressione di una civiltà, un territorio, una storia; oggi non abbiamo più tante occasioni per fare riferimento a queste cose. Ci stiamo abituando a prendere decori da altri popoli, che poi manipoliamo, usandoli nello stesso modo per coprire