UN GIORNO A PALAZZO
Ha alle spalle una carriera di oltre 3.000 tra ritratti e reportage di interior prodotti per i più prestigiosi magazine del mondo, e Simon Upton ammette: «Se non avessi fatto il fotografo probabilmente sarei disoccupato. Sapevo che scattare foto sarebbe stato il mio destino già dagli anni del college. Ho iniziato mandando il mio portfolio alle riviste e ho incassato tanti “no grazie”, ma ho continuato a provarci e a sperimentare. Continuo a lavorare sodo, con lo stesso entusiasmo del primo giorno».
«Tutte le fotografie», prosegue Upton, «dovrebbero contenere il filtro “onestà”, che è più interessante di ogni artificio tecnico. Per questo ho rimandato il più possibile il passaggio al digitale continuando a usare la pellicola. Come per i ritratti, anche per le foto di interni le migliori sono quelle che fanno trasparire la personalità di chi li vive. Proprio come a una festa, cogliere la teatralità di una scena, essere emotivamente trasportati, sentire l’essenza del contenuto anche a distanza di tempo rende lo scatto magico e indimenticabile». Gli abbiamo chiesto di scegliere e raccontarci uno scatto che gli sta particolarmente a cuore: «Per molto tempo ho desiderato segretamente di poter fotografare Badminton House, nel Gloucestershire, per la sua storia, per la bellezza del palazzo, della famiglia, con i cavalli e quei meravigliosi cani da caccia, per il suo essere immersa nella campagna inglese che considero da sempre il mio rifugio. Grazie alla giornalista Plum Sykes e a Vogue ho finalmente avuto l’occasione di farlo (The Run of the Place, US Vogue, dicembre 2019). In questa fotografia c’è tutto: ambiente, persone e animali. Un sogno diventato realtà».
«Aver ritratto alcune tra le più importanti personalità del mondo e case bellissime, vivendo situazioni che non si potranno mai più ripetere, resta uno dei grandi plus del mio lavoro, eppure continuo a pensare che il mio scatto migliore sarà quello che farò domani. Noi fotografi siamo un tramite, il nostro privilegio è poter essere testimoni e narratori di arte».