SETTANTADUE DIVANI
Se c’è una cosa che l’arte contemporanea proprio non ricerca è la comodità. Fu allora una grande sorpresa e un grande sollievo per il pubblico che nel 1992 ebbe il coraggio di andare a visitare Documenta 9, la grande mostra di arte contemporanea che si tiene nella cittadina di Kassel in Germania ogni cinque anni, trovare i settantadue divani con i quali l’artista austriaco Franz West (1947-2012) aveva arredato un pargheggio circondato da bellissimi edifici settecenteschi. Inizialmente gli spettatori rimanevano intimiditi dall’opera di West ma ci volle poco per capire che quei divani di tondino di ferro e gommapiuma ricoperti da tappeti persiani non erano la solita opera con accanto il cartello “non toccare” ma veri divani su cui sedersi per riposarsi e persino fare un sonnellino, se necessario. Franz West, viennese, si era ispirato al divano più famoso della storia dello spirito moderno, quello dello psicanalista Sigmund Freud. Con Freud l’artista austriaco condivideva l’idea che il divano fosse l’oggetto di arredamento migliore per consentire alla psiche umana di rilassarsi. Dio solo sa quanto un visitatore di Documenta debba avere necessità di rilassarsi dopo aver camminato ore per guardare opere d’arte capaci di mandare in tilt anche il cervello di un neuropsichiatra candidato al Nobel. Il gruppo di divani aveva un titolo, Auditorium, suggerendo appunto un luogo dove la gente si riunisce per ascoltare o vedere collettivamente musica, teatro, conferenze. Avendo potuto fruire di quei divani posso garantire che la loro comodità era eccezionale. Oltre a questi divani Franz West ha prodotto in seguito sedie e poltrone sempre rivestite con tappeti persiani o stoffe africane. La sua filosofia non era quella di creare design o arredamento, ma arte utilitaristica: «Non importa che aspetto ha l’arte, quello che è importante è come viene usata». Primitivo nelle sue realizzazioni, si potrebbe dire che West era il lato oscuro della visione dell’altro viennese doc Adolf Loos. La decorazione era un crimine per l’architetto, così come l’apparenza per l’opera d’arte lo è per West. Auditorium funzionava solo se si trasformava in una sorta di lettino collettivo per analisi di gruppo al centro della mostra d’arte per curare i traumi estetici e concettuali prodotti da una overdose di contemporaneità. Non mi vengono in mente altri artisti che hanno dedicato la propria creatività all’idea di una comfort art tanto quanto Franz West. I suoi divani coincidono con il concetto tutto austriaco, quasi filosofico, di gemütlich, comodo, accogliente. Le sue sculture d’altronde sembrano grossi canederli o spätzle. Perché l’arte di West va ben oltre il principio del piacere.