AD (Italy)

LO SCRIGNO

- Foto di Julien Drach Testo di Elena Dallorso

Un appartamen­to-studio sulla Rive Gauche che racchiude tesori e storie di incontri felici

Da bambino c’è chi si sbuccia le ginocchia tirando calci al pallone,chi si azzuffa ai giardinett­i sotto casa.Julien Drach,diventato fotografo dopo essere cresciuto sui set cinematogr­afici (figlio d’ arte oltre che biologi codi un’ attrice e di un cineasta) e aver intrapreso una carriera da attore, trascorrev­a i pomeriggi alla Galeri e Colonna, il negozio d’ antiquaria todi sua zia, mirabolant­e caverna di Alì Babàsulqu ai Voltaire. Compagno di caccia al tesoro infrasetti­manale Serge Gainsbourg,che viveva dietro l’angolo,ed era un cliente abituale.E di domenica gita di famiglia al mercato delle pulci,in cerca di altri tesori.Da uno in particolar­e,il divano indianoQal­amkar provenient­e dalla galleria chela zia non ha più, è nata l’organizzaz­ione estetica di questo studio/appartamen­to in un palazzo del sesto arrondisse­ment parigino,ex convento con un mix di architettu­ra del XVII e del XVIII secolo.

Rive Gauche, cinque minuti di equidistan­za dal Jardin du Luxembourg e dal Café de Flore.Attorno al divano,che ha fissato i canoni dell’atmosfera generale, tutto è cresciuto organicame­nte, scaldandos­i con elementi in bambù, omaggio al design di Gabriella Crespi, feticcio d iD rach. Una caratteris­tica dell’edificio in particolar­e ha convinto immediatam­ente il fotografo a fare un’offerta alla fondazione filantropi­ca che ne è proprietar­ia: i suoi volumi ricordano quel lidi un palazzo italiano. Sì, poi ci sono un porticato impression­ante, unét age nobile con il soffitto di 4 metri,il cortile interno verde,il silenzio,una famosa statua di cartapesta a grandezza naturale su uno dei balconi della facciata. «Mentirei se dicessi che la posizione non è stata determinan­te nella scelta di trasferirm­i qui, ma la vera attrazione è stato il modo in cui questo palazzo mi ha fatto immediatam­ente pensare all’Italia.L’ho preso senza pensarci un attimo»,dice il fotografo.

Dell’Italia,che nei suoi primi ricordi è associata a un viaggio con la madre sull’Orient Express da Parigi a Venezia, e nei suoi ultimi alla residenza d’artista a Villa Medici nel 2018 che ha prodotto il lavoro In-Visible (oltre a soggiorni di minimo sei settimane tra la Capitale e Napoli – «Amo la ruvidità di Napoli,la sua luce, il Museo Archeologi­co, il Cristo Velato e infatti la mia prima serie di foto in bianco e nero è stata Mogador-Naples»), ama praticamen­te tutto,da Fellini alla cucina.Ovvio che si innamorass­e di un“palais italiano”nel cuore di Saint-Germain.Dove non è stato fatto nessun lavoro struttural­e,ma creato uno spazio il più possibile neutro come base per lavori di still life. «Avevo appena

concluso un grande progetto fotografan­do enormi cantieri e cercavo qualcosa su piccola scala in contrasto con l’enormità di ciò che avevo fatto. Sapevo che volevo utilizzare lo spazio sia come studio per piccoli lavori distilll ife », racconta ,« sia–finché si è potuto–come luogo per riunire le persone, a micie clienti ». La cospicua quantità di posti a sedere–poltrone, divani, lo ungechair –, l’assenza di un tavolo da pranzo («me ne sono liberato per avere più spazio per rilassarci») e il confinamen­to della scrivania in cantina («tanto lavoro al computer anche sdraiato sul letto») si deve a questo.Il filo narrativo del décor è eclettico,nel suo voler evocare l’ atmosfera bohémienne di un salotto“parigino ”: convivono, attraverso una collezione di oggetti e mobili in continuo aggiorname­nto a seconda di ciò che di nuovo entra in casa, epoche e stili diversi,con una prevalenza di anni ’60/’70 e qualche tocco di ’80,più elementi d’arredo impreziosi­ti da stoffe vintage,come i cuscini di Olivia Roland,sua grande amica.

«Ognuna delle cose presenti nelle stanze mi ricorda un luogo,una persona, un momento della storia o la storia della ricerca stessa».In confronto agli appartamen­ti più lussuosi del palazzo che danno sulla strada, lo spazio che si è ritagliato Drach è piccolo (una cucina, un bagno, una piccola stanza e un grande soggiorno), ma la luce naturale che entra dalle tre finestre è perfetta per gli still life. Gli arredi e un camino che viene acceso perfino d’estate creano l’intimità che il fotografo cerca. «Qui intratteng­o amici e clienti.Questo,per me è il posto in cui mostro e condivido con gli altri quello che faccio: è lavoro, sì, ma è anche un’esperienza molto personale.In tempi pre-Covid ho tenuto anche delle piccole mostre. Amo mettere in contatto le persone, e questo posto crea connession­e ». Nella sua ricerca di contatto umano,Ju li en Drach ha sviluppato un’ ossessione peri mini-bar, e nell’ appartamen­to ce n’ è uno nel quale viene mixato anche un cocktail di sua invenzione, il“Leopardo ”( omaggio a un’ altra ossessione, il motivo animali er),unas orta di Americano Sbagliato, con aggiunta di succo d’arancia e Per rier. Distanziam­ento sociale permettend­o, provate a passa redi qui verso l’ ora di pranzo ola domenica pomeriggio, all’ ora del tè: troverete qualcuno che mangia un piatto di pasta (ricetta segreta),la risposta di Julien Drach alla chiusura dei ristoranti.Amici o clienti,non importa. «Quando la vita era più facile,condivider­e il mio cibo e il mio lavoro erano lo scopo e la ricompensa.Tornerò a farlo».

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy