PER TUTTI NINA
Un progetto digital per rendere accessibili pezzi unici «eppure non irraggiungibili»: la prossima sfida della signora del design
Yashar, gallerista e artista
Signora del design da collezione, dei mobili rari, dei tappeti preziosi. Di modi squisitamente milanesi e al contempo profondamente persiana, Nina Yashar è una Peggy Guggenheim nel mondo dell’arredo. Come l’altra, non si è mai affidata a formule collaudate, ma ha sempre cercato qualcosa che stupisse: prima di tutto se stessa. «Con l’intuito scelgo e poi capisco», assicura.
Anche in queste circostanze di tempo sospeso non si è fermata né si è allontanata dalla sua città – la montagna l’ha lasciata ad altri –, e ha preso l’occasione del lockdown per dare una sistemata allo sterminato archivio; ed ecco, da lì è saltata fuori una nuova idea. «Nel magazzino ho scoperto una quantità di pezzi caduti nell’oblio», racconta. «Oggetti meravigliosi che avevo dimenticato perché sono sempre più proiettata nel futuro che sul presente».
È nato così Picked by Nina, il suo progetto più recente, che inaugurerà l’e-commerce della galleria Nilufar con una selezione di pezzi da collezione accessibili. Nella prima tranche figurano creazioni di Andrea Branzi, Gaetano Pesce, Sam Baron e Tommaso Fantoni: edizioni adatte a “design gourmet” con il senso per il dettaglio. «Il valore di un oggetto sta nel processo creativo e nel significato: volevo dimostrare che non sempre “unico” significa “irraggiungibile”». Quasi fosse il
momento di scrollarsi di dosso quell’alone di esclusività che circonda la galleria: «Incute un po’ di timore reverenziale», si schermisce. D’altra parte, come non pensare che Picked by Nina suoni un po’ come “Mida’s touch”? Perché si sa che quel che Nina tocca diventa oro.
Era il 1979 quando Nina Yashar fondò Nilufar. Studiava a Ca’ Foscari, a Venezia, ma aveva una gran voglia di fare e piuttosto che frequentare le lezioni preferiva dare una mano a papà, mercante di tappeti orientali. «Un giorno gli confessai: “Guarda, quel che vendi tu proprio non mi piace”». E lui a rispondere che va bene, le avrebbe pagato l’affitto per un anno, si prendesse uno spazio e una partita di tappeti per cominciare; poi problemi suoi. Il resto è storia. Nina battagliera in un mercato dominato da uomini; Nina l’accumulatrice seriale; Nina con il suo spirito nomade – pardon, eclettico. «Stavo trattando gli Aubusson francesi quando vidi i tappeti svedesi». E allora, accantonato un amore, si parte all’inseguimento dell’altro. «Volai in Scandinavia e me ne tornai a casa con i tappeti e anche con un po’ di mobili».
Lei non lo sa, ma un amico le dice che si è portata via del design nordico di grande valore. Iniziano così le sue mostre in via della Spiga – tre vetrine inselvate nel quadrilatero – e i mitici cataloghi Crossings con cui Nina stabilisce la sua cifra: il gusto per l’accostamento dissonante. Questa gran dama del design ha addobbato le case di molta gente alla moda e intanto ha lanciato carriere (come quella di Martino Gamper e Bethan Laura Wood). Ama lavorare con le nuove generazioni perché le novità «non possono che passare da loro»; e non disdegna incognite e rischi.
Con Picked by Nina guarda soprattutto a loro, stavolta come utenti. «Ecco, non è la prima volta che tento di aprire a un pubblico più democratico, ma avevo sbagliato i tempi», si rammarica. Oggi, con lo scenario che emerge dalla pandemia riportando la dimensione domestica al centro, il digital che accelera il tam-tam e i Millennial che superano in numero i consumatori del Baby Boom, sembra il momento di prendersi una “rivincita” (suggeriamo): l’idea la fa ridere amabilmente sotto al turbante. «La pandemia e questo progetto mi hanno spinto a rallentare, a guardarmi indietro e riconnettermi alle radici del mio lavoro», riflette. «Gli amici mi rimproverano che neanche un’industria presenta 30-40 progetti a ogni Salone del Mobile. Sto cercando di contenere la mia bulimia». Dichiara che less is more, ma già ha in testa qualcosa di nuovo. Si sa, il futuro bisogna costruirlo.
«MI RIMPROVERANO CHE NEANCHE UN’INDUSTRIA PRESENTA 30-40 PROGETTI A OGNI SALONE DEL MOBILE. STO CERCANDO DI CONTENERE LA MIA BULIMIA» nina yashar