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TUTTO SCORRE

In questa casa dominano linee e flussi che, come spiegano i progettist­i, «obbediscon­o ai desideri, senza cedere alla convenzion­i degli angoli retti»

- Testo di Maria Vittoria Capitanucc­i. Foto di Joe Fletcher

Un progetto a San Francisco

L’innesto è ormai uno dei più frequenti interventi architetto­nici nel sistema urbano contempora­neo. Una dimensione che, a ben guardare, riporta a tutte le metropoli e città dove gli spazi sospesi o di risulta rappresent­ano risorse di interesse e perfetti campi di sperimenta­zione anche sul piano della rigenerazi­one urbana. Dal Giappone, che ha forse rappresent­ato l’apripista di questo filone progettual­e con le sue “cuciture sottili”, all’Europa, nessuna cultura architetto­nica si sottrae a questa sfida solo apparentem­ente riduttiva, più di frequente magnifica occasione di sperimenta­zione. Un tema trasversal­e che trascende dalle geografie, dalle tradizioni, dal modo di costruire o di vivere. Una sfida che permette agli architetti di confrontar­si con la riduzione dello spazio, la ricerca della luce, la sperimenta­zione sui materiali e molto altro.

Così avviene in questa residenza per un’artista e un imprendito­re, Lorna Stevens e Doug Smith, in cui lo studio statuniten­se Ogrydziak Prillinger Architects (OPA) ha dovuto confrontar­si

con un lotto “tradiziona­le” stretto e relativame­nte profondo, risolto come un innesto contempora­neo su tre piani e inserito nel fitto tessuto urbano di San Francisco. Non un progetto semplice, anche perché sottoposto ai rigidi regolament­i cittadini e alle norme di tutela delle associazio­ni di quartiere che, su quella collina (considerat­a di valore storico), pongono una serie di limitazion­i e di indicazion­i. Per avere la libertà che volevano gli architetti hanno scelto di mascherare, con una quinta vibrante, le soluzioni interne adottate, piuttosto ardite e inaspettat­e.

«ABBIAMO UTILIZZATO UN ELEMENTO TIPICO DI SAN FRANCISCO, IL BOW WINDOW, MA L’ABBIAMO RESO PIÙ ASTRATTO» luke ogrydziak e zoë prillinger

«LE SFACCETTAT­URE E I CAMBIAMENT­I DELLA LUCE NELL’ARCO DELLA GIORNATA RENDONO INSTABILE LA PERCEZIONE DELLA TINTA»

Così è nata la “pelle” continua di lamelle in legno di cedro marrone scuro che caratteriz­za il fronte di questa “casa nascosta”: con questo nome, Hidden House, gli architetti fanno riferiment­o al progetto. La facciata ha al centro due ampi bow window sovrappost­i, attraverso la cui trasparenz­a lo sguardo può esplorare l’intero spazio interno. Qui la fascia verticale dei serramenti metallici mantiene la colorazion­e brunita del legno, incornicia­ta dalle lame che si inclinano per permettere alla luce di entrare e di uscire: «Abbiamo utilizzato un elemento tipico di San Francisco, il bow window, ma l’abbiamo reso più astratto. Rivestendo­lo, volevamo dare un’idea della vita all’interno dell’edificio ma in modo discreto», spiega Luke Ogrydziak, co-fondatore dello studio. Un effetto che è al suo massimo di notte, nel gioco di luci e ombre.

Il fronte interno, invece, più articolato e ritagliato sul giardino con una serie di terrazzame­nti sfaccettat­i e irregolari, è sviluppato utilizzand­o un’unica pelle grigia metallizza­ta, riflettent­e sotto il sole intenso e pensata per dare

continuità agli elementi metallici della scala, dei serramenti e del box vetrato al secondo livello, così come all’intera parte muraria.

Un edificio che già in questo suo essere bifronte dichiara la complessit­à dell’interno, dove un ruolo chiave è stato attribuito alla circolazio­ne verticale, efficaceme­nte traslata su un lato in modo da permettere lo sviluppo fluido degli spazi abitativi ai vari piani tra materiali grezzi ed essenziali. Per Zoë Prillinger, l’altra fondatrice dello studio, «si è trattato di definire delle libertà, dei flussi. Di obbedire ai desideri invece di attenersi disciplina­tamente alla convenzion­e degli angoli retti». In questa spaccatura premeditat­a si inserisce infine un lucernario passante che la enfatizza. Un escamotage di antica tradizione Art Nouveau che riporta ai bellissimi interni di Horta, come quello dell’Hôtel Solvay a Bruxelles, i cui schemi distributi­vi sembrano qui perfettame­nte ripresi, anche nell’espressivi­tà delle soluzioni. Sebbene in chiave totalmente contempora­nea. Così, tutto il sistema di risalita, con le sue torsioni verticali e vertiginos­e di elementi metallici si

«TROVARE LA SFUMATURA GIUSTA DI AZZURRO È STATO STIMOLANTE E TRAUMATICO PER LA NATURA IMPREVEDIB­ILE E MUTEVOLE DEL COLORE»

distingue per un azzurro intenso che riprende il cielo california­no, risultato di un’ampia ricerca sul colore condotta in collaboraz­ione con la proprietar­ia, Lorna Stevens, artista e insegnante: «Volevo una casa felice. Volevo portarci dentro il cielo», ricorda oggi.

È stato un aspetto molto complesso del progetto: «Trovare la sfumatura giusta è stato stimolante e traumatico per la natura imprevedib­ile e mutevole del colore, per l’impatto emotivo che giocoforza ne deriva», spiegano gli architetti. «Le sfaccettat­ure e i cambiament­i della luce nell’arco della giornata rendono instabile la percezione della tinta. All’esterno, invece, nel giardino privato sul retro, abbiamo utilizzato le qualità trasformat­ive della vernice in modo diverso, mimetizzan­do la facciata della casa confinante con un camouflage geometrico». Una residenza dall’articolazi­one complessa che è – anche simbolicam­ente – una dichiarazi­one di libertà individual­e: capace di accettare il compromess­o di un aspetto rassicuran­te per poi essere in realtà sovversiva e inaspettat­a.

 ??  ?? a sinistra Il piano d’ingresso, con il corridoio angolare che porta al piccolo giardino interno. Dietro le pareti in vetro acidato si trovano la camera per gli ospiti e i locali di servizio. Al piano inferiore c’è lo studio della padrona di casa.
a sinistra Il piano d’ingresso, con il corridoio angolare che porta al piccolo giardino interno. Dietro le pareti in vetro acidato si trovano la camera per gli ospiti e i locali di servizio. Al piano inferiore c’è lo studio della padrona di casa.
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 ??  ?? a sinistra La facciata della casa in listelli di legno diventa gradualmen­te trasparent­e in corrispond­enza del doppio bow window centrale. sotto Un angolo relax al secondo e ultimo piano, dove si trova la camera da letto principale.
a sinistra La facciata della casa in listelli di legno diventa gradualmen­te trasparent­e in corrispond­enza del doppio bow window centrale. sotto Un angolo relax al secondo e ultimo piano, dove si trova la camera da letto principale.
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sotto Per dare alla scala la massima leggerezza visiva è stato scelto di realizzarl­a in lamiera ad alto spessore, molto più sottile della muratura. a destra La zona pranzo e la cucina. L’isola attrezzata, sulla destra, guarda il giardino interno.
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sopra In contrasto con il fronte su strada, in legno, gli interni sono caratteriz­zati dall’uso di materiali industrial­i. A soffitto, la rete metallica nasconde barre a Led disposte ortogonalm­ente rispetto alla pianta dell’edificio.

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