CHIAMATEMI AQUILA
In principio c’erano due progetti. Il primo: un classico chalet di montagna. L’altro, anticonformista, fatto di linee austere e “cattive”. Per fortuna, il committente non ha avuto dubbi
Val Gardena anticonformista
Se Bruce Wayne, alias Batman, invece che a Gotham avesse operato sulle Dolomiti, avrebbe ritenuto Villa A una base perfetta per le sue missioni da supereroe. E non solo per via delle linee austere e «cattive» della facciata, come le definisce l’architetto Rudi Perathoner scherzandoci un po’ su, ma anche perché, come la Batcaverna, questa casa nasconde un segreto. Tutto è incominciato nel 2014, quando l’anziano committente ha contattato lo studio di
Perathoner, che ha sede proprio a Selva di Val Gardena: «L’input iniziale è stato quello di un classico chalet di montagna. Noi abbiamo incominciato a lavorarci su e, alla fine, di progetti ne abbiamo presentati due: uno più tradizionale e uno con un’impronta più innovativa. Il proprietario, dimostrando di avere una notevole capacità di visione, si è fidato del nostro progetto più particolare. Così è nata Villa A».
L’ambientazione era spettacolare di per sé: la Val Gardena, gioiello alpino a 1.563 metri di altitudine immerso tra le maestose cime del patrimonio naturale Unesco delle Dolomiti. Per i costruttori, si trattava di demolire la piccola abitazione precedente e riedificare l’intera struttura dalle fondamenta. «La parte più problematica è stata l’estrema pendenza del terreno, ma è proprio dalla morfologia del luogo che abbiamo ricavato l’idea più forte: costruire un edificio la cui parte interrata, ossia il garage, non fosse visibile dall’esterno», dice Perathoner. «A questo scopo abbiamo creato una parete di pietra dove abbiamo nascosto il portone dal quale si accede a un montacarichi per
«È DALLA DIFFICILE MORFOLOGIA DEL LUOGO CHE ABBIAMO RICAVATO L’IDEA PIÙ FORTE: COSTRUIRE UN EDIFICIO LA CUI PARTE INTERRATA NON FOSSE VISIBILE DALL’ESTERNO» rudi perathoner
auto e, da lì, al garage, che ha il solaio di legno e le pareti scurissime». Un particolare che Batman avrebbe apprezzato moltissimo: «È molto probabile! Ma gli sarebbe piaciuta anche la facciata, con quelle linee spezzate, piena di spigoli dagli angoli acutissimi. L’avevamo soprannominata “The Eagle”, l’Aquila, e grazie a questo progetto abbiamo anche vinto un importante premio, l’Architizer A+Award».
L’edificio è composto da cinque piani – uno interrato, uno semi interrato e tre fuori terra – e comprende tre appartamenti di cui il più ampio offre una vista spettacolare sul massiccio del Sella. «Per quanto riguarda i materiali utilizzati, abbiamo optato per una copertura esterna in larice spazzolato, che poi abbiamo fatto verniciare con un colore scuro, che richiede una minore manutenzione. Per gli interni,
«A BATMAN SAREBBE PIACIUTA MOLTISSIMO LA FACCIATA, CON QUELLE LINEE SPEZZATE, PIENA DI SPIGOLI DAGLI ANGOLI ACUTISSIMI»
invece, ha prevalso il larice termotrattato, mentre i pavimenti sono in rovere. Per il nostro studio è molto importante che tra dentro e fuori ci sia un filo rosso: l’edificio deve essere un tutt’uno».
Villa A è stata realizzata secondo i criteri degli edifici a basso consumo energetico: «Ha la certificazione CasaClima Nature, il che significa che consuma davvero pochissimo (meno di 30 kilowattora per metro quadrato l’anno). Per noi è molto importante salvaguardare la natura, a partire dall’utilizzo di materiali autoctoni, come pietra e legno, e ricorrere a energie alternative, come per esempio il pellet, anche se il metano avrebbe un costo inferiore».
Tra le aree più particolari della villa ci sono la zona wellness semi interrata – con sauna, bagno turco, soffitto in cirmolo e una rilassante vista su un gruppo di betulle – e il camino.
«PER NOI È IMPORTANTE SALVAGUARDARE LA NATURA, A PARTIRE DALL’UTILIZZO DI MATERIALI AUTOCTONI, COME PIETRA E LEGNO»
«Non volevamo la classica struttura in muratura, così abbiamo optato per una più originale in acciaio brunito, che in qualche modo richiamava l’impronta della facciata», spiega l’architetto.
Il proprietario è stato soddisfatto di queste soluzioni anticonformiste? «Molto, anche perché siamo riusciti a rispettare le tempistiche della consegna, che erano piuttosto strette: ad aprile, il committente ci aveva chiesto di terminare i lavori entro Natale, per potervi trascorrere le feste con la famiglia. E noi, nonostante il terreno piuttosto difficile, che ha richiesto delle palificazioni di sicurezza, e i cinque piani da costruire, ce l’abbiamo fatta. Poco prima di Natale, abbiamo addobbato un abete con palline e decorazioni e sistemato sul tavolo una stella di Natale. Poi hanno radunato lì tutta la famiglia: è stato un momento molto emozionante».
«PER IL CAMINO ABBIAMO OPTATO PER UNA STRUTTURA IN ACCIAIO BRUNITO, CHE IN QUALCHE MODO RICHIAMAVA L’IMPRONTA DELLA FACCIATA»