APPUNTAMENTO AL WALDORF
Dopo un restauro milionario che aggiungerà un condominio di lusso alle suite dell’hotel, nel 2022 riaprirà a New York il Waldorf Astoria. Ma per chi volesse provare a portarsi a casa un pezzo del mito, l’affare è già a portata di click
L’hotel leggendario va all’asta
Per chi crede che l’energia delle menti possa restare indefinitamente impigliata agli oggetti, negli Stati Uniti c’è in vendita il battente completo di una porta sotto la quale sono passati i protagonisti della storia dell’ultimo secolo, da Herbert Hoover a Barack Obama, dalla regina Elisabetta all’imperatore giapponese Hirohito. La presidential suite del Waldorf Astoria di New York, al 35esimo piano di questo leggendario albergo chiuso da quattro anni per trasformarsi in un condominio di lusso, è stata smontata pezzo per pezzo dagli specialisti di Olde Good Things, società antiquaria partita da un banchetto al mercato delle pulci di Chelsea e divenuta la più grande realtà americana di “salvage architecture”. Un’immensa cooperativa di recupero architettonico gestita direttamente dai dipendenti, che sono allo stesso tempo scavatori e ristrutturatori (da poco si sono aggiudicati i décor della torre J.P. Morgan, demolita), cacciatori di palazzi storici in abbandono che non appena avuta notizia della ristrutturazione di questo monumento inaugurato nel 1931 ne hanno acquistato tutte le pertinenze decorative, ora in vendita sul sito Ogtstore.com. Quarantasette piani e mille e quattrocento stanze. Saloni delle feste e ristoranti. La suite dove Marilyn Monroe si nascose da Hollywood nel 1955 e quella dove il duca di Windsor si rifugiò con la consorte americana rinunciando al trono d’Inghilterra. Scandagliati per recuperare placche, vetri, lampade, sofà, servizi da tè, posateria d’argento e grandi lampadari in cristallo di Boemia. «Occupa un intero isolato, da Park Avenue fino alla Lexington», racconta Jim DiGiacoma, sales manager di Ogt, «solo per il sopralluogo abbiamo impiegato cinquanta minuti a piano, camminando per miglia. I nostri operai si perdevano nei corridoi».