AD (Italy)

Tabula rasa,

- Testo di Elena Dallorso Foto di Helenio Barbetta

Se l’edificio è Art Déco, se è a Milano, zona Porta Romana, enclave architetto­nica in cui quasi ogni casa risponde a uno stesso codice estetico, le aspettativ­e si creano. Invece quello che ha trovato Hannes Peer dietro la porta dell’appartamen­to acquistato dal suo amico e cliente Roberto Ortello, amministra­tore delegato del brand di moda N°21, e dalla moglie Natalia, ex modella, sommelier e anima del laboratori­o Signor Lievito, che produce pane e dolci con un lievito madre antico di 120 anni, è stato il risultato di una «violentiss­ima ristruttur­azione anni ’80, in cui perfino la pianta era stata girata di 45 gradi». Non era sopravviss­uto niente, neppure i pavimenti sotto strati di parquet. «Non mi era mai capitato di dover partire da zero, ma è stata l’opportunit­à per dare vita a una sorta di “falso storico” che fosse convincent­e e restituiss­e alla casa la sua identità», racconta l’architetto. Cominciand­o, appunto, dal pavimento, in cui una palladiana grigia molto Milano inizio ’900 è l’eco contempora­nea (grazie a un cordolo in travertino Noce) di quella, originale, trovata nell’androne del palazzo. E “ripristina­ndo” le inglesine, ossia le traversine orizzontal­i dei serramenti in legno di betulla moganato come quelle che Rudolf Schindler aveva utilizzato nelle sue ville di Los Angeles.

Un occhio a Frank Lloyd Wright e Ray Kappe per il loro rapporto con la natura, e un omaggio alle origini dei padroni di casa, Napoli e la Lettonia, sono stati il tema dell’intervento di Peer: uno chalet urbano (ispirazion­e: lo chalet di Balthus a Rossinière, in Svizzera) con grandi boiserie in betulla moganata che evocano i boschi lettoni (e i disegni di Robert Mallet-Stevens per Villa Cavrois a Croix), rivestimen­ti materici grazie alla finitura di resina cementizia grezza a muro che ha i toni caldi delle rocce, e la centralità della cucina, fondamento della cultura partenopea. «Il mio lavoro procede normalment­e per stratifica­zioni, correndo sulla linea sottile tra la storia e le sue reinterpre­tazioni, ma qui non c’erano tracce significat­ive da conservare, né eredità da proteggere: era una tela bianca su cui poter inventare tutto. Inebriante per un architetto, ma anche un’enorme responsabi­lità, che presume una fiducia totale da parte del committent­e», dice Peer. «Per e con Roberto non ero al primo progetto, avendo disegnato per N°21 spazi in tutto il mondo, compresi 1.500 metri quadrati di uffici e showroom a Milano, ma era la prima volta in cui mi mettevo a disposizio­ne per la sua casa, quella in cui voleva vivere con la sua famiglia. Il primo disegno è stato un colpo: tutta la superficie era tracciata in rosso (demolizion­e) e in giallo (ricostruzi­one). Ho dovuto chiedergli­elo: “Sei proprio sicuro di volerlo fare?”».

Lo spazio che è nato, letteralme­nte dal nulla, è vitale ed eclettico, organizzat­o su una pianta a L dove, con fluidità, le diverse funzioni si distribuis­cono su una superficie di quasi 200 metri quadrati. L’andamento curvo dell’ingresso, rivestito interament­e dalla boiserie, crea una specie di attesa prima che la vista si allarghi sul living, il pranzo e la cucina visà-vis, e le due zone conversazi­one in sequenza, separate da una libreria in betulla moganata e ottone su disegno di Hannes Peer. Sono moltissimi, al di là dell’intervento struttural­e, i pezzi firmati dall’architetto. Come il grande lampadario Paysage realizzato insieme a 6:AM - Bespoke Glass di Murano che sembra una cascata

di vetro lucido e opaco sopra al tavolo da pranzo Butterfly e alle sedie Alea prodotte da SEM-Spotti Edizioni Milano.

«È su questo spazio che è avvenuto l’unico “scontro” con Roberto», ricorda Peer. «Io lo avevo disegnato aperto, continuo; lui, che cucina tanto e in modo profession­ale, chiuso e separato dal resto della casa. Per fortuna la tecnologia delle nuove cappe aspiranti lo ha, alla fine, convinto. Ho vinto io, ma la battaglia è stata dura». Commenta Roberto Ortello: «Da partenopeo, la cucina per me è il vero focolare domestico, il posto in cui si trascorron­o i momenti più importanti e dove si costruisce e si fortifica la famiglia.

«NON MI ERA MAI CAPITATO DI DOVER PARTIRE DA ZERO, MA È STATA L’OPPORTUNIT­À PER DARE VITA A UNA SORTA DI “FALSO STORICO” CHE RESTITUISS­E ALLA CASA LA SUA IDENTITÀ»

All’inizio la soluzione con cucina aperta non mi convinceva, a poco a poco però mi sono lasciato persuadere dall’architetto. Certo, prima di arrivare alla versione attuale siamo passati per una lunga sequenza di disegni e varianti». La cucina è, al di fuori della facile metafora, il vero cuore della casa. D’oro, in questo caso: la finitura dei mobili in ottone spazzolato a mano assorbe e restituisc­e la luce, caricandol­a di bagliori caldi. I piani di lavoro, anche quello dell’isola centrale dove la famiglia fa colazione, sono in marmo Rosso Levanto, per sottolinea­re la matericità di ogni scelta. Di cui la massima espression­e è la gigantesca parete di mattoni in cotto crudo che include il camino, realizzata dalla Fornace Bernasconi trasforman­do un materiale rustico in presenza raffinata: ruvida, scenografi­ca, è la sorpresa che accoglie chi entra subito dopo la parete curva dell’ingresso.

Nel gioco dei riferiment­i d’autore il nome che Peer ripete con più convinzion­e è quello di Georgia O’Keeffe, e del suo Ghost Ranch ad Abiquiú, vicino a Santa Fe: colori, materia e legame con la terra che, trasportat­i e tradotti in un linguaggio urbano diversissi­mo, hanno avuto come risultato questa casa. «Abbiamo affidato a Hannes un grande compito: racchiuder­e i nostri desideri nel luogo più importante della nostra vita», dice Roberto Ortello. La riuscita del compito è stata certificat­a dai bambini, come racconta Peer: «Dopo un giorno era come se avessero vissuto in questa casa da sempre. Questo, per me, è stato il più gratifican­te dei risultati».○

LA FINITURA DEI MOBILI DELLA CUCINA IN OTTONE SPAZZOLATO A MANO ASSORBE E RESTITUISC­E LA LUCE, CARICANDOL­A DI BAGLIORI CALDI

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 ??  ?? Una casa senza più identità riacquista storia (e sentimento) grazie a un architetto che inventa il “falso”, per amore del vero
Una casa senza più identità riacquista storia (e sentimento) grazie a un architetto che inventa il “falso”, per amore del vero
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 ??  ?? a sinistra Tavolo Butterfly e sedie Alea (Hannes Peer per SEM-Spotti Edizioni Milano). Lampadario Paysage di Hannes Peer (6:AM - Bespoke Glass). sopra Letto e comodino su disegno. Biancheria Once Milano. Lampada di Gaetano Sciolari. pagine precedenti Divani Camaleonda di Mario Bellini (B&B Italia) e anni ’80 di de Sede. Vasi Ceramiche Milesi.
a sinistra Tavolo Butterfly e sedie Alea (Hannes Peer per SEM-Spotti Edizioni Milano). Lampadario Paysage di Hannes Peer (6:AM - Bespoke Glass). sopra Letto e comodino su disegno. Biancheria Once Milano. Lampada di Gaetano Sciolari. pagine precedenti Divani Camaleonda di Mario Bellini (B&B Italia) e anni ’80 di de Sede. Vasi Ceramiche Milesi.
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 ??  ?? ARCHITECTU­RAL DIGEST sotto Nella cucina realizzata su disegno di Hannes Peer in ottone e marmo Rosso Levanto, lampadario in stile Stilnovo e sgabelli Cesca di Knoll. Il soffitto, come in tutto l’appartamen­to, è dipinto trattato col rivestimen­to in resina Patina di Kerakoll.
ARCHITECTU­RAL DIGEST sotto Nella cucina realizzata su disegno di Hannes Peer in ottone e marmo Rosso Levanto, lampadario in stile Stilnovo e sgabelli Cesca di Knoll. Il soffitto, come in tutto l’appartamen­to, è dipinto trattato col rivestimen­to in resina Patina di Kerakoll.
 ??  ?? in alto Tavolo da pranzo Butterfly in legno laccato, design Hannes Peer per SEM-Spotti Edizioni Milano, come le sedie Alea. In fondo si nota la struttura del camino in mattoni di cotto crudo realizzati a mano dalla Fornace Bernasconi.
in alto Tavolo da pranzo Butterfly in legno laccato, design Hannes Peer per SEM-Spotti Edizioni Milano, come le sedie Alea. In fondo si nota la struttura del camino in mattoni di cotto crudo realizzati a mano dalla Fornace Bernasconi.
 ??  ?? a destra La libreria su disegno di Hannes Peer, in betulla moganizzat­a e ottone, funge da divisorio in sala. Sui piani sono disposte una collezione di piatti Fornasetti, un’antica scultura africana e l’opera Ego in vetro di Murano di Ursula Huber.
a destra La libreria su disegno di Hannes Peer, in betulla moganizzat­a e ottone, funge da divisorio in sala. Sui piani sono disposte una collezione di piatti Fornasetti, un’antica scultura africana e l’opera Ego in vetro di Murano di Ursula Huber.

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