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DI CASA IN CASA

- Testo di Marta Galli Foto di Matteo Carassale

Care cose di famiglia nell’appartamen­to milanese di Marta Ferri e Carlo Borromeo

Le care cose di famiglia trovano nuova freschezza ed energia nell’appartamen­to milanese di Marta Ferri e Carlo Borromeo

Erano bambini di quattro anni e giocavano assieme – ma chi ha ricordi di quell’età? Così conoscersi, adolescent­i, è stato come incontrars­i per la prima volta e sposarsi, un decennio più tardi, dev’esser sembrato come ricongiung­ere i puntini di un destino. Un testimone alle nozze li esortava: «Siate antichi,non moderni;ma così antichi nella mentalità da rimanere sposati per sempre». Marta Ferri e Carlo Borromeo oggi hanno tre bambini – una genìa di occhi color del mare – e la loro casa a Milano gli somiglia:antica e moderna,e sospesa nel tempo.Inselvata nel dedalo di vicoli dietro viaTorino dove in epoca napoleonic­a il pittore Giuseppe Bossi fece costruire i suoi appartamen­ti,fu distrutta durante la guerra e nuovamente eretta a metà del secolo scorso;e quando Marta e Carlo l’hanno trovata era da molto tempo in stato di abbandono. «Passeggian­do per il quartiere,l’intuizione è venuta alla mamma di Carlo (Paola Marzotto,ndr),che ha sempre avuto un occhio per queste cose.Dentro non rimaneva nulla:quel che serviva per realizzare la nostra idea di casa,un po’sregolata»,racconta Marta.«Non volevamo un appartamen­to,ma un posto dove sentirci fuori dalla città».

Qui abitano in una bolla,nel palazzetto su quattro livelli ricuciti da una scala in pietra,con le camere da letto in cima (quella padronale affrescata da trompe-l’oeil a tenda per enfatizzar­e l’effetto mansardato) e la grande cucina rustica in basso. «Collocarla al piano terra è stata la prima decisione che abbiamo preso», ricorda Carlo. «È il cuore della nostra vita domestica e ciò ha permesso di usare il cortile per colazioni e merende»,aggiunge lei.Il patio acciottola­to e provvisto di piante (tra cui una magnolia che fiorisce puntualmen­te il giorno del compleanno di Carlo) e cinque terrazzini inverditi garantisco­no l’accesso alla natura. «Altra decisione importante:→

non segmentare il soggiorno,che si estende per 18 metri»,prosegue lui. «Nessuno degli architetti consultati era d’accordo, e al terzo tentativo abbiamo preferito fare da soli». Secondo Marta, «ora sembra un po’di stare su una barca».I listoni in teak che foderano il pavimento sono recuperati da una scuola in India.«Qua e là trovi incisioni dei bambini che ci giocavano a tris;abbiamo preferito non lamarlo:così vissuto è come fosse qui da sempre».Unico segno di discontinu­ità nello sterminato living,le colonne etniche che appartenev­ano a suo padre (il fotografo Fabrizio Ferri) e si rintraccia­no tocchi della madre (la decoratric­e Barbara Frua),che li ha aiutati ad allestire gli ambienti.Un istinto che neanche a Marta manca.Sempre più accompagna l’attività di creatrice di abiti bespoke alle collaboraz­ioni con aziende dell’arredo mentre Carlo,industrial designer,è consulente di note firme dell’automotive.

Infine,tante care cose si sono ritrovate in questa casa.«Siamo andati a caccia di mobili e oggetti di famiglia e li abbiamo scelti per le emozioni che suscitano».Sono gonfi di ricordi il letto Impero dai piedi felini,le chaise-longue in vimini della villa in Sardegna dove Carlo trascorrev­a le estati e svariate calìe,come i presse-papier assembrati su un tavolinett­o («Gli altarini di mia nonna»,commenta Marta).Ma pure le fotografie comprate assieme a NewYork,quando condividev­ano una townhouse a Manhattan. Rientrati a Milano, ormai più di una decina d’anni fa, pensavano di errare ancora un po’; fantastica­vano sull’Argentina.Poi Marta,da un giorno all’altro,ha aperto il suo atelier e i progetti hanno preso una strada diversa.Non ne sono rimasti imbrigliat­i – già li aspetta un’altra casa.Con tutto l’eclettismo affettivo delle care cose di famiglia al seguito. «Ogni tanto è bello rimescolar­e le carte»,dice.«Ma questa è stata e rimarrà la nostra prima casa da grandi».

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 ??  ?? sopra Il cortile interno, pavimentat­o all’antica con ciottoli bianchi e neri. Uno spazio che prolunga nel verde gli ambienti del piano terra. a destra Uno dei locali più amati della casa: la grande camera di Marta e Carlo, all’ultimo piano, con il letto Impero e le poltroncin­e vintage in vimini. Pareti e soffitto effetto stoffa a cura di Pictalab.
sopra Il cortile interno, pavimentat­o all’antica con ciottoli bianchi e neri. Uno spazio che prolunga nel verde gli ambienti del piano terra. a destra Uno dei locali più amati della casa: la grande camera di Marta e Carlo, all’ultimo piano, con il letto Impero e le poltroncin­e vintage in vimini. Pareti e soffitto effetto stoffa a cura di Pictalab.
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