SCATOLA DI SOGNI
Un palazzo del ’500 a Monte San Savino. Dentro, mobili-scultura e stanze segrete. Una Wunderkammer dove lo stupore è sempre dietro l’angolo
Il Palazzo dei Topi d’Argento di Giovanni Raspini
Prendi un edificio antico. Aggiungi un imprenditore con amici fuori del comune. E forse otterrai qualcosa come il palazzetto cinquecentesco a Monte San Savino, nei pressi di Arezzo, che Giovanni Raspini ha acquistato e restaurato per farne uno spazio espositivo sui generis: «Una casa per i molti gioielli e i manufatti progettati in questi anni», una scenografia misurata ma anche capace di colpi di scena.
In questa casa, vuota da moltissimo tempo («Su un tavolo abbiamo trovato delle riviste degli anni ’70», ricorda), era nato nel 1467 Andrea Contucci, scultore e architetto, divenuto famoso in tutta Europa come “il Sansovino”. Il recupero, con la direzione artistica dell’amico Roberto Baciocchi (aretino come Raspini), è durato due anni. È stato estremamente rispettoso e l’atmosfera che ne è risultata è volutamente fuori dal tempo, con dettagli “neorealisti” come i fili elettrici a vista rivestiti in tessuto e gli interruttori vecchio stile in porcellana bianca. Oppure fiabeschi: i
topolini in bronzo che si rincorrono sulle grate di una finestra (da qui il nome che Raspini ha voluto per l’edificio, Il Palazzo dei Topi d’Argento), la stanza segreta e piena di tesori che si rivela spingendo uno scaffale o quella “dei velluti”, dalle pareti rivestite da un patchwork di tessuti preziosi. Esposti in teche, su plinti o in uno spettacolare mobile antico da farmacia ci sono i gioielli e gli oggetti per cui questo spazio è stato pensato.
Poi ci sono le sculture oversize, alcune realizzate insieme a Giancarlo Fulgenzi («scatenato ultranovantenne»), vaste allegorie surreali; il cabinet de curiosités realizzato insieme l’interior designer Andrei Dmitriev. All’ultimo piano – tra le pareti a disegni fine Ottocento, autentici e recuperati durante i lavori, e un tappeto a serpenti di Maurizio Cattelan – un piccolo studio che Raspini ha tenuto per sé. Dove inventare altri sogni, altre fiabe.
«VOLEVO UN LUOGO CHE FOSSE ALLO STESSO TEMPO ATELIER E LABORATORIO CREATIVO, SEDE ESPOSITIVA, BOTTEGA RINASCIMENTALE, FUCINA PER NUOVI TALENTI» giovanni raspini