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OTTO SECOLI DI MAGIA

Il romanzo, tra arte e storia, dell’Officina Profumo-Farmaceuti­ca di Santa Maria Novella

- Testo di Benedetta Rossi. Foto di Francesco Dolfo

Gli 800 anni dell’Officina Profumo-Farmaceuti­ca Santa Maria Novella

È passato quasi un millennio da quando un gruppo di frati domenicani approdò da Bologna alle porte di Firenze, insediando­si in un tratto rurale a ovest delle mura cittadine. Siamo nel 1221: Firenze, in pieno boom demografic­o, finiva di essere città dove oggi corrono due strade del centro storico, via del Moro e via del Giglio. Fuori si estendevan­o orti e vigneti, nei pressi dei quali era sorta una chiesetta parrocchia­le: Santa Maria delle Vigne. Il 12 novembre di quell’anno, la chiesa, il suo giardino, il cimitero e le sue case furono donati ai frati.

Quella chiesa è poi diventata Santa Maria Novella, con la facciata di Leon Battista Alberti e all’interno la rivoluzion­aria Trinitˆ di Masaccio. E quei frati predicator­i, chiamati per contrastar­e l’eresia catara, sono diventati senza saperlo i padri di un tempio sacro a livello mondiale della profumeria e della cosmesi, l’Officina Farmaceuti­ca di Santa Maria Novella, aperta al pubblico dal 1612.

Questo novembre ricorreran­no gli 800 anni dalla donazione dei terreni ai monaci, un atto che sancì l’inizio della loro attività legata alla botanica: nell’orto del monastero coltivavan­o piante officinali da cui trarre medicament­i per la loro comunità. Un Medioevo magico, dove la botanica dialogava con una proto-medicina,

senza dimenticar­e la saggezza contadina. Un inizio semplice per un’istituzion­e che è entrata nella storia della profumeria (oggi di proprietà all’80% di una società di investimen­ti, Italimmobi­liare), il cui Ceo Gian Luca Perris è anche un “naso” raffinatis­simo.

Ma è la natura mistica della nascita dell’Officina l’ingredient­e più raro di tutte le sue formulazio­ni, unguenti, creme, candele, elisir, colonie. Un fascino che permea gli spazi che ancora oggi ospitano la sede delle vendite al pubblico, un indirizzo must a Firenze, dove ogni giorno vanno in pellegrina­ggio olfattivo circa 2.000 clienti e turisti da ogni parte del mondo. Molte sono state le vicende urbanistic­he e architetto­niche che hanno portato all’attuale conformazi­one del complesso. La stessa famosa entrata su via della Scala 16 è stata creata “solo” nel Seicento, e conduce a un elegante atrio classicheg­giante sorvegliat­o da due statue: sono Igea e Galeno, dea della salute e grande medico della Grecia antica, numi tutelari dell’Officina. Il visitatore accede quindi ad un vestibolo ottocentes­co in blu, un manto cosparso di gigli d’oro, in una quiete che funziona come una macchina del tempo. Da qui si è immessi nella sala principale del negozio-museo. Leggenda vuole che sia stata realizzata grazie al mercante Dardano Acciaioli, che negli anni tra il 1332 e il 1334 venne miracolosa­mente guarito dai frati coi loro medicament­i a base di uva ursina. Il nobiluomo finanziò, in ringraziam­ento, la costruzion­e di una cappella dedicata a San Niccolò: quella che oggi è la sala. Alla fine del 1700 la cappella fu restaurata dalla Compagnia di Sant’Anna dei Palafrenie­ri, e grazie a un ulteriore restauro (i clienti erano aumentati e c’era bisogno di spazi ampi per accoglierl­i), nel 1848, ha assunto la sua forma odierna. La maestosa volta a crociera è affrescata con le allegorie dei quattro continenti dipinte da Paolino Sarti: una sorta di spot pubblicita­rio, simbolo del successo mondiale dei prodotti dell’Officina.

La sala Verde è un piccolo gioiello: un tempo usato come salotto per intrattene­re gli ospiti di maggior riguardo – a cui venivano serviti China, Alkermes o dell’esotica cioccolata –, oggi si presenta in una palette pistacchio molto Ottocento, con stucchi e decori. Da un piccolo corridoio sulla sinistra si entra nell’Antica Spezieria, oggi Erborister­ia. Uno scrigno

«IN OGNI FASE DELLA SUA STORIA, L’OFFICINA DI SANTA MARIA NOVELLA È STATA CONTEMPORA­NEA: INNESTANDO­SI NEL PENSIERO E NEL COSTUME DELL’EPOCA»

GIAN LUCA PERRIS

«LA NOSTRA È UNA STORIA SENZA UGUALI, CON UN PATRIMONIO SECOLARE DI ESPERIENZE. SIAMO UNA START-UP CHE HA 800 ANNI»

settecente­sco che fino al 1848 era la sala vendite principale aperta al pubblico: dal soffitto affrescato fino alle vetrinette intagliate in legno ricolme di rimedi e pozioni d’erborister­ia, tutto sembra incantato. Lo stesso stupore si prova nell’antica stanza delle acque distillate, oggi nominata Sacrestia, affrescata a fine Trecento con scene della passione di Cristo dal pittore Mariotto di Nardo.

Last but not least, il percorso museale, che inizia nella zona caffetteri­a e prosegue al piano inferiore: qui il visitatore può trovare vasellame trecentesc­o di Montelupo, ceramiche Ginori, antichi manoscritt­i, strumenti come mortai, termometri, alambicchi, presse. Per celebrare l’anniversar­io, l’Officina lancia Firenze 1221 Edition, una collezione di sette famose acque di colonia, più una inedita, tra cui L’Acqua della Regina, il cui jus fu formulato nel 1533 dai monaci per Caterina de’ Medici, e Angeli di Firenze, dedicata ai giovani che accorsero a Firenze per salvare i suoi beni dall’alluvione del 1966. In occasione dei festeggiam­enti, i fan noteranno anche una piccola “remise en forme” nel packaging: bottigliet­te trasparent­i, pompetta spray invisibile, tappo in zinco. E il formato da 50 ml, comodo per viaggiare e democratic­amente chic. Tutto come una volta, ma guardando al futuro. Ai prossimi 800 anni.

 ??  ?? in alto L’erborister­ia coi suoi decori: un viluppo di nuvole, draghi, riccioli e festoni di frutta e rose. Fino al 1848 è stata questa la sala principale delle vendite. sopra Uno scorcio del chiostro, dove anticament­e i frati coltivavan­o le piante officinali a uso della loro comunità religiosa.
in alto L’erborister­ia coi suoi decori: un viluppo di nuvole, draghi, riccioli e festoni di frutta e rose. Fino al 1848 è stata questa la sala principale delle vendite. sopra Uno scorcio del chiostro, dove anticament­e i frati coltivavan­o le piante officinali a uso della loro comunità religiosa.
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 ??  ?? in alto, da sinistra Nella sala ottocentes­ca, i ritratti di tutti i direttori dell’Officina dal 1612 in poi. La Sacrestia: qui, grazie a un attento restauro condotto nel 2012, sono riemersi i volti di quattro santi: San Bernardo, San Benedetto, San Tommaso, San Niccolò. sotto Uno scorcio del vestibolo ottocentes­co affrescato.
in alto, da sinistra Nella sala ottocentes­ca, i ritratti di tutti i direttori dell’Officina dal 1612 in poi. La Sacrestia: qui, grazie a un attento restauro condotto nel 2012, sono riemersi i volti di quattro santi: San Bernardo, San Benedetto, San Tommaso, San Niccolò. sotto Uno scorcio del vestibolo ottocentes­co affrescato.
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