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E fuori, Roma In un palazzo del Seicento nel cuore della città un grande appartamen­to recupera la sua anima originaria grazie alla passione della padrona di casa per le sequenze:logiche e architetto­niche

- Testo di Elena Dallorso Foto di De Pasquale+Maffini Styling di Francesca Santambrog­io

Il palazzo è di quelli che danno al centro di Roma quella meraviglio­sa e armonica uniformità architetto­nica interrotta soltanto da intersezio­ni di colonnati antichi o cortili improvvisi: il Seicento, alla città, ha lasciato una cospicua eredità in pietra e marmo. Letteralme­nte a due passi da piazza di Spagna, il palazzo, abitato al tempo della sua costruzion­e anche da un importante scultore, forse il più importante di tutti, mantiene la tipica struttura seicentesc­a anche all’interno dell’appartamen­to che una coppia (lei di origini siciliane e il marito un torinese che lavora nella finanza) con figli ormai grandi ha eletto a propria dimora, la prima nel centro storico dopo anni trascorsi ai suoi margini, ai bordi di Villa Borghese. Una pianta notevole con una sequenza di stanze che si aprono una dentro l’altra, trasforman­do anche i corridoi in ambienti da vivere e non solo di passaggio.

«Il disegno originale era andato perduto con i precedenti proprietar­i», racconta la padrona di casa: «Le stanze, tutte molto ampie, erano state divise con pareti in cartongess­o e moltiplica­te, in un insieme che a me è parso disastroso, ma del quale, come sempre mi capita, sono riuscita a intuire le potenziali­tà. Con il mio intervento ho ripristina­to quello che doveva essere il senso di questi spazi. La mia camera da letto, per capire, è di 45 metri quadrati. Grandissim­a, ma congrua».

Appassiona­ta d’arte e di interior pur non essendo quella dell’architettu­ra d’interni la sua profession­e («Anche se in questa fase della mia vita potrei farci un pensiero», dice), la padrona di casa ha coraggiosa­mente investito sul colore per dare carattere agli spazi. «Il lavoro sui muri è opera della decoratric­e Barbara Valli, che nel dipingerli ha messo tutta la sua esperienza precedente di restauratr­ice, corniciaia, antiquaria, costumista e pittrice».

Le tinte sono intense («Il mio azzardo più grande, qui dentro»): blu cobalto, bordeaux, verde, riprese dai tessuti che rivestono le sedute o i paralumi-mongolfier­a di Paola Napoleone. Perfino le opere d’arte contempora­nea, di cui la coppia è appassiona­ta, sono concentrat­i di colore puro, come la serie di sette pannelli di Dan Flavin, omaggio a Donald Judd, una delle pochissime opere in carta dell’artista americano. «Vivo bene nel colore, non sarei più capace di abitare in una casa tutta bianca, né in una minimalist­a che assomigli alla reception di un hotel, come spesso capita», spiega la proprietar­ia.

Nessun minimalism­o neppure negli arredi, un mix eclettico frutto di una ricerca continua e di una precisa orchestraz­ione del contrasto: una cucina Boffi in acciaio e un tavolino rotondo da dentista dei primi del Novecento, chiambrane settecente­sche del Piemonte e una scultura di Fausto Melotti di fine anni ’70. Oltre a qualche inatteso colpo di fortuna. Come quello che ha portato in questa casa due rari armadi di Piero Portaluppi dalle ante curve. «Li aveva Piero Castellini Baldissera, e una sera mi telefonò dicendo che le zie se li stavano litigando e che quindi li avrebbe messi all’asta. Li ho presi immediatam­ente». Castellini Baldissera è un nome ricorrente. Sono suoi molti dei mobili, come il letto a baldacchin­o in legno e rame della camera padronale, la chaise-longue in vimini o i divani in velluto, tutti realizzati da Alessandro Frigerio.

Roma, in questo appartamen­to all’interno di un palazzo profondame­nte, emblematic­amente romano, rimane fuori, al più incornicia­ta nelle finestre. Dentro avviene una sintesi, storica oltre che estetica, tra un’architettu­ra tradiziona­le e un interno rivisitato in chiave personale, dove colori, arredi e arte fanno parte di un tutto. Nuovo, diverso.

 ??  ?? a destra Scrivania in cristallo di Gio Ponti. Alla parete un pannello dei sette dell’opera su carta di Dan Flavin To
Don Judd, 1987. pagine precedenti A destra di una porta piemontese del ’700 (“chiambrana”), scultura di Fausto Melotti Punto di domanda, 1977. Sullo sfondo cucina in acciaio Boffi. sopra, da sinistra Applique primi ’900, alle pareti acquarelli dello studio Puck di Firenze. Tavolino circolare in ferro da dentista primi ’900 (Luca Workshop, Firenze); neon di Dan Flavin (Untitled to Charlotte, 1987). A lato, piccola mongolfier­a in seta di Paola Napoleone.
a destra Scrivania in cristallo di Gio Ponti. Alla parete un pannello dei sette dell’opera su carta di Dan Flavin To Don Judd, 1987. pagine precedenti A destra di una porta piemontese del ’700 (“chiambrana”), scultura di Fausto Melotti Punto di domanda, 1977. Sullo sfondo cucina in acciaio Boffi. sopra, da sinistra Applique primi ’900, alle pareti acquarelli dello studio Puck di Firenze. Tavolino circolare in ferro da dentista primi ’900 (Luca Workshop, Firenze); neon di Dan Flavin (Untitled to Charlotte, 1987). A lato, piccola mongolfier­a in seta di Paola Napoleone.
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 ??  ?? a sinistra Mobile in lacca nera primi ’900 (Vanitas Vanitatum, Milano), coralli. La Bisarca dei Prostituti di Fausto Melotti, 1983. Gouache di Paul Klee (1917). pagina accanto Chaise-longue in vimini di Piero Castellini Baldissera. Olio su mappa di Julian Schnabel (Cote Nord Est, 2008).
a sinistra Mobile in lacca nera primi ’900 (Vanitas Vanitatum, Milano), coralli. La Bisarca dei Prostituti di Fausto Melotti, 1983. Gouache di Paul Klee (1917). pagina accanto Chaise-longue in vimini di Piero Castellini Baldissera. Olio su mappa di Julian Schnabel (Cote Nord Est, 2008).
 ??  ?? a destra Letto a baldacchin­o in legno e rame di Piero Castellini Baldissera realizzato da Alessandro Frigerio; paralume a sospension­e Nettuno di Paola Napoleone. pagina accanto Divani in velluto di Piero Castellini Baldissera, tavolo Felce in bassorilie­vo di bronzo, pezzo unico di Osanna Visconti. Altri due pannelli dell’opera su carta di Dan Flavin (To Donald Judd, 1987). Tappeto in lana di Allegra Hicks.
a destra Letto a baldacchin­o in legno e rame di Piero Castellini Baldissera realizzato da Alessandro Frigerio; paralume a sospension­e Nettuno di Paola Napoleone. pagina accanto Divani in velluto di Piero Castellini Baldissera, tavolo Felce in bassorilie­vo di bronzo, pezzo unico di Osanna Visconti. Altri due pannelli dell’opera su carta di Dan Flavin (To Donald Judd, 1987). Tappeto in lana di Allegra Hicks.
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