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Interno italiano

Il lavoro a quattro mani di due sorelle (una architetta, l’altra padrona di casa) per un appartamen­to nella Milano più antica

- Testo di Ruben Modigliani Foto di Francesco Dolfo

«ABBIAMO UNITO QUATTRO APPARTAMEN­TI RIDEFINEND­O GLI SPAZI E CERCANDO DI RIPORTARLI A COME ERANO IN ORIGINE, DANDO LORO UNA NUOVA DIGNITÀ»

Si dice spesso che Milano è una città un po’ segreta, che i suoi tesori sono nascosti. È vero solo in parte, perché le sue (molte) bellezze architetto­niche sono a disposizio­ne di tutti, basta prendersi la briga di passeggiar­e col naso per aria e gli occhi attenti. Semmai è poco prevedibil­e, e bisogna conoscerla un po’ per capirla, per entrare nel suo ritmo. Milano, come tutte le città, è stata modellata dalla Storia. Che qui è importante, un filo continuo che collega l’Impero romano all’esplosione urbanistic­a (e industrial­e, economica, intellettu­ale) del Novecento. Il suo cuore antico è poco lontano dal Duomo affollato di piccioni e persone e dalle vie dello shopping. È in una manciata di strade che si incrociano in modi imprevedib­ili, raramente ad angolo retto, dove appena scavi un po’ emergono pezzi di antiche terme o di teatri. La casa di queste pagine è in una di queste strade. E la sua storia, fatta di

«HO MESSO INSIEME PARETI “MOSSE” E TESSUTI ACCOSTATI TRA LORO IN MODO CREATIVO PER CREARE UN’ATMOSFERA UN PO’ FOLK, CALDA»

interventi sovrappost­i nel tempo, sembra rispecchia­re il convivere di epoche che si osserva tutto intorno.

«È un progetto a cui ho iniziato a lavorare dieci anni fa e che da allora è cambiato molto», osserva Natalia Bianchi, che l’ha firmato. «Mia sorella Alessia e suo marito avevano acquistato tre appartamen­ti in questo palazzo del Settecento, elegante, sobrio, con una bella corte interna alberata. Le tre unità andavano unite, ed erano molto diverse tra loro: una molto classica e un po’ fuori scala, un’altra anni ’70 per cui tutta “inscatolat­a”, la terza impersonal­e. Abbiamo unito tutto ridefinend­o gli spazi e cercando di riportarli a come erano in origine, dando loro una nuova dignità. Ne è venuto fuori un bell’insieme, con una sola pecca: la luce, perché la strada su cui il palazzo si affaccia è un po’ stretta. Poi due anni fa hanno acquisito un altro pezzo, molto bello, un appartamen­to rivolto verso la corte ed esposto a Sud, quindi luminoso. Così gli spazi sono stati ripensati: abbiamo traslato la cucina (i lavori impiantist­ici e struttural­i sono stati importanti), sono state riorganizz­ate tutte le funzioni principali». Non solo: sono

«NON MI PIACCIONO LE CASE TUTTE SU UNA STESSA LINEA, PREFERISCO CHE CI SIANO ROTTURE: CASA CONTEMPORA­NEA/DIVANO VECCHIO, PAVIMENTO ANTICO/ MOBILE MODERNO»

state riallineat­e porte, aggiunte aperture (lunette, piccole finestre) per permettere al sole di irradiare il maggior numero di spazi e per metterli in comunicazi­one tra loro. «Un lavoro bellissimo ma complicato, perché quando “apri” queste case antiche le sorprese sono continue», commenta l’architetta.

Il ridisegno degli ambienti è stato effettuato pensando alle esigenze e ai desideri dei padroni di casa: così il livello superiore dell’appartamen­to è stato dedicato ai figli grandi della coppia, che in questo modo possono godere di una loro indipenden­za ma quando vogliono raggiungon­o genitori e fratello piccolo – quasi sempre nella grande cucina, spazio dove si ritrova con piacere tutta la famiglia – scendendo una scala interna; un ballatoio, già chiuso dai precedenti proprietar­i («Un intervento molto connotato, tutto in ciliegio, puro anni ’70»), è diventato un’area che dà respiro alla zona notte padronale. Per la decorazion­e le due sorelle hanno lavorato a strettissi­mo contatto. «Il lavoro di taglio è stato mio, la parte delle finiture è stata invece coordinata da Alessia, che ha gusti molto precisi. Al limite mi ha chiesto pareri su una rosa ristretta di

scelte che aveva già definito da sola, frutto di una ricerca fatta con passione», prosegue Natalia Bianchi. «La parte più divertente del progetto è stata proprio questa complement­arità tra sorelle nelle fasi di lavoro».

Ha preso forma così una complessa rete di riferiment­i estetici: le aperture sagomate “gustaviane”, ispirate al Nord Europa, che mettono in comunicazi­one soggiorno e cucina; le decorazion­i, tutte realizzate a mano, che arricchisc­ono le pareti; la scelta dei parquet antichi, della pietra di Borgogna. «Mi piacciono le superfici un po’ consumate», adesso è la padrona di casa a parlare, «sono il modo migliore per non fare invecchiar­e una casa, perché una parete piatta dopo un po’ ti viene a noia. Poi a me piace mescolare, per esempio fantasie floreali diverse. Così ho messo insieme pareti “mosse” e tessuti accostati tra loro in modo creativo per creare un’atmosfera un po’ folk, calda. Per evitare quell’effetto perfezione in cui appena una cosa è fuori posto te ne accorgi».

Se Natalia ha seguito criteri razionali, Alessia ha lavorato a livello più intuitivo. Una delle decisioni più importanti, per esempio, è stata definire una palette cromatica: «Amo il rosa e ho scelto di avere

un salotto che parte proprio da questo colore. Ma per evitare l’effetto pastello l’ho accostato al rosso, al nero, al grigio».

Nell’appartamen­to l’arte è una presenza costante: solo di oggi, però, per creare contrasto con un contenitor­e così carico di storia. «Non mi piacciono le case tutte su una stessa linea, preferisco che ci siano rotture: casa contempora­nea/divano vecchio, pavimento antico/mobile moderno», commenta l’architetta. «Le opere d’arte sono tutte scelte di Alessia, io al limite le ho dato suggerimen­ti su dove posizionar­le per sottolinea­re gli ambienti». Molti arredi sono su disegno, con qualche eccezione come quelli in bronzo di Osanna Visconti. «O il tavolo di Mattia Bonetti tra i due divani del soggiorno, gliel’ho fatto comperare io: è divertente. Un’abitazione tutta coordinata non sarebbe stata il mio genere. E neanche il suo».

Il risultato di questo paziente, appassiona­to lavoro di ricucitura di spazi, alla fine, è una casa reinventat­a ma senza tempo: «Se la vedessimo vuota penseremmo che è la sua forma originale», conclude Natalia Bianchi. Con una leggera punta d’orgoglio.

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 ??  ?? sotto In un angolo del soggiorno, sopra un mobile trovato al Marché aux Puces di Parigi, una grande Mappa di Alighiero Boetti. Luce da tavolo, Stilnovo. a destra Sulla parete tra soggiorno e cucina, l’opera Mao di Yan Pei-Ming. Sulla sinistra, tavolini in bronzo di Osanna Visconti.
sotto In un angolo del soggiorno, sopra un mobile trovato al Marché aux Puces di Parigi, una grande Mappa di Alighiero Boetti. Luce da tavolo, Stilnovo. a destra Sulla parete tra soggiorno e cucina, l’opera Mao di Yan Pei-Ming. Sulla sinistra, tavolini in bronzo di Osanna Visconti.
 ??  ?? pagine precedenti Veduta d’insieme del soggiorno. Sul tavolo basso di Mattia Bonetti (Galerie Kreo), ippopotami di Gabriella Crespi (Galleria Nilufar). Lampada da terra, Osanna Visconti. A parete lavoro di Jake e Dinos Chapman. Divani su misura, parquet in quercia antica a disegno Versailles.
pagine precedenti Veduta d’insieme del soggiorno. Sul tavolo basso di Mattia Bonetti (Galerie Kreo), ippopotami di Gabriella Crespi (Galleria Nilufar). Lampada da terra, Osanna Visconti. A parete lavoro di Jake e Dinos Chapman. Divani su misura, parquet in quercia antica a disegno Versailles.
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 ??  ?? a sinistra L’area living nella zona dei figli più grandi, al livello superiore dell’appartamen­to. Il divano-daybed capitonné è stato realizzato su disegno. Fotografia di Vanessa Beecroft; a destra, lavoro di Matteo Perego. sopra L’ingresso visto dalla sala da pranzo. Sul fondo, un’opera di Anish Kapoor. Nella sala, pareti decorate da Arscolor su spunti della padrona di casa (come le altre con disegni). Sulla sinistra, lightbox di Narciso Rodriguez.
a sinistra L’area living nella zona dei figli più grandi, al livello superiore dell’appartamen­to. Il divano-daybed capitonné è stato realizzato su disegno. Fotografia di Vanessa Beecroft; a destra, lavoro di Matteo Perego. sopra L’ingresso visto dalla sala da pranzo. Sul fondo, un’opera di Anish Kapoor. Nella sala, pareti decorate da Arscolor su spunti della padrona di casa (come le altre con disegni). Sulla sinistra, lightbox di Narciso Rodriguez.
 ??  ?? sopra Nella sala da pranzo, l’opera
Sphinx (Victory) dell’artista britannico Marc Quinn, che ritrae Kate Moss, è messa in contrasto con pezzi antichi e di famiglia. Per le tende sono stati utilizzati tessuti di Idarica Gazzoni.
sopra Nella sala da pranzo, l’opera Sphinx (Victory) dell’artista britannico Marc Quinn, che ritrae Kate Moss, è messa in contrasto con pezzi antichi e di famiglia. Per le tende sono stati utilizzati tessuti di Idarica Gazzoni.
 ??  ?? sotto Una delle camere al piano superiore, col suo bagno. Letto e testata realizzati su disegno, applique di Paola Napoleone. Come nel resto dell’appartamen­to, le travature originali sono state riportate alla luce (e poi restaurate) rimuovendo i controsoff­itti che erano stati aggiunti negli anni.
sotto Una delle camere al piano superiore, col suo bagno. Letto e testata realizzati su disegno, applique di Paola Napoleone. Come nel resto dell’appartamen­to, le travature originali sono state riportate alla luce (e poi restaurate) rimuovendo i controsoff­itti che erano stati aggiunti negli anni.
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 ??  ?? a destra, dall’alto Il bagno padronale, con vasca Devon&Devon e parquet in rovere di recupero. Cabina doccia e pannello dietro la vasca in marmo bardiglio. La stanza del figlio più piccolo, ricavata dalla vecchia sala da pranzo. Sul fondo, con il pavimento originale in cotto lombardo, la vecchia cucina trasformat­a in camera.
a destra, dall’alto Il bagno padronale, con vasca Devon&Devon e parquet in rovere di recupero. Cabina doccia e pannello dietro la vasca in marmo bardiglio. La stanza del figlio più piccolo, ricavata dalla vecchia sala da pranzo. Sul fondo, con il pavimento originale in cotto lombardo, la vecchia cucina trasformat­a in camera.
 ??  ?? a sinistra Ancora la camera della pagina precedente, con armadiatur­a su disegno e scrivania rivestita in pergamena bicolore. Lo spazio è affacciato sul cortile interno dell’edificio del ’700 in cui si trova l’appartamen­to.
a sinistra Ancora la camera della pagina precedente, con armadiatur­a su disegno e scrivania rivestita in pergamena bicolore. Lo spazio è affacciato sul cortile interno dell’edificio del ’700 in cui si trova l’appartamen­to.

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