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TREE HOUSE

- Di Alba Maria Minotti

Ero veramente piccola quando il grande albero incominciò a crescere al centro del giardino.

Con la neve che lo ricopriva io e mio fratello ci facevamo trainare con lo slittino.

Nessuno ci vedeva... per entrare dovevamo alzare i suoi rami che poi si chiudevano dietro di noi come per magia... sotto c’era solo il suo profumo di resina – ci sedevamo felici su un morbido tappeto di aghi.

Fu lì forse che – per la prima volta – capii (senza una vera consapevol­ezza) che, per vivere bene, la “casa” deve accogliert­i, difenderti ma lasciare entrare l’aria con i suoi profumi e la luce con i suoi giochi. Quando divenni architetto (la mia prima maestra aveva detto alla mamma: «Questa bimba deve disegnare, da grande!»), cominciai a ristruttur­are le vecchie case di Milano. Con i loro muri spessi, le loro grandi dimensioni, le alte finestre... mi accorsi che erano belle ma con la luce ferma in ogni stanza, come chiuse in se stesse. Le trasformai.

Buttando giù muri, aprendo varchi, lasciando che la luce si insinuasse a suo piacimento, filtrando tra le persiane, riproponen­do i giochi di luce della nostra “Casa incantata”, la casa sotto l’albero, che rivive nel profumo di parquet e il fruscìo delle tende.

 ?? ?? Milanese, laurea con lode in Architettu­ra al Politecnic­o di Milano, inizia la profession­e nel 1972. Partecipa alla realizzazi­one di importanti progetti a Praga e Bengasi. Non dimentica mai di dare spazio al verde, disegnando anche aree urbane e ambienti privati.
Milanese, laurea con lode in Architettu­ra al Politecnic­o di Milano, inizia la profession­e nel 1972. Partecipa alla realizzazi­one di importanti progetti a Praga e Bengasi. Non dimentica mai di dare spazio al verde, disegnando anche aree urbane e ambienti privati.

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