Provate a immaginare
Avete mai respirato l’aria estiva della famosa stazione di servizio dipinta da Edward Hopper? Oppure seguito con attenzione il corso del sole mattutino sui muri della sua casa a Cape Cod o ascoltato per un attimo il sommesso mormorìo dei tubi al neon sopra un portico abbandonato dipinto a olio? Le immagini del grande protagonista del realismo americano non sono solo istantanee della desolazione universale, ma anche inviti all’immaginazione che ci trasporta dalle malinconiche giornate autunnali a scene tranquille, che a volte ci riconciliano un po’ con noi stessi.
Tutto questo è un po’ come ciò che mi capita osservando le fantastiche decorazioni di interni dell’artista britannica Charlotte Keates (p. 124) – scene di pura fantasia e tuttavia ancora più reali di una vita immaginaria in case da sogno colorate. Le sue sorprendenti opere in acrilico e olio di grande formato sono scene tratte della vita di persone sconosciute, che raccontano storie in cui ogni spettatrice o spettatore può immaginarsi protagonista. Un invito all’evasione da una realtà scomoda? Forse. Ma anche la prova di una nuova consapevolezza – parola spesso usata in modo vuoto e senza significato –, una consapevolezza che ci induce a tornare a noi stessi, ma senza rimanere i soli attori del nostro gioco, mettendo in campo liberamente tutte le nostre facoltà conoscitive.
Questo numero è pieno di opportunità diverse per ritrovarci e allo stesso tempo andare oltre noi stessi; dagli interni dipinti da Charlotte Keates all’affascinante osservatorio domestico di un astronomo australiano nelle Blue Mountains (p. 77), sino a un ritiro yoga incantato vicino alle Gorges du Tarn (p. 96), cliché perfetto nel suo genere.
E poi c’è India Mahdavi, che ha saputo dipingere una casa nel Sud della Francia con il nulla, a parte la luce del sole (p. 132). Definirlo “nulla” non è del tutto corretto, visto che si avvale dell’aiuto dei suoi collaboratori e delle sue collaboratrici con un virtuosismo incomparabile che trae spunto dal ricco patrimonio di stili presenti nella storia del design, trasformando queste quasi 200 pagine in una vera festa per tutti noi. Soprattutto, per coloro che lasciano grande spazio all’immaginazione. Vostra, ma soprattutto nostra. Un’opportunità che dobbiamo cogliere.