alvento

Bici Bice

- Di Giovanni Di Stefano

In tutto il tempo che sono stato con lui, non ho mai sentito Dario usare una volta la parola cliente. Credo che sia una parola che non senta sua.

Vado a mettermi un cerotto, aspettami qui e guardati pure in giro, sparisce per circa dieci minuti. Quando mi capita di andare in officine di questo tipo sono sempre molto timoroso, se ti ci trovi da solo sai perfettame­nte che un movimento sbagliato potrebbe causare danni o peggio innervosir­e il proprietar­io. A tutti gli effetti stai violando l'intimità di una persona. Continuo a guardarmi attorno e cerco di capire secondo quale ordine sono disposte le cose. Ok quello è il tornio, questa è una fresa con le sue punte, questo è un telaio e qui ci sono le chiavi inglesi. Sulla scrivania - c'è sempre una scrivania in un'officina - c'è il computer con disegni tecnici, appunti e scritte indecifrab­ili. C'è uno scaffale pieno di scatole, di tubi di vari diametri e diversi spessori. Tantissimi tubi, cosi tanti che viene da chiedersi quante bici si possano costruire con tutti quei tubi. Dario nota che sto ancora guardando lo scaffale, tira fuori una scatola e mi chiede brandendo un tubo in mano: Secondo te quanti anni ha questo? Scuoto la testa e alzo le spalle, Dario ha la risposta pronta: Hanno trent'anni questi tubi, li ho recuperati sacrifican­do i soldi per le vacanze, sono fantastici.

Ogni scaffale è strapieno di oggetti, ad un certo punto vedo una scatola di scarpe piena di forcellini per il deragliato­re posteriore, credo siano circa cinquanta pezzi. Poi ci sono le macchine, di cui Dario va fiero. Questa l'ho comprata usata, aveva lavorato solo il legno quindi è praticamen­te nuova. L'ho fatta modificare e adesso è perfetta. Ha 40 anni ma durerà in eterno. La macchina più bella è la sabbiatric­e, serve a ripulire e preparare i telai prima

Continuo a guardarmi attorno e cerco di capire secondo quale ordine sono disposte le cose. C'è uno scaffale pieno di scatole e di tubi di vari diametri e diversi spessori. Viene da chiedersi quante bici si possano costruire con tutti quei tubi.

della verniciatu­ra, è blu, enorme e fa molto rumore. Quando la usa Dario mette le mani all'interno di due fori, impugnando con dei guanti la pistola che si trova all'interno, lavora sul telaio guardando attraverso un vetro. Io provo a sbirciare ma vedo poco o nulla. Quando ha finito la apre. All'interno è piena di sabbia. Dario ne prende un po' e me la fa vedere: Questi sono granuli da 75 micron, è la misura che garantisce il risultato migliore. Io annuisco facendo finta di aver capito, quella che mi sembrava una macchina grossa e divertente in un attimo mi appare come qualcosa di estremamen­te complesso e delicato. Adesso è ora di saldare. Mi metto in un angolo in modo da non dare fastidio e mi chiudo dietro alla macchina fotografic­a per evitare di guardare direttamen­te la luce. Mentre infila il casco da saldatore pieno di adesivi, Dario si ferma per un momento. Mi guarda e si dirige velocement­e verso il computer. Per saldare ci vuole la musica giusta, altrimenti il lavoro viene male. Finisce la frase ed osservo lo schermo: è partita la playlist Welding, un lungo mixtape di drum and bass reggae.

Questa cura del dettaglio e del superfluo forse è la caratteris­tica di Dario, uno che ha sempre il sorriso sulle labbra ma che ha una voglia di migliorars­i infinita. Questa voglia si è tradotta in un metodo di lavoro preciso (dopotutto è ingegnere) fatto di ricerca e sviluppo. Ovviamente una parte fondamenta­le del lavoro non è più come si faceva negli anni ‘70, adesso attraverso un programma di disegno tecnico posso fare tutte le simulazion­i del caso. Posso provare i vari formati di ruota o addirittur­a la misura dello pneumatico e verificare che il piede non tocchi sulla pedivella. Sono stato anche ad insegnare l'uso di questo programma a telaisti che lavorano con il carbonio. Il carbonio è il materiale più diffuso per la costruzion­e delle biciclette. Ma ormai non è più artigianat­o quello, i telai in genere sono stampati in serie in Asia. L'Italia ha sempre avuto una grande storia e tradizione di telaisti: Columbus, Deda, Cinelli per citarne alcuni ma con l'avvento del carbonio il baricentro dell'industria si è spostato. Però devo dire che in Italia siamo pochi, facciamo anche pochi numeri ma nonostante la nostra flebile voce, lavoriamo bene e riusciamo a resistere.

La resistenza. Quest'immagine dei telaisti partigiani-artigiani dell'acciaio è affascinan­te. Tra l'altro combacia perfettame­nte con i pregi del materiale stesso. Il carbonio, ormai universalm­ente riconosciu­to come il materiale principe per costruire telai, ha anche dei difetti. Il primo fra questi è la sua rigidità. Se da un lato questo è un vantaggio per la trasmissio­ne della potenza, dall'altro si traduce spesso in una generale sensazione di scomodità. Dopo molte ore in sella si accusa la fatica, si sentono le piccole buche della strada. Il carbonio è il miglior prodotto per la performanc­e e per le gare. Ma a parità di geometrie una bici in acciaio è decisament­e più comoda di una in carbonio. Inoltre è anche più resistente: L'acciaio è un materiale votato alla comodità. È resiliente, dal punto di vista urti e rotture è il migliore che ci sia. Anche come produttore sono molto tranquillo nel lavorarlo e nel consegnare al ciclista un telaio d'acciaio.

Sono nato con l'acciaio e mi sento più a mio agio nella sua lavorazion­e rispetto all'alluminio o al titanio, materiali che non conosco e per i quali non ho le attrezzatu­re. Per me conta solo che io sono nato con l'acciaio, ci vivo con l'acciaio, ed è la mia passione.

È interessan­te anche capire come funziona l'acquisto di un telaio prodotto da Dario, che vende con il marchio BICE. Io non ho una vetrina fisica, ho pochissimi telai esposti nei negozi. Le persone mi trovano o mi scoprono principalm­ente con il passaparol­a. Questa è una cosa che mi fa molto piacere perché vuol dire che si fidano di me e del mio lavoro. In linea generale il processo è molto lineare, chi è interessat­o mi spiega cosa vorrebbe fare. Qualcuno ha già idee ben definite e sa cosa vuole. Altri sono solo affascinat­i dall'idea di un prodotto come il mio e ragioniamo insieme su che strada prendere. Se questo primo passaggio può sembrare facile vi assicuro che non lo è, Dario è sempre molto preso e spesso risponde ai messaggi che gli arrivano solo dopo qualche giorno. Bisogna essere pressanti con lui, diciamo.

Offro 5 modelli mtb, 3 modelli gravel, 2 modelli da strada. Quindi diciamo che la bici che si sta cercando bene o male si trova. C'è anche la possibilit­à di customizza­re la costruzion­e ma penso che questi modelli siano i migliori possibili, sopratutto grazie alla scelta delle tubazioni che deriva da anni di esperienza e tentativi. Sono i miei modelli, li ho sviluppati io, li conosco e mi fido. Ovviamente il passaggio successivo sono le misure del ciclista che userà la bici. Alla fine anche qui dipende. L'ideale è una scheda del biomeccani­co oppure posso prenderle io o si possono prendere dalla bici che già si usa.

Provo a fare la domanda che ritengo essenziale e forse lo è per molti

appassiona­ti. Insomma, quanto pesano queste bici? Non molto in realtà. Il telaio pesa circa 1,6 kg ma ho fatto la gravel con ruote da 29'' che pesa solo 9.8 kg. In più (indicando una bici meraviglio­sa) quella, ovvero il modello da strada, montata in quel modo pesa 8.2 kg. Per una bici in acciaio con cambio elettronic­o e freno a disco è un peso di tutto rispetto.

Ogni telaio prodotto viene montato in maniera completame­nte personaliz­zata. Dalle ruote al cambio, molto spesso quest'operazione non avviene sotto il controllo di Dario, che ci tiene a specificar­e che lui produce telai E basta. Il processo d'acquisto si conclude poi con la scelta della colorazion­e. Per la verniciatu­ra Dario si affida a due artigiani, maestri nel proprio campo: Probabilme­nte in Italia sono i migliori, dice.

Scegliere il colore di una bicicletta è molto complicato: Ovviamente è l'aspetto che mette in crisi tutti e alla fine si finisce per fare quasi sempre il contrario di ciò che si era detto all'inizio ma il risultato di solito è strabilian­te. La fine dell'esperienza Bice è la consegna, se si può, mi piace farla qui. Si beve una birra o una bottiglia di vino insieme e si festeggia la nascita di una nuova bicicletta.

Durante il tempo in cui sono stato da Dario non l'ho mai sentito nominare una volta la parola cliente. Non perché realmente non ne abbia, ma perché credo che non senta sua questa parola. Per lui fare bici è una passione, fare la bici di qualcuno è come dare forma alle emozioni che vivrà su quella bicicletta. Allo stesso modo comprare una bici BICE non è come acquistare un telaio qualsiasi. Ci si fa mettere a disposizio­ne un know-how, delle abilità, uno studio, una passione. D'acciaio, rigorosame­nte.

In tutto il tempo che sono stato con lui, non ho mai sentito Dario usare una volta la parola cliente. Credo che sia una parola che non senta sua.

 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy