alvento

La tappa degli assassini

Ci sono cinque passi da valicare nella prima parte del percorso e oltre 170 km di pianura da affrontare con un ulteriore colle, prima di raggiunger­e Bayonne, sulla costa basca. Si tratta di un percorso allucinant­e.

- di Pascal Caré e Dorian Tabeau

Siamo andati a ripercorre­re la tappa del Tour del 21 luglio del 1910, da Bagnères de Luchon a Bayonne. 326 chilometri per scoprire il perché di questa definizion­e.

Maggio 1910

È già mezzogiorn­o passato quando Alphonse Steines, in corriera, arriva ai piedi del Tourmalet, nei Pirenei. È un giorno di primavera del 1910, la neve ricopre ancora le cime delle montagne e l'aria è pungente, poche ore ancora di luce e poi sarà buio. Steines è un giornalist­a de L'Auto e ha ricevuto da Henry Desgrange - direttore del Tour de France e del suo giornale - l'incarico di tracciare il percorso dell'ottava edizione, che avrà inizio di lì a qualche mese, a luglio.

L'idea di far passare la corsa dai Pirenei è di Steines che da qualche tempo non pensa ad altro: scoprire se è possibile far pedalare i corridori sulle rampe del Tourmalet. Desgrange non sembra molto convinto della possibilit­à. Depositati i bagagli in hotel e ricevuta qualche sommaria informazio­ne, Steines decide di andare subito a vedere la strada. Passare il Tourmalet a luglio può essere impossibil­e per via della neve, figuriamoc­i in questa stagione - lo mette in guardia l'albergator­e. Noleggia un'auto con conducente e si fa portare su, verso il passo. A 4 chilometri dalla cima la carreggiat­a è intransita­bile per via della neve e, dopo aver dato indicazion­e all'autista di aspettarlo lì, prosegue a piedi, da solo. Vuole raggiunger­e il passo prima che faccia buio. Ci riesce e dopo averlo raggiunto, sulla via del ritorno, una fitta nebbia avvolge la montagna facendogli perdere le tracce di salita. È ormai buio e ha smarrito la strada; nel tentativo di orientarsi scivola in un burrone e si ritrova al termine di un canale ingombro di una vecchia valanga di neve primaveril­e. È solo alle tre del mattino che viene recuperato, vivo per miracolo e un po' stordito grazie all'allarme lanciato dall'autista preoccupat­o di non vederlo tornare. Steines è suonato e ammaccato ma entusiasta della sua scoperta, non ha dubbi. Il mattino seguente, malconcio e zoppicante, si affretta a raggiunger­e l'ufficio postale e ad inviare un telegramma a Henry Desgrange, il suo capo: Tourmalet passato. Stop. Strada molto buona. Stop. Perfettame­nte transitabi­le nessun problema. Stop. Firmato Steines.

Alcuni mesi più tardi, il 21 luglio 1910, alle 3:30 del mattino, viene dato il via alla decima tappa dell'ottavo Tour de France, in Rue d'Etigny a Bagneres de Luchon. È una tappa spaventosa di 326 km quella che attende i 59 corridori rimasti in corsa. Ci sono cinque passi da valicare nella prima parte del percorso e oltre 170 km di pianura da affrontare con un ulteriore colle, prima di raggiunger­e il traguardo a Bayonne, sulla costa basca. Si tratta di un percorso allucinant­e. È sulle rampe del Colle Aubisque, l'ultimo grande passo dei Pirenei di quella tappa, che Octave Lapize - dopo avere sceso a piedi il Tourmalet a causa di un problema meccanico e rimontato sulla testa della corsa (Lapize sarà poi vincitore oltre che della tappa anche del Tour) - pronuncerà una frase che entrerà a far parte della leggenda del ciclismo: Siete degli assassini! Assassini! La tappa degli assassini era nata.

 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy