Le biciclette ispirano
CHE SIA UN ROMANZO, UN MANUALE O UN'ANTOLOGIA DI RACCONTI, IL CICLISMO È DA SEMPRE LO SPORT PIÙ AMATO DA CHI SCRIVE
Magnifici perdenti
CICLISMO E ALIENAZIONE
Difficile scrivere un romanzo ambientato nel mondo del ciclismo professionistico ed uscire dai cliché del ciclismo professionistico. Ma se hai un nome così, ti chiami Joe Mungo Reed e hai un master in filosofia e politica all’università di Edimburgo e magari decidi di scrivere il tuo primo romanzo proprio sul ciclismo, potresti anche riuscirci.
A noi che piace la bici affascina senz’altro uno dei due piani della narrazione in cui Sol (Solomon, tutti i personaggi sono chiamati con il nome di battesimo), il protagonista e voce narrante, racconta il suo lavoro, quello di ciclista professionista di buon livello, che gareggia al Tour de France come ultimo gregario sulle salite del suo capitano Fabrice, scalatore e aspirante al podio nella classifica generale.
Sono belli i dialoghi, il retroscena e l’intimità dei corridori in gara, tra una tappa e l’altra, negli alberghi, la mattina quando si preparano per la partenza. Le loro abitudini, le solitudini, le riflessioni, il rapporto con il management della squadra. È affascinante quanto desolante la consapevolezza di Sol del proprio ruolo, che non viena mai messo in discussione: non sembra mai nemmeno contemplare la possibilità di ritagliarsi uno spazio da protagonista nella corsa. E poi c’è quella quotidianità in cui la bicicletta è sempre presente, per allenarsi, semplicemente per andare a lavorare, come dice lui. Ma sarebbe troppo poco limitarsi a questi dettagli, che però sono tra i meglio riusciti da parte dell’autore. La trama si sviluppa su un secondo piano, alternato ai racconti di gara e allenamento: la vita privata di Sol e la sua famiglia. Emerge così un altro personaggio forte che è quello di Liz, la moglie di Sol, una genetista che si occupa di ricerca in laboratorio. Viene messo in scena un sorprendente incontro di due bolle tanto simili, quanto distanti, che quasi per caso si fondono in una sola alienazione sociale. Nessuno dei due si sforza minimamente di spiegare ad amici e conoscenti il proprio lavoro, tanto particolare e tanto strano. Loro sono standardizzati in vite molto più normali, orari normali, weekend liberi, non potrebbero capire. Forse è anche per questo che i due riescono ad integrarsi, a costruire una famiglia e mettere al mondo un figlio.
In sostanza: il libro è scritto bene, la traduttrice Daniela Guglielmino ha fatto un ottimo lavoro. Per un ciclista risulterà coinvolgente, a tratti anche emozionate. Per un non ciclista, che di conseguenza non saprà cogliere tutto ciò che ho evidenziato sopra, forse la trama potrebbe risultare più debole, finendo con il perdere forza.
Bike da te
IL SACRO FURORE DEL RESTAURO
Sfido chiunque ami la bicicletta a sfogliare questo libro e dopo mezz’ora non essere colto dal sacro furore di correre dal primo rigattiere, comprare un catorcio di bici arruginita e desiderare con tutto se stesso di volerla ristrutturare. Con le proprie mani. 176 pagine di foto, consigli e trucchi per mettere a nuovo una vecchia bici. Leggetelo, è davvero ben fatto, ma state attenti ai danni che potrete fare subito dopo. Ah, è scritto da una donna. Si chiama Jenni Gwiazdowski.
In fuga
LIBRO CUORE
È un bel libro. Davide Da Zan scrive bene, è uno che il ciclismo l’ha vissuto e lo vive in prima linea. È un figlio d’arte, è uno di quei giornalisti che sanno fare bene questo mestiere. Il libro è coinvolgente, tratteggia il rapporto con i grandi campioni che Davide ha incontrato sulle strade dei grandi giri. Ne escono aneddoti succosi, divertenti, emozionanti. Ma c’è una domanda che mi sono posto dopo averlo letto tutto: ma porcozio, sarà possibile che di oguno di questi big ne parli come fosse il suo migliore amico di tutta la vita? È l’unica critica che mi sento di muovere. Per il resto un bel taglio giornalistico, va via come leggere la Gazzetta.