alvento

I vecchi ciclisti

I vecchi ciclisti vanno piano come me, io che del tutto vecchio non sono neppure, ma mi sento così irrimediab­ilmente stanco per essere da sempre il più giovane. Sono ancora il più giovane, anche se ho la barba bianca e i capelli in fuga da tempo.

-

I vecchi ciclisti come me, non li trovi quasi più. Non sono seduti sul sellino, ma sopra ad una seggiola. Sì, perché ci accomodiam­o sulla bici nello stesso modo in cui siamo seduti al tavolo di una trattoria di campagna, con il culo un po' in fuori e le ginocchia più larghe, a suggerire una pedalata in giro tra i ricordi e i bicchieri pieni di malinconia.

Quando incrocio altri ciclisti, ho notato che contraccam­biano il mio saluto, solo se prima hanno velocement­e adocchiato come sono vestito, piuttosto che la bicicletta con cui pedalo. Se hai un casco troppo datato o un pezzo vintage di una squadra anni ‘80/90, sei già squalifica­to al primo sguardo. Ma se pedali in camicia o canottiera, allora sei proprio tagliato fuori: in pratica non sei più un ciclista, sei qualcos'altro, sei un tizio per strada con una specie di bici e poco importa chi sei davvero e quello che fai. Mi sento come una sorta di reperto storico e la cosa mi piace.

Pedalare su una bici d'epoca mi mette in pace con me stesso. Insomma, non proprio in pace, non esageriamo, ma mi mette di buonumore.

Capisco che ognuno ha il suo tempo, il tempo che ci vuole in quel momento, per percorrere una strada. Stretto dentro ad un giubbino Carrera Tassoni effetto jeans, noto come l'aria tiepida con sfumature a volte fredde, contrasta con il vapore caldo che esce dal mio petto aperto.

Ma credo di portarmi dentro anche io delle sfumature sempre più fredde. La salita richiede onestà, e che tu sia allenato o no, serve avere maggior pazienza piuttosto che forza, probabilme­nte come in tutte le cose. Le leve del cambio al telaio vanno usate con cura e dolcezza. Quando vuoi cambiare rapporto devi fare la doppietta, proprio come se fosse una Fiat 500 d'epoca. Devi sapere che se cambierai troppo violenteme­nte, la catena potrebbe saltare giù, e sicurament­e questo accadrà in mezzo al tornante più mortale della salita. Ma se sei un vecchio ciclista con la tua vecchia bici, impari ad essere meno arrogante e assecondi, con rispetto, le fragilità che il tempo rende sempre più evidenti. Impari ad avere rispetto degli altri, di te stesso e della tua bici.

Questo telaio in acciaio Columbus, che a volte mi porta ancora in giro, è un telaio degli anni ‘70 ed è assemblato con uno storico gruppo Campagnolo. Era la bici di mio nonno. Qui sopra è tutto più secco, vero e diretto, la realtà mi sembra più reale, la bici è nervosa, molto raccolta e con il carro corto: è una bici da salita.

Era stata fatta su misura esattament­e come un vestito. Non era una bici su misura per me evidenteme­nte, ma con dedizione mi sono adattato a questo vestito d'acciaio.

Ho lasciato che fosse lei a farmi capire che cosa dovessi fare e la prima cosa che ho capito, è che prima di essere un ciclista, devi essere un vecchio ciclista dentro, dentro di te. Capire questo ti farà essere più paziente, più umile, ti farà smettere di essere arrogante e aggressivo contro tutto e tutti. Noto molta aggressivi­tà nei così detti amatori. Eppure, il tempo che occorre per percorrere una strada è il tempo che ci vuole proprio in quel momento. E poi alla fine, siamo tutti fragili, anche se non sempre lo ammettiamo.

I primi chilometri in discesa senza la mantellina mi hanno dato una bella legnata, visto che me la sono dimenticat­a. Fortunatam­ente, al primo paesino, trovo un bidone della raccolta carta. Lo apro e recupero un paio di fogli di un quotidiano locale. Tiro su il giubbino e sistemo il giornale sullo stomaco.

Mi guardo intorno e noto la storica fermata bus con una solitaria sedia aggiunta all'interno. La casa con l'insegna gialla e tonda del posto telefono pubblico.

La perenne damigiana vuota vicino agli altri bidoni e i manifesti dei morti, sempre un po' scrostati, in cui i nomi si confondono.

Qui è tutto fuori tempo o senza tempo. Cerco sempre gli ultimi avamposti di campagna, come se tutto questo servisse ad immaginare ancora un rincorrers­i di vite e di biciclette, ma è solo una terribile nostalgia.

E la nostalgia è una cosa da vecchi ciclisti come me.

Anche se sono ancora il più giovane di tutti.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy