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Fuggire come atto di coraggio

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Il termine fuga, nel ciclismo, ha un significat­o particolar­e. Un significat­o che è capace di ribaltare la semantica. Andare in fuga, scappare in bicicletta è un atto di coraggio, è un gesto di sfida all'incognito. Incarna addirittur­a, date le possibilit­à statistica­mente basse di raggiunger­e l'obiettivo – cioè arrivare al traguardo prima di tutti gli altri – uno spirito donchiscio­ttesco. Ed è all'indagine di questa intima natura romanzesca della fuga che Bidon – Ciclismo allo stato liquido, collettivo di scrittura che da cinque anni è uscito dal gruppo della narrazione ciclistica, ha dedicato il suo ultimo libro, Vie di fuga. Sogni e strade di ciclisti che se ne vanno. Ci trovate, oltre alla prefazione di Enrico Brizzi, testi di Filippo Cauz, Leonardo Piccione – i fondatori di Bidon -, Gabriele Gargantini, Gino Cervi, Marco Pastonesi, Stefano Rizzato e il diario di Alessandro De Marchi, il Rosso di Buja, al Tour de France del 2020.

Vie di fuga di Bidon People, 2021 208 pagine, 16 €

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