FORMA E SOSTANZA DEL NORD
E3 SAXO BANK CLASSIC / GENT-WEVELGEM / DWARS DOOR VLAANDEREN / GIRO DELLE FIANDRE / FRECCIA VALLONE / LIEGI-BASTOGNE-LIEGI
«Che cos'è una corsa ciclistica se non un tentativo gagliardo, a volte, masochista (spesso), di cercare se stessi e poi trovarsi? Un limite spinto più in là, un elogio della bellezza, un'elegia della fatica. Bellezza, limiti, fatica: tre parole che spiegano bene la giornata di Kasper Asgreen.
Partito gagliardamente a poco più di sessanta chilometri dall'arrivo, ripreso nel dolore (suo e nostro, che a un certo punto imploravamo pietà) quando ne mancavano dodici e dopo che gli inseguitori lo hanno avuto a tiro per un'ora, un'ora e mezza.
Ripartito per ritrovarsi quando ne mancavano quattro e poi rivisto e ritrovato all'arrivo, in quella maglia rossa di campione di Danimarca, indubbiamente tra le più belle in gruppo». Alessandro Autieri (E3-SAXO BANK CLASSIC)
«Nizzolo e Trentin partono dal fondo, quasi sollevano la bicicletta dai colpi che danno sui pedali, rimontano tutti, non van Aert che fa corsa a parte. Che ringrazierà il compagno di squadra, che dirà che è stata dura, durissima, perché, quando si è solo venti in gruppo, quel vento contrario devi affrontarlo a viso aperto a costo di sembrare incosciente. E poi quel sono felice, che spesso non si ammette, che si ritiene scontato, ed invece oggi sì, come una liberazione dalla fatica. Perché la fatica rende tutto tremendamente vero, nel senso di onesto, spietato, anche crudele, se volete. Come una bicicletta, come un uomo». Stefano Zago (GENT-WEVELGEM)
«Come ho fatto ad arrivare fino al traguardo? Continuando a pedalare!» Dylan van Baarle dopo il successo alla Dwars door Vlaanderen ottenuto grazie a una cavalcata solitaria. Dopo 8 stagioni da professionista, ha conquistato la sua prima classica.
«Non avevo abbastanza gambe per un attacco negli ultimi chilometri, quindi ho deciso di fidarmi del mio sprint. È stata un'incredibile campagna del Nord per noi e vincere questa gara che guardavo in TV da bambino è una cosa folle». Kasper Asgreen
«Mi sarebbe piaciuto se fossi stato io il successore di me stesso. Accetto la sconfitta solo perché Asgreen è stato più forte. Uno sprint dopo 260 km non sarà mai come uno dopo 200. Le salite sul pavé mi si addicono bene, acceleravo seduto sulla sella, ma Asgreen riusciva ogni volta a seguirmi e quindi entrambi abbiamo realizzato in fretta che avremmo avuto bisogno l'uno dell'altro per arrivare fino al traguardo. Così è stato e Asgreen ha vinto meritatamente: perché è uno che dà tutto per fare la gara e dà tutto per arrivare fino al traguardo». Mathieu van der Poel
«Non c'è molto romanticismo oppure filosofia sul Muro di Huy: se hai le gambe vai e vinci. Se io oggi le avessi avute più forti avrei vinto, ma qualcuno ha dimostrato di essere meglio di me». Primož Roglič
«Anche io sono senza parole. Ho vinto il Tour, ho vinto altre corse di alto livello e ora ho conquistato la Liegi-Bastogne-Liegi: sto vivendo un sogno ciclistico. Se c'è qualche corsa che mi piacerebbe vincere? Il Giro di Slovenia».
Tadej Pogačar al termine della Liegi-Bastogne-Liegi appena vinta
«Pogačar riduce le carte d’identità a un particolare superfluo, un dettaglio di poco conto. La stessa cosa che, all’altro estremo dello spettro anagrafico, fa Valverde. Tornato ai livelli del 2018 (quando, giovincello, si laureò campione del mondo), il Doyen ha dichiarato che potrebbe riconsiderare la decisione di ritirarsi al termine di questa stagione. Vorrebbe chiudere, riferisce El País, in un anno normale, con i tifosi a bordo strada: per godermi un altro po’ il pubblico, e lasciare che il pubblico si goda un altro po’ me ».
Leonardo Piccione, Bidon