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Appuntamen­to al buio in Val di Merse

Siamo andati a pedalare sulle strade del Grand Tour della Val di Merse: è la destinazio­ne ciclistica dell’estate 2021.

- di Stefano Francescut­ti

«La prima pedalata equivale a una nuova autonomia conquistat­a, a una fuga romantica, a una libertà che si tocca con mano, movimento in punta di piede, quando la macchina risponde al desiderio del corpo e quasi lo anticipa. In pochi secondi l’orizzonte chiuso si libera, il paesaggio si muove. Sono altrove. Sono un altro, eppure sono me stesso come mai prima; sono ciò che scopro».

Primi giorni di marzo, squilla il telefono.

«Ciao Stefano, c'è da andare a fare un servizio sul Grand Tour della Val di Merse».

«Perfetto, ci sono. Mi dici solamente il posto?».

«Te l'ho appena detto, Val di Merse!».

«Val di che?».

«Val di Merse, Merse!».

Faccio finta di aver afferrato il concetto e attacco il telefono. Ma, onestament­e, non avevo capito proprio nulla. Derse? Cerse? Verse? Dove sarà? Si tratta forse di una valle dimenticat­a da tutti e da tutto tra Piemonte e Liguria, o magari è una piccola zona nel lontano nordest? Più probabile che sia una vallata che prende il nome da un minuscolo paesino tra Abruzzo e Molise. Chi lo sa.

Ci ho messo un po', lo ammetto, a capire che il nome esatto fosse Merse. E solo dopo un'ulteriore ricerca ho scoperto che Merse è un fiume, di circa 70 chilometri, che attraversa le province di Siena e Grosseto.

Non mi serviva nient'altro: si va in Toscana, stop. Appuntamen­to presso il B&B Palazzo a Merse, giusto 10 chilometri a sud di Siena. Non volevo nessun'altra informazio­ne, il mio appuntamen­to al buio era fissato.

Arrivo un giovedì sera di aprile e le 4 ore in macchina non hanno fatto altro che alimentare le mille domande su cosa mi avrebbe aspettato.

Mi accolgono Andrea, guida cicloturis­tica e gestore del B&B, e Jacopo, il suo partner in crime.

«Domattina si parte, ore 8.30. Portati il necessario per pedalare due giorni e dormire una notte fuori. Buonanotte».

Le loro facce trasmetton­o sicurezza, non c'è motivo di preoccupar­si. Domani capirò dove sono, cosa mi attende e, soprattutt­o, cosa diavolo è 'sto Grand Tour della Val di Merse. L'unica cosa che so è che dovrò pedalare per due giorni: questo mi basta per addormenta­rmi come un bimbo alla vigilia di Natale.

È stato un aprile anomalo, molto freddo, e la pelle d'oca sulle gambe alle prime luci dell'alba conferma questa tendenza. Si montano velocement­e le Miss Grape per i due giorni di bikepackin­g e, finalmente, si parte. Neanche il tempo di scaldare la gamba e ci ritroviamo su Strade Bianche. Certo, la Toscana è piena di strade bianche, direte voi. Ma qua si tratta dell'unica e originale Strade Bianche, quella col copyright, per capirci meglio.

Non so se vi è mai capitato un appuntamen­to al buio. A me onestament­e no. O almeno, non prima che mi arrivasse una telefonata dalla redazione.

«Questo è il primo settore di sterrato della gara, anche se i profession­isti lo percorrono al contrario». Pensavo stessero mentendo, ma con il dito mi indicano il cippo posto a terra come garanzia di autenticit­à. «Oltretutto, se proprio vuoi saperla tutta, l'abbiamo inventato noi».

Il mio volto perplesso fa sì che la storia venga raccontata, per filo e per segno.

«Con la nostra ASD siamo attivi da anni nella valorizzaz­ione di questo territorio, perciò collaboria­mo sin dagli inizi di Strade Bianche sia con gli organizzat­ori che con i Comuni interessat­i. Dopo la terza vittoria di Cancellara si era deciso di dedicargli un settore di sterrato. Allora abbiamo pensato: perché non pensare ad un oggetto identifica­tivo, proprio come la pietra della Roubaix? Volevamo fosse qualcosa di tipico del territorio, ma non di marmo giallo della Montagnola che è troppo pregiato e non adatto ad uno sport pop come il ciclismo, così abbiamo optato per il travertino. La proposta piacque e noi due, materialme­nte, siamo andati in cerca del fornitore, creando quello che oramai è il simbolo della classica del nord più a sud d'Europa».

L'appuntamen­to al buio inizia a farsi interessan­te, penso io.

Al terzo cartello stradale con le indicazion­i per il Grand Tour della Val di Merse, cedo alla mia curiosità e chiedo spiegazion­i. «Pedaleremo su un loop di 173 chilometri con circa 3.000 metri di dislivello, attraverso la

Val di Merse e la Val d'Elsa», dice Andrea, col suo fare da cicerone. «Il percorso passa su strade asfaltate, strade bianche e, per chi volesse, ha anche un paio di deviazioni gravel». Mi faccio inviare il file gpx, lo imposto sul mio account di Komoot, lo carico sul mio Wahoo ed in effetti vedo chiarament­e delinearsi questo anello che ho appena iniziato a conoscere.

«Non solo – precisa Jacopo, che passa la giornata negli uffici di una banca ma che in un'altra vita sarebbe sicurament­e stato un ingegnere geotermico, e non a caso, perché la capacità di utilizzare il vapore come fonte di energia rinnovabil­e è una delle risorse più importanti della zona – abbiamo anche creato un brevetto. L'itinerario attraversa sei comuni dove è possibile recuperare il libro di viaggio e farlo timbrare nelle strutture convenzion­ate per dimostrare che effettivam­ente hai completato il tracciato. Una volta a casa, ce lo invii tramite mail, così ti spediamo l'attestato di valore».

Altri quattro colpi di pedale ed ecco finalmente il primo timbro sul mio personale libro di viaggio, nel comune di Sovicille. Pit-stop caffè, due foto di rito, e via che si riparte.

Non si smette mai di imparare, si dice, e così in un attimo eccomi ritornare a scuola come un bravo alunno delle elementari, fortunatam­ente non in didattica a distanza. Quante volte avrò sentito e avrò pronunciat­o, nella mia vita, la frase mi faccia due etti di cinta senese, grazie al bancone degli affettati di un qualunque supermerca­to, senza sapere cosa volesse dire realmente. Bene, all'alba dei trentotto anni, ho scoperto finalmente di cosa si tratta: immaginate­vi un maiale nero, ma nero nero, con una banda di pelo bianca, ma bianca bianca, che gli cinge il collo. Una cinta, appunto. Alzi la mano chi ne era a conoscenza (macellai e toscani in generale, ovviamente, sono esclusi dal gioco).

La giornata vola, tra i numerosi mangia e bevi (questa volta parlo di strade e non di affettati e buon vino) tipici di queste zone.

La cosa che più mi impression­a è la quasi totale assenza di traffico. Chiedo ai miei due compagni se ci ho visto giusto e mi confermano che effettivam­ente è raro incrociare delle auto, mentre è molto più facile avvistare caprioli o cinghiali.

Altri due timbri nei Comuni di Casole d'Elsa e Radicondol­i ed è finalmente tempo di relax: il primo giorno è andato, tra strade fighissime e paesaggi che cambiano in continuazi­one: macchia mediterran­ea, boschi, vigneti e prati verdi a perdita d'occhio, oltre agli immancabil­i borghi che pullulano di storia. Birra, doccia e meritato riposo, questo è il programma per le prossime ore e, onestament­e, penso di essermelo meritato.

L'alba del secondo giorno conferma questa primavera fresca, con il termometro che durante la nottata si è fermato a zero gradi. Sì, zero gradi, ad aprile, in Toscana. Robe da matti, direbbe mia nonna.

Oggi ci aspettano oltre 100 chilometri e la maggior parte del dislivello per completare il percorso, quindi sappiamo che dovremo dedicare più tempo al ciclo e meno al turismo. Andrea e Jacopo sono in forma, la gamba gira e la tabella di marcia viene rispettata quasi da far invidia alle ferrovie giapponesi. In un attimo passiamo dai check-point di Chiusdino e Monticiano: la giornata fila liscia e sento che ogni piano verrà rispettato. Nulla potrebbe fermarci, nulla potrebbe farci ritardare. Nulla, tranne un uragano.

Ed ecco che, come da tradizione fantozzian­a, l'uragano prende forma ed ha anche un nome: si chiama Franco Rossi e di lavoro fa il presidente di Eroica. Lo si incontra per caso, sulla strada, appena prima dell'attacco di quella che è la vera salita del Grand Tour: nove chilometri belli tosti che ci portano a Casciano di Murlo, dove riceverò l'ultimo timbro sul mio libro di viaggio. Capisco subito che tra Franco, Andrea e Jacopo c'è una amicizia di lunga data, perché si prendono a schiaffi durante tutta la salita e non c'è verso che uno di loro molli un metro. Talmente di lunga data che a un certo punto, alla seconda birretta rigenerant­e, mi rendo conto che sarà impossibil­e arrivare a destinazio­ne entro la serata. «Si cena insieme, ho deciso! E si aprono un paio di bottiglie di vino di quello buono». E a Franco non si può mai, ma proprio mai, dire di no.

Non ho grossi problemi di tempo, posso tranquilla­mente tornare a casa anche il giorno dopo e poi mi ripeto come un mantra che sono le cose inaspettat­e a rendere unica un’esperienza.

Ed in effetti chi si poteva immaginare il cerchio alla testa di domenica mattina, quando invece sarei dovuto essere già a casa a scrivere le parole che state leggendo? Un litro d'acqua a stomaco vuoto rimette tutto in ordine e così siamo pronti per affrontare gli ultimi 30 chilometri, con lo skyline di Siena così vicino che sembra di poterlo toccare solo allungando il braccio.

Qualche strada bianca, un po' di su e giù, e la tappa finale si trasforma in quella che definirei una perfetta recovery ride prima del pranzo domenicale.

È tempo di pacche sulle spalle, sorrisi e promesse di futuri incontri, probabilme­nte già in occasione della prossima Nova Eroica, poco distante in linea d'aria. Salgo in macchina e riparto.

Io non so chi di voi abbia mai fatto un appuntamen­to al buio. Ma se trovate gente come Jacopo e Andrea, e l'invito viene dalla curiosa e sconosciut­a Val di Merse,

beh, accettatel­o. Senza se e senza ma.

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 ??  ?? Due anime per un progetto Jacopo Ruotolo e Andrea Rossi sono gli instancabi­li promotori del ciclismo in Val di Merse.
Due anime per un progetto Jacopo Ruotolo e Andrea Rossi sono gli instancabi­li promotori del ciclismo in Val di Merse.
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Bellezza infinita L'Abbazia a cielo aperto di San Galgano e il vicino eremo di Montesiepi (sacrario della spada nella roccia) sono una delle icone più rappresent­ative della Val di Merse e non solo.
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Il nostro dossier Stefano e Paolo hanno raccolto un sacco di informazio­ni e curiosità durante il loro appuntamen­to al buio. Potete leggere tutto on-line, sul nostro sito, dove abbiamo costruito un vero e proprio dossier sul Grand Tour della Val di Merse. Se non vi bastassero queste pagine, sarà lo spunto decisivo per convincerv­i a partire per la Toscana! Info: alvento.cc/ valdimerse

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