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L’autunno, all’improvviso

- * la nostra redazione è a Piverone, un piccolo paese sulla Serra Morenica di Ivrea. I luoghi di cui si parla sono qui intorno. Venite a pedalarci, è una zona stupenda per la bicicletta. di Davide Marta

Uno dei miei giri preferiti passa da Caravino. Penso sempre a due cose quando sono da queste parti, la prima è che mancano meno di dieci chilometri a casa – e dunque solitament­e il più è fatto – la seconda che dovrò ancora affrontare la rampa che sale a Piverone* prima di poter staccare le tacchette dai pedali. È il destino di chi abita in collina, l’arrivo è sempre in salita. Quando sono cotto, tiro dritto e punto verso destinazio­ne, diversamen­te se sono ispirato e la gamba gira, svolto a destra e salgo verso Cossano. Non è tanta strada in più, si va su per la morena con una pendenza del 3-4%, come piace a me che sono un passista e non certo uno scalatore. Si riesce anche a fare un po’ di velocità, infatti è uno di quei segmenti che poi vado a controllar­e su Strava come me la sono cavata. Passo spesso di lì la sera, mi piace quella sensazione di avere in faccia l’ultimo sole, sentirlo che batte sulla pelle. Oggi è uno di quei giorni in cui me la sento, manca qualche minuto alle 18. Inizio a salire, il primo pezzetto è il più duro, poi la strada si infila in un bosco e la pendenza diminuisce. Non pedalo qui da qualche giorno soltanto, eppure mi sembra tutto strano, diverso. Quel profumo secco, di erba e fiori selvatici è scomparso, insieme alla luce. Si vede ancora bene, ma quasi di colpo appare tutto più scuro. Le narici si riempiono di quell’odore umido del sottobosco che a me fa venire in mente i funghi, il verde lussureggi­ante lascia spazio alle prime foglie gialle. Quando arrivo a Cossano, svolto secco a destra per il castello di Masino, altro tratto di strada che amo per la pendenza regolare e pedalabile. Il bosco qui è più rado, ritorna una luce tenue che disegna ombre sempre più lunghe. Mi viene istintivo aumentare la cadenza, quasi come avessi urgenza di rientrare. Mi sarò fatto male i conti sull’orario? Ma no, è sempliceme­nte l’autunno! Stupore, per un momento dell’anno che arriva senza preavviso. E forse non c’è modo più bello di scoprirlo che in bicicletta. Così riprendo il mio passo regolare. Sotto le mura del castello, la solita fontana. Giusto un goccio da aggiungere alla borraccia quasi vuota e con un movimento meccanico indosso la mantella prima di iniziare la discesa. È la prima volta che la metto quest’anno, ma fa fresco, saranno 15 gradi e salendo non ci avevo nemmeno fatto caso. La strada in discesa è ripida e viscida, il contrario del tratto che ho scelto per la salita, saranno quattro o cinque tornanti. Quel sentore di bosco e di funghi continua ad accompagna­rmi e si rinforza mentre allargo la traiettori­a per disegnare le curve. In un attimo rieccomi in paese, da dove avevo deviato per questo breve anello. Ora sì che inizia a essere buio. Accendo la luce frontale, per fortuna l’avevo messa in carica. Butto giù due rapporti e mulino le gambe verso casa. Ogni tanto mi viene in mente la salita che dovrò affrontare prima della doccia, ma non ci faccio troppo caso, ho altri pensieri. In pochi giorni ho visto cambiare il paesaggio, i colori e gli odori. Dovrò ricordarme­ne, ormai a una certa ora si deve tornare indietro. Sono felice e mi basta questo. Adoro pedalare in autunno.

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