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ANDARE IN BICI

Sto tenendo il bastardo a bagnomaria, anche se inizio a essere fottutamen­te al gancio e il fratello continua a menare i pedali con cadenza e con vigore: a occhio e croce 95/100 pedalate al minuto.

- - Francesco Paco Gentilucci

La bava alla bocca mi pende mentre mi alzo sui pedali, io sono uno scalatore puro, sempre in piedi e soffrire. E di sofferenza c’è tutta quella che basta e sto sperando di non pagarla, sentire le gambe dire basta e rischiare di strapparsi, volendo tirare. Ma sto pensandoʮo­ra basta bastardo di un Gas, ricuciamo ‘sto cazzo di buco. Vengo a prenderti e porto la mia bici davanti alla tua.ʮ

115 pedalate al minuto, un frullino. Tiro le gambe sopra il manubrio e le ginocchia sempre dritte, per non disperdere energia. Sono focalizzat­o sulle gambe, la bocca è distorta dalla fatica e dallo sforzo: sono a cottura. Riaggancio Gas e lui è sempre seduto, la faccia aggressiva puntata dritto davanti. Io guardo l’asfalto e non sono più una ballerina, ma solo un corpo che spinge sui pedali e muove le spalle scomposto.ʮ

Gas invece non si scompone, rimane uguale, mostra rabbia, lui non fa finta. Io invece provo a giocare di cervello: prendo e strappo. Adesso! urlo nel mio cervello. Adesso è adesso! Allungo e sparo la mia cartuccia, buttando giù due rapporti sul deragliato­re e rendendo la pedalata più dura, sviluppand­o più metri.

Sparo la mia cartuccia e poi le gambe dicono basta, mi riabbasso, scalo le marce e riprendo. Giro la testa mettendola nel buco del gomito e vedo Gas lontano. Mi sta venendo a riprendere, succederà così almeno tre volte, lo so. Sento la sua ruota dietro la mia. Io rallento un po’. Faccio toccare la sua ruota alla mia, poi mi faccio passare a destra. Mandiamo fuori di testa il bastardo.ʮ

Appena la sua ruota supera la mia e la sua bici è di fronte, cambio lato. Contatto verso destra, ma non lo supero. Deve vederla giusto quel poco per sapere che è lì. La pedalata è dura, le pendenze crescono. Gas è seduto, 90 rpm e la testa china. Rallento un po’ e mostro a Gas la ruota verso sinistra, all’altezza della spalla. Giusto quel poco da vederla e disorienta­rsi, non capire dove sono ma sapere che sono sempre lì. Il tornante è verso destra, perfetto.

La pendenza aumenta, io sputo fuori tutto il mio spunto veloce. Una rasoiata verso destra, piegando la bici, a tutta. Dritto per dritto. In piedi sui pedali sparo tutto il mio wattaggio di violenza. Sento Gas cedere. Non penso a niente, solo ad andare. Sparo tutto finché le gambe non si inchiodano. Ho la bocca aperta per respirare, fa caldissimo.ʮ Mi giro e Gas è in piedi. O la paga, o sta rilanciand­o. Rilancia. Si siede. Non scala neppure la marcia, continua duro. Mi viene a riprendere.ʮ

Siamo entrambi distrutti. Stiamo dando tutto.

Non so che media stiamo tenendo. Ho guardato il cardio e segnava 201 battiti al minuto.

Ho smesso di guardare. Gas prende la borraccia e se la svuota in testa. Penso di scattare, ma è troppo veloce e perdo l’attimo perfetto. Io non bevo da troppo, cazzo. Non ho le gambe per partire, mi lasciano, rimango in scia. Cerco di tenerla. Se bevo anche io ne approfitta e mi stacca. Con sti cazzo di passisti scalatori come lui prendere cinque metri significa non ricucire più.

Lasciamo fare l’andatura a lui. I polpacci hanno vene che sembrano esplodere. Gas ha gambe muscolosis­sime, cinque centimetri più delle mie. Gas quando è così tirato va veramente forte.ʮ

Le maniche della mia maglietta svolazzano, il culo fa male. Sono magrissimo scavato, ho solo gambe. Sto sempre in piedi. Nasci scalatore, muori scalatore.

Guardo Gas. Gli occhiali da sole scuri. Il suo famoso ghigno. Fa paura. Siamo appaiati.

Chiudo gli occhi, giù la testa e parto.

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