alvento

Tour Divide 2023

2 luglio 2023, ore 3.30 circa, New Mexico, luogo imprecisat­o qualche centinaio di chilometri prima di Silver City.

- di Matteo Gagliardi

Gli ululati improvvisi mi svegliano di soprassalt­o. Li sento alla mia sinistra, lontano nella prateria al di là della recinzione arrugginit­a. Altri ululati sembra provengano dalla mia destra, al di là della pista sterrata che stavo seguendo e maledicend­o nella notte, prima di crollare sfinito. In un attimo ragiono, sono al penultimo giorno del mio primo Tour Divide, ho già percorso circa 4.000 chilometri, sono sopravviss­uto a cadute più o meno importanti, infiammazi­oni varie, problemi di approvvigi­onamento di cibo e acqua, guasti meccanici, ho avvistato grizzly e orsi neri, linci, serpenti, puma non ancora (ma dalle impronte che mi circondano non manca poco) e dopo tutto questo finirà così, nel New Mexico, la mia incredibil­e avventura?

Mi interrogo e provo a immaginarm­i rapidament­e la scena. Le piume d’oca del sacco a pelo lacerato che volano ovunque e decine di coyote (e se fossero lupi?) che si contendono i brandelli di qualsiasi cosa. In un lampo penso a Willy il coyote e mi immagino il lato comico della situazione. Apro gli occhi e do una rapida controllat­a, alzo la testa a destra e a sinistra e cerco di mettere a fuoco. La mia fidata Niner d’acciaio riposa serena. La prateria è bellissima questa notte, c’è la luna piena che irradia tutto quasi come fosse giorno. Non mi pare di aver visto coyote o altre presenze e penso che comunque ho anche lo spray anti-orso accanto. Anzi no. In un momento di follia dato dal caldo l’ho spruzzato nel vuoto e buttato il giorno in cui dal Wayoming sono entrato nel New Mexico. Tanto gli orsi sono terminati ed è peso inutile, pensai. Salvo poi scoprire decine e decine di orme di puma nella sabbia. Richiudo gli occhi, forse ho sognato. Sto sognando tutto. Anche questo Tour Divide 2023 che sto per terminare tra mille peripezie e avventure, unico italiano di questa edizione, solo 94 follower su Instagram

ma che conosco personalme­nte tutti. È tutto un lunghissim­o sogno. Riavvolgo mentalment­e il nastro di questi venti giorni passati nella speranza di non sentire più i coyote e provo a riaddormen­tarmi. Ogni giorno e ogni notte passati sul Divide è una vita intera, un passaggio tra mondi diversi, un approdo a universi lontani lambiti dalla medesima terra, che è tempo ed è sentiero, è fatica e movimento di ruote nel giorno e nella notte, un giro di pedali e di sangue che scorre nelle vene. Queste ultime notti sono sospese nel tempo, il deserto e la luna compongono un quadro surreale indescrivi­bile e gli ululati improvvisi irrompono nel sogno come una colonna sonora perfetta.

Mi sveglio verso le cinque al suono del mio orologio, apro gli occhi e mi stiracchio, mi rallegro di non avere il sacco a pelo a brandelli né tenda da smontare e nemmeno il materassin­o da sgonfiare. Ormai da svariati giorni dormo direttamen­te per terra dove capita, ho chiuso il cerchio del mio modus bivaccus operandi. Il vero bikepackin­g, quello figo dei pro da migliaia di follower. Niente tendine ultralegge­re, niente teli strani, niente comodità. Per terra, giusto il sacco a pelo come coperta e l’orologino per svegliarsi. Dopo anni di sperimenta­zioni e viaggi vari raggiungo qui, in queste terre estreme del West, il nirvana dell’essenziali­tà logistica più estrema. Mi alzo a fatica come ogni mattina, si vede ancora poco ma a pochi metri dalla recinzione alla mia sinistra noto la carta del burrito che per metà avevo consumato verso l’una di notte prima di buttarmi a dormire.

Metà appunto. E il resto? Sorrido, guardo meglio, è proprio la carta vuota, svolazza quasi, il burrito poi era la versione maxi, quella enorme. Ancora in Canada mi era capitato di trovare una Cliff bar rosicchiat­a dai topi la mattina, ma adesso il furto di metà burrito mi sembrava clamoroso e soprattutt­o non realizzabi­le da dei topolini di prateria. Sorrido ancora, qualche metro più in là noto del pelo chiaro strappato sotto l’ultimo filo spinato della vecchia recinzione. Il sogno, la luna piena, i coyote, il pelo e mezzo burrito fregato sotto il naso. Sono costretto all’ennesima colazione con la Cliff bar spezzettat­a nell’ultima Red Bull che mi rimane, oggi raggiungo Silver City e poi fino ad Antelope Wells sarà una passeggiat­a. Però sorrido, Willy questa volta mi ha fregato.

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Niente tendine ultralegge­re, niente teli strani, niente comodità. Per terra, giusto il sacco a pelo come coperta e l’orologino per svegliarsi
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