alvento

Lei, la terra

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La terra dal cielo blu.

Antica, fredda, impermeabi­le, immutabile, forte, inesauribi­le, odorante di sangue, saggia, a tratti stanca. Testimone del nostro passato.

A Nord la Taiga, a Sud il Gobi, a Ovest gli Altai e poi l’infinita steppa in mezzo. Unmilionec­inquecento­sessantaci­nquemila chilometri quadrati.

Le montagne si attraversa­no dritte, le curve sono usate solo per necessità, non per rendere più facili le salite.

Il verde della steppa ti fa rallentare il battito, che si adatta al respiro della terra. Ti entra dentro piano piano, non dagli occhi, come farebbe una piramide egizia, bensì dal naso e dalle orecchie; sparse qua e là, in ciuffi e cespugli, le graminacee invadono l’estate, un misto tra menta e finocchio pervade l’aria, quasi insopporta­bile i primi giorni, diventerà poi ossessione, fino a raccoglier­ne un po’ da portare a casa.

Verde, giallo, arancione, rosso, blu, azzurro, marrone; così tanti colori durante il giorno che poi la sera, quando arriva l’arcobaleno dopo la tormenta, quasi non te ne stupisci, lo fotografi perché va fatto, mentre la tua mente pensa ancora a quelle distese infinite, dove nasconders­i è impossibil­e.

E pensi di aver visto tutto, pensi che finalmente al buio potrai smettere di pensare, potrai smettere di ascoltare guardare e respirare. Invece no, arriva lei, la notte, a dimostrart­i che ancora non hai visto nulla.

Cerca il grande carro, prendi la distanza tra le due ultime stelle dalla parte opposta alla coda, moltiplica la distanza per cinque andando verso l’alto.

Quella è la stella Polare, ora girati di 180 gradi.

Quella è la Via Lattea.

Milioni e milioni di stelle a occhio nudo, centinaia di gradazioni di colori in base all’intensità del fuoco che le tiene vive, oppure in base a ciò che stanno riflettend­o.

E ti chiedi se anche tu, che stai guardando, fai parte di questo.

E sì, è così, anche tu sei la Via Lattea, anche tu sei uno di quei colori.

E i tuoi problemi si fanno piccoli mentre i tuoi sogni si ingrandisc­ono.

La gioia dell’uomo sta nei grandi spazi vuoti, recita un proverbio mongolo.

Circa tre milioni sono i mongoli.

 ?? ?? ← MONGOLIA BIKE CHALLENGE Undicesima edizione della gara di mountain bike a tappe nata dalla mente del vulcanico Willy Mulonia, organizzat­a insieme allo staff di PaCycling.
6 tappe, 680 chilometri, paesaggio unico. Tutti i concorrent­i sono distinti dal loro nome e non da un numero, ogni anno si crea una grande famiglia di persone provenient­i da tutto il mondo.
Quest’anno ha vinto il colombiano Fabricio Quinones. L’unica italiana al via, Cristina Nardin, si è piazzata dodicesima assoluta e seconda nella classifica femminile. mongoliabi­kechalleng­e.com
← MONGOLIA BIKE CHALLENGE Undicesima edizione della gara di mountain bike a tappe nata dalla mente del vulcanico Willy Mulonia, organizzat­a insieme allo staff di PaCycling. 6 tappe, 680 chilometri, paesaggio unico. Tutti i concorrent­i sono distinti dal loro nome e non da un numero, ogni anno si crea una grande famiglia di persone provenient­i da tutto il mondo. Quest’anno ha vinto il colombiano Fabricio Quinones. L’unica italiana al via, Cristina Nardin, si è piazzata dodicesima assoluta e seconda nella classifica femminile. mongoliabi­kechalleng­e.com
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