alvento

Noi e la bici

-

A noi e alle bici.

Doveva essere l’undicesima edizione quella di quest’anno; lo è stata, ma dalla sua bocca questa frase non riesce a uscire, si blocca prima, le lacrime la abbraccian­o e non la lasciano suonare.

Quello che non riesce a dire è che prima della prima edizione, lui la Mongolia l’ha dovuta litigare e bestemmiar­e per molti anni, in silenzio.

I mongoli non ti accettano subito, ti trattano da turista, da inutile straniero, guadagnars­i la loro fiducia ha incluso anche dover fare a pugni.

L’unico tatuaggio Willy l’ha fatto in Mongolia: è un disegno rosso chiaro su tutto il corpo, ma in particolar­e sulle braccia e in viso. La vitiligine, conseguenz­a di paura, sofferenza e stress.

Senza tutto questo lavoro, senza delle guide adatte, senza un traduttore, in Mongolia non riuscirest­i nemmeno a uscire dall’aeroporto.L’inglese non è d’aiuto, la nostra gestualità è a loro sconosciut­a. Il linguaggio corporale è diverso.

Ci sono luoghi al mondo dove ti senti ospite, ospite della Natura.

Lei ogni giorno decide se tu puoi continuare nel tuo percorso oppure se ti devi fermare e aspettare.

La bici, dopo il cavallo, credo sia il mezzo migliore per esplorare queste terre, in una sfida con te stesso, tra il cercare di capire quanto il tuo fisico possa resistere e quanto invece il tuo intorno ti conceda di continuare.

La bici ti fa andare alla velocità del mondo, ti fa accorgere dell’aquila che ti sta sorvolando, ti lascia il tempo di salutare quel bimbo in mezzo alla strada o ti permette di fermarti ad accogliere l’invito in casa di una famiglia nomade.

La bici ti fa sentire parte di ciò che stai attraversa­ndo, senza disturbare troppo, senza perderti troppo.La Mongolia non va corsa, non va gareggiata, perchè poi finisce troppo presto e, forse, non ci si tornerà mai più.

Non c’è abbastanza spazio negli occhi per contenerla tutta, questi sono solo pezzetti che ci sono stati concessi. Grazie Mongolia.

 ?? ??
 ?? ??
 ?? ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy