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ABBEY ROAD BIKE

- Alessio Bonaccorsi

Il ciclismo e la musica. Il ciclismo è la musica. Agosto, una delle giornate più bollenti che io ricordi. Brunello Fanini organizza il suo tributo alla memoria della figlia Michela scomparsa anni e anni fa. Ma soprattutt­o la dedica è al ciclismo. Alla sua gente, alle atlete, alla vita.

Gli scrivo e gli dico... Brunello ti va che venga a fotografar­e la cronometro che incigna* il Giro della Toscana Women? (*come diciamo noi toscani). Lui non mi risponde con pacatezza, no. Lui mi urla di venire eccome. Certo che devi venire, quando tutto è finito, di una corsa, di un Giro, di qualsiasi cosa, una sola cosa rimane a imperitura memoria. Le fotografie.

E allora vieni, Alessio, vieni!

E io vado.

La crono, che se vogliamo essere fighi chiameremo TT Race, si sviluppa lungo l’asse principale della città di Campi Bisenzio.

Anda e rianda. Un unico asse. Un’unica via.

Una colonna vertebrale lungo la quale le atlete corrono e si rincorrono.

Corrono e si incrociano. Gli sguardi che tagliano come lame. Le masse muscolari che si contraggon­o al limite, non appena si incrociano lungo il corso diviso da birilli bianchi e rossi.

E poi i rumori. Chi non ha mai assistito a una corsa a cronometro moderna non può capire di cosa si parla.

Le ruote, siano esse lenticolar­i o a razze, il carbonio che ormai è il 90 per cento di queste bici astronomic­he, a metà strada tra uno Stealth e un velocipide, hanno un loro rumore.

Il rumore del vento. Il rumore della forza. Il rumore delle speranze di tutte le ragazze che affrontano la prova.

Due chilometri e duecento metri.

Un soffio. Pochi respiri e molte apnee lungo il pavé.

E questa musica mi ha proposto la sua visione dentro al mio rettangolo magico, dove inquadro il mondo che mi parla.

Sì, mi parla. E questo suo parlare ha una sua musica. Così non appena ho incrociato queste strisce, come potevo non pensare ad Abbey Road.

Chi non conosce Abbey Road?

Avevo solo bisogno di far ascoltare la musica che ascoltavam­o sulla strada. Su quei ciottoli.

Ecco che ho deciso di tenere ferma la strada. Immobilizz­ata, congelata con il suo calore cocente che ribolliva silenziosa.

Ma le atlete no.

Loro erano come il vento, un fruscio fragoroso che inneggiava il loro Come Togheter! su quelle strisce.

E alvento urlavano Get Back!

Le ho guardate e riguardate.

Ok Brunello…

Grazie di avermi fatto correre a questa tua infinita corsa d’amore.

Non ti ricorderai di nessuna di loro guardando queste foto.

Ma non potrai non ricordarti della loro musica. Vento. Musica e ruote.

Niente di più si può chiedere per godere di questo sport.

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