PIANGI UOMO
Tentare di parlar bene dei maschi, in Italia, nell’autunno 2014, dopo quel che abbiamo visto e vissuto e sentito negli anni (gli ultimi, e tutti gli anni della nostra vita, a pensarci) non • impresa facile. Bisogna essere molto magnanime, molto fortunate, o molto Maria Elena Boschi. Bisogna sentirsi superiori e ignorare la misoginia travestita da correttezza politica o da libertˆ di espressione sessuale (in genere, in vari modi, a pagamento). Bisogna tenere a bada il neotradizionalismo travestito da femminismo ragionevole (tradotto: le donne devono farsi un mazzo cos“sia in famiglia sia in un ufficio sia con i figli; insomma, se non sono mogli e madri e ottime lavoratrici allo stesso tempo non vale; poi, • a loro concesso riunirsi in piccoli gruppi per intonare il coro “come siamo affaticate, come siamo brave”; mah). Per˜, un modo bisogna trovarlo. I motivi sono ben noti, ma a volte vale la pena ricordarne qualcuno. Per dire: 1) Se sei etero o bisessuale, gli uomini possono avere un loro perchŽ. 2) Gli ambienti di lavoro tuttefemmine possono essere infernali, la presenza di uomini etero o bisessuali attenua conflitti, modera i comportamenti da ape regina, garantisce interlocutori a chi non pensa che il Real Madrid sia un reality spagnolo. 3) Alcuni di loro sono tuttora capaci di contribuire al concepimento di un bambino senza bisogno di costose terapie all’estero (forse per questo il governo ha di nuovo bloccato il ricorso alla fecondazione eterologa: vuole dare ai nostri maschi ormai internazionalmente poco credibili un residuo perchŽ). 4) La vita sociale mista • pi• divertente, a patto che le femmine non si facciano zittire e che i maschi si mettano a sparecchiare. E cos“via. Tenendo conto di tutto ci˜ - e anche a scopo strategico/terapeutico - si pu˜ coltivare un po’ di misandria ironica, in privato. Il termine misandria, insomma astio verso gli uomini, • da sempre malvisto. Pu˜ essere rivisto, come arma discreta contro la misoginia sottotraccia. é un’idea delle giovani femministe anglosassoni, ultimamente. Esiste un Misandrist Book Club, un gruppo di professioniste americane che legge e commenta libri scritti da donne. Esiste giˆ un merchandising, tazze in ceramica, spille e magliette con scritte tipo “I Bathe In Male Tears” (faccio il bagno nelle lacrime dei maschi). A giugno ha postato su Twitter una foto con la suddetta maglietta Jessica Valenti, commentatrice di The Guardian Us e scrittrice, per rispondere a un tot di insulti misogini on line. A pensarci, la vorremmo in molte; anche noi giornaliste con blog e forum, che dobbiamo leggere decine di orrori ogni giorno. Intanto, basta cercare l’hashtag #maletears e farsi due risate. “Un sacco di ragazze che seguo su Instagram e amano queste cose sono teenager”, ha detto Valenti. “Il loro • un femminismo fatto di post sarcastici”. E la misandria ironica “• la sua prosecuzione naturale”. Ed • diventata una gigantesca presa in giro collettiva, in cui si ostenta “una vasta congiura anti-uomini” declinata nei modi pi• assurdi e con le battute pi• varie. é colpa del complotto misandrico, se le ultime vittime di fulmini in America sono tutti uomini; se “i commentatori televisivi maschi sono affetti da una misteriosa deformazione alle corde vocali”; se “in 16 cittˆ americane le donne guadagnano pi• degli uomini” (questa • una notizia vera; purtroppo non si tratta di metropoli, la pi• nota • Santa Fe, New Mexico). E insomma, secondo le praticanti, “la misandria ironica reinventa il femminismo”. Permette di sfogare arrabbiature e frustrazioni, di capovolgere luoghi comuni e pregiudizi mettendone in luce l’assurditˆ; e di mostrare come le donne assertive non odino i maschi. Vogliono solo un po’ prenderli in giro prima di spiegargli che le pari opportunitˆ, tuttora, non esistono (anche le timide possono divertirsi con le #maletears sui social network, fa un monte di bene, in effetti; poi si riesce persino ad accendere la tv italiana, va be’, insomma, quasi).