Amica

RITORNO alla COUTURE

Bar, Corolle, Verticale, Zig-Zag, AilŽe. Le silhouette di Christian Dior, il sarto di avenue Montaigne 30, oggi hanno la forma di gioielli. Costruiti con rigore geometrico e leggerezza femminile da Victoire de Castellane

- Testo Alessandra de Pinto Foto Brigitte Niedemair

Pensava come un architetto, agiva da couturier. Lo scrive lui stesso nella sua autobiogra­fia del 1956 Christian Dior & moi (Donzelli) . “Disegnai una donna-fiore: morbide le spalle, il busto florido, la vita sottile come una liana, la gonna larga come una corolla. Un aspetto così etereo aveva bisogno di una costruzion­e rigorosa. Sentivo l’esigenza di dare ai miei abiti una forma calcolata e precisa, e per ottenere quello scopo dovevo ricorrere a una tecnica del tutto diversa da quelle che si usavano allora. Volevo che i miei abiti fossero ‘costruiti’, modellati sulle curve del corpo femminile per esaltarne le forme. Sottolinea­i la vita e il volume dei fianchi, valorizzai il seno. Per dare più ‘corpo’ ai miei modelli feci foderare di percalle o di taffetà quasi tutti i tessuti, riallaccia­ndomi a una tradizione da tempo dimenticat­a”. La sua moda, a cominciare dal New Look, la più grande rivoluzion­e stilistica contempora­nea, è l’effetto di questa doppia visione razionalei­mmaginific­a. Troppo personale per essere replicata. A meno di non trasportar­la in una dimensione diversa rispetto agli abiti: Victoire de Castellane, direttore artistico di Dior Joaillerie, ci è riuscita. Archi Dior, la nuova collezione di alta gioielleri­a presentata lo scorso settembre alla Biennale des Antiquaire­s di Parigi, è la riproposiz­ione di quell’allure fatta di lavoranti e première, camerini e mannequins, bozzetti, spilli, figurini e, ovviamente, stoffe: seduzioni tattili piegate alla volontà, e ai capricci, del grande sarto. Solo che al posto della seta, dello shantung, del faille, della lana, dell’organza o dello chiffon ci sono i gioielli

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