BACI RUBATI
Storia di un’avventura. Poche parole, molti sguardi e la seduzione dell’Haute Couture Chanel in un carosello parigino di due giorni dove la bellezza appare e scompare come un miraggio da inseguire
al cielo Parigi è d’argento. Lei scende dalla scaletta dell’aereo e si strizza nel cappotto: meno qualche grado, il vento del nord, la sveglia così presto. Le lacrime nei suoi occhi sono l’effetto del freddo ma anche della felicità di essere in Francia questa mattina. Il trolley al seguito e il baule del taxi che si chiude: infila le cuffie alle orecchie e ascolta cantautori fumosi e romantici mentre la città si avvicina. La colonna sonora è una decisione lucida: perdersi. All’hotel in rue Cambon trova l’invito per la sfilata della Couture Chanel. È un invito bellissimo, un origami bianco che si apre per lei. Si fa la doccia, si cambia. Cammina da sola verso il Grand Palais e per via dei tacchi che ha messo e per via del suo sguardo che si perde in place de la Concorde non si concentra sulla strada, così inciampa ad attraversare. Le macchine le sfrecciano vicine. L’Étoile che appare da terra è un miraggio. E ancora le lacrime le riempiono gli occhi e ancora sono lacrime del vento. O forse adesso sono anche lacrime di dolore, la caviglia si è stortata, cadere per terra fa comunque venire da piangere, a quattro anni e a 20, a 40, a 60, sempre. Un uomo la aiuta, ha la sigaretta in bocca e sorride. Ha gli occhi chiari, sorride ancora. Anche lei allora sorride. Lui la accompagna all’altro lato del boulevard, la aiuta a sedersi su una panchina e le chiede se va tutto bene e lei risponde che va tutto bene. Si sorridono ancora. Lui guarda se il verde è arrivato e il verde è arrivato. Au revoir, le dice. Au revoir, dice anche lei a lui. Lui la guarda ancora e si volta ancora e lascia che il semaforo torni rosso perché deve dirle che non è che vuole essere scortese, è che è in ritardo assoluto. Certo capisco, capisco, gli dice