Cattivi Propositi
Di Maria Laura Rodotà
alestra, aquagym? No, con quel che costano. Io appena entro in acqua parto con gli esercizi inventati da me, sono praticamente Jane Afonda. E poi vorrei scrivere un libro: Diventa tonica e perdi peso mentre ti metti la crema. Guarda come faccio. Gambe divaricate per cosce e glutei, braccia in torsione per la schiena. Mentre pulisco casa mi metto i pesetti a caviglie e braccia. A furia di prendere robe e andare su e giù per le scale, vedi qui che fisico”. Che fisico, accidenti, a 50 anni passati. Lei, e le sue amiche, cugine di campagna la cui storia racconta un po’ questo Paese e tanto la bravura di tante femmine tardone. Te le ricordavi belle, sciolte, eleganti con niente e con incarnati sani, e sottotraccia eri perplessa. Un po’ distante, a tratti invidiosa. Di queste donne hippie d’alta gamma, che avevano fatto la “scelta di vita”; si diceva così allora, si continua a dire nei finti reality tv in cui la gente vuole andare a stare in campagna. Loro l’avevano fatto. Con tutti i comfort e qualche lusso, bei casali restaurati, piscine riscaldate foderate di ciottoli di fiume invece della guaina turchese che fa Ferilli a mollo ne La grande bellezza, e/o cavalli. Con mariti aitanti che ogni tanto erano via ma pazienza, e figli da lasciare al mattino presto alla fine delle strade bianche, dove comincia l’asfalto e passa lo scuolabus. E loro in formissima, capelli lunghi, galosce, giardinaggio, eccetera. Nell’eccetera c’erano i libri letti con agio in pomeriggi silenziosi, gli amici in visita con cui si aveva tempo per parlare, qualche bel viaggio. Erano gli Anni 90, ovvio. Ora le rivedi, quelle donne, e sono ancora belle. Ora sono gli Anni 10 del terzo millennio, e sono povere. Non proprio povere, quasi. Senza gli impieghi lasciati in città non hanno potuto mettere nulla da parte. Qualche eredità è sparita. Quasi tutti i mariti sono andati via, anni dopo avere deportato la famiglia nella pace agreste; vivono in città adesso, con nuove donne; gli è andato male qualche afare, non mandano soldi. Mogli e figli devono arrangiarsi. I figli, in genere fuori a studiare, paiono più responsabilizzati del medio bamboccione benestante. Le mamme lavorano di nuovo dopo anni, come possono, e hanno un’aria contenta che da ricche non avevano. Una ha trasformato il grande casale in un agriturismo, ha molti ospiti russi ma li tiene a bada, tiene molta vodka in frigo e li stende. Un’altra si è trasformata da Maria Antonietta in coltivatrice diretta. Orti e terre coltivate non sono più un vezzo per i pasti bio dei signori, partono verso le boutique del vegetale dei quartieri borghesi di città vicine. I polli, a cui è stata a suo tempo costruita una specie di resort, sono aumentati e si vendono benissimo. Un’altra ancora ospita ritiri di yoga-meditazione-pilates per signore urbane ancora ricche; quando stanno lì la trattano male, proprio come trattano le collaboratrici domestiche. “E di fatto lo sono, le persone che ti aiutano costano, e quindi pulisco io casa e giardino. Però queste sono a costo zero, mangiano niente, gli dai due verdure e riso della Coop e si sdilinquiscono pensando che dimagriranno e andranno molto di corpo. Parlano tanto dei loro intestini. Io no, qui dicono: “L’orto fa l’omo morto”, ma l’orto fa la donna forte e non preoccupata dei movimenti interni”. Va bene, sono nuove povere di lusso, ma con gli stessi problemi dei nuovi poveri regular: bollette, mal di denti imprevisti, necessità di interventi chirurgici, anche multoni. Sono da fare conoscere a tante depresse di città, coetanee ma soprattutto più giovani. A cui chiedere: sognate veramente di affidarvi a un uomo e di dipendere da lui? Pensate davvero che senza una vita fuori di casa, o senza la soddisfazione di guadagnare qualcosa, possiate essere contente? Non credete sia importante imparare a credere in se stesse e ad arrangiarsi con stile? Buona rifessione agostana; e soprattutto, quando vedete una carampa squattrinata e attiva, imparate da lei, e rispettatela.