Tutto il piacere di uno scandalo vintage
Un passo indietro, non alla Versione di Barney (scontato che chiunque conosca il capolavoro di Mordecai Richler) ma al titolo originale di La storia di Mortimer Griffin: Cocksure. Il termine si traduce solo con un (piccolo) giro di parole e dà conto di una persona, anzi di un uomo spavaldo, un po’ (tanto) pieno e sicuro di sé come la semplice parola galletto non rende (avendo sin troppe sfumature dongiovannesche). Così presuntuoso è ovviamente il Mortimer di cui sopra di origine canadese e fortuna londinese in una sofisticata casa editrice che viene comprata da un tycoon di Hollywood, il Creatore di Stelle, concentrato soprattutto sulla propria immortalità. Il protagonista sin troppo bello e sin troppo wasp un po’ si perde anche perché, dimenticavo di dirlo, siano negli Anni 60, epoca swinging in cui tutti sperimentano tutto. Un tempo raccontato in presa diretta: il libro è uscito nel 1968. Parecchi particolari morbosi sono raccontati con ironica leggerezza dall’autore, ma poco amati dai suoi contemporanei: questo libro è stato a lungo all’indice in molti Paesi anglosassoni. Oggi, ovviamente, tutto ciò fa sorridere. Mortimer via via viene accusato di moralismo, razzismo, debolezza e tante altre cose, ma soprattutto di eccessiva fragilità virile. Come sempre schegge di aubiografismo si mescolano a uno sguardo laico impareggiabile nelle pagine di Mordecai Richler e la sensazione di lettura datata che si prova a tratti va assecondata, provando il piacere che danno i più belli oggetti vintage.
La storia di Mortimer Griffin traduzione di Giovanni Ferrara degli Uberti Adelphi, pp. 243, € 18
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