Amica

VICINI SI DIVENTA

Spesso le facce ci sfuggono, anche se i loro rumori ci sono (sin troppo) familiari. Sono una risorsa di cui non ci rendiamo conto. A formare la comunità ora ci pensa la community. Così grazie ai social network si riscoprono condomini, strade e quartiere.

- Testo Marzia Nicolini Foto Arne Svenson

Vivo in una grande casa di ringhiera a Milano, di quelle gialle con lunghi ballatoi. Facendo bene i conti siamo circa una cinquantin­a di condomini, quando li incontro ne riconosco sì e no una decina, però so tutto delle loro abitudini. Sono una colonna sonora permanente, 24 ore su 24 e sette giorni su sette. E non solo in estate con le fnestre spalancate sul cortile (specialmen­te lo scorso luglio, quando non tirava un flo d’aria). Impazzano anche nelle stagioni più fredde, quando il brulicante fusso di rumori, voci e suoni supera porte e muri. Sono i vicini di casa, specie niente afatto in via d’estinzione, ricchissim­o repertorio di umanità. C’è il farmacista con retrobotte­ga interno: ogni volta che apre il negozio (alle sette del mattino per 365 giorni) inizia a dialogare (urlare) in milanese stretto con il portinaio, egiziano trapiantat­o da abbastanza anni per sapere replicare a tono. La coppia che vive sopra di me, focosa e innamorata, non conosce orario per dimostrare la mancanza di inibizioni: il problema è che sono sin troppo comunicati­vi (tempo fa sono stati applauditi da una piccola folla che si era raccolta in cortile). Dirimpetta­io di pianerotto­lo è un coetaneo sarto; afabile e simpatico, peccato preferisca la notte al giorno per cucire con un’antiquata, rumorosiss­ima macchinett­a vintage. E

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