VICINI SI DIVENTA
Spesso le facce ci sfuggono, anche se i loro rumori ci sono (sin troppo) familiari. Sono una risorsa di cui non ci rendiamo conto. A formare la comunità ora ci pensa la community. Così grazie ai social network si riscoprono condomini, strade e quartiere.
Vivo in una grande casa di ringhiera a Milano, di quelle gialle con lunghi ballatoi. Facendo bene i conti siamo circa una cinquantina di condomini, quando li incontro ne riconosco sì e no una decina, però so tutto delle loro abitudini. Sono una colonna sonora permanente, 24 ore su 24 e sette giorni su sette. E non solo in estate con le fnestre spalancate sul cortile (specialmente lo scorso luglio, quando non tirava un flo d’aria). Impazzano anche nelle stagioni più fredde, quando il brulicante fusso di rumori, voci e suoni supera porte e muri. Sono i vicini di casa, specie niente afatto in via d’estinzione, ricchissimo repertorio di umanità. C’è il farmacista con retrobottega interno: ogni volta che apre il negozio (alle sette del mattino per 365 giorni) inizia a dialogare (urlare) in milanese stretto con il portinaio, egiziano trapiantato da abbastanza anni per sapere replicare a tono. La coppia che vive sopra di me, focosa e innamorata, non conosce orario per dimostrare la mancanza di inibizioni: il problema è che sono sin troppo comunicativi (tempo fa sono stati applauditi da una piccola folla che si era raccolta in cortile). Dirimpettaio di pianerottolo è un coetaneo sarto; afabile e simpatico, peccato preferisca la notte al giorno per cucire con un’antiquata, rumorosissima macchinetta vintage. E