Amica

Editoriale

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Oggi comunicare è veramente facile, ovunque ci si trovi, anche alla fine del mondo. Sono da poco tornata da un viaggio in Etiopia e mi ha stupito vedere come in un Paese con così tante difficoltà (ma profondame­nte orgoglioso) quasi tutti avessero il cellulare. Rimanere in contatto non è mai stato così semplice: in questo esatto momento sono seduta sul divano di casa e ho appena ricevuto un whatsapp da un’amica in Birmania. Più che telefonare, infatti, usiamo sms o messaggi, sicurament­e meno costosi, più immediati e che, soprattutt­o, consentono di condivider­e in pochi secondi immagini o filmatini. Hanno sostituito le vecchie cartoline che quasi nessuno spedisce più: quello che vediamo ma anche le nostre emozioni e i nostri pensieri vengono comunicati con parole, faccine, cuori, alberelli in una sorta di nuovo alfabeto che ogni tanto mi fa pensare ai geroglific­i egizi. Quando si sente quel suono che avverte dell’arrivo, sfido chiunque a resistere alla tentazione di guardare che cosa ci hanno scritto o mandato. Non solo, il testo oggi sembra superato dai messaggi vocali che si registrano e si spediscono senza nemmeno la fatica di scrivere, anche se la voce suona un po’ distorta. E Siri, diventata la nostra aiutante personale, ci ricorda appuntamen­ti, trova indirizzi e a volte, quando non capisce, ci rimprovera con il suo timbro metallico. Tutto molto comodo ma così, tra registrazi­oni, sms, faccine, praticamen­te rischiamo di non parlarci più. Mi propongo per il 2016 di parlare e ristabilir­e un contatto più umano e personale. In fondo non è così difficile.

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