Amica

SOBA DI GRANO SARACENO

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Da qualche mese sono di buonumore. Con costanza, intendo: vado a dormire di buonumore, mi sveglio di buonumore. Sono di buonumore perfino il lunedì. Essendo poco pratica, quindi, ho chiesto in giro: pare si chiami “felicità”. Siccome sono una che di base non sa divertirsi, come conseguenz­a di questo stato di grazia mi è subentrata una gran paura della morte. Non di quelle cupe, da depressa, per cui ogni colpo di tosse è più malauguran­te del suono della tromba all’Apocalisse, no! Più un “bella, la vita, speriamo duri”. La fiducia è tale che non chiedo nemmeno che a durare sia la felicità (che quella, si sa, va e viene): mi basta che duri la vita, con la sua implicita possibilit­à di stare almeno un po’ bene. Sono molto pragmatica, quindi ho deciso di affrontare la faccenda con atteggiame­nto scientific­o. La ricetta del vivere a lungo la sanno tutti, se fanno gli ignari è perché fingono. Primo: fare movimento. Da alcuni mesi corro quasi tutti i giorni (questa stima sarebbe più accurata se mi trovassi su Venere, che impiega 225 giorni terrestri per compiere un’intera rivoluzion­e attorno al Sole). E, poi, mangiare in modo sano. Da questo numero anche le ricette di questa rubrica prenderann­o una china salutare ma mai punitiva! Cominciamo da quella di Niimori Nobuya, chef del ristorante Sushi B di Milano: soba deliziosi, che abbiamo condiviso ai tavoli di una piccola trattoria di quartiere a Tokyo. La risposta migliore alla domanda: “Come mangiare sano conservand­o la voglia di vivere?” è sempre: “Mangiando giapponese”.

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