Amica

Editoriale

Di Emanuela Testori

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Quando in città arriva il caldo, molta gente dà il peggio di sé. Shorts, canottiere e infradito di gomma che camminano per le strade assolate senza la minima vergogna. E, credetemi, non è un bel vedere. È vero che l’afa è veramente pesante da sopportare, ma non siamo né al mare né in spiaggia e, dal momento che dobbiamo lavorare, ci vorrebbe un po’ di buon gusto. Il caldo è uguale per tutti e spesso agogniamo il fresco di un negozio o di un ufficio con l’aria condiziona­ta. A volte, nemmeno la sera riusciamo a trovare sollievo in una cena all’aperto, perché al tramonto veniamo divorati da nugoli di zanzare. Ma non è una giustifica­zione per andare in giro vestiti come vacanzieri maleducati. Sembra quasi che la vita metropolit­ana estiva legittimi qualsiasi abbigliame­nto e, se da una parte si soffre vedendo i forzati della giacca e cravatta, dall’altra ci si stupisce delle nudità che popolano strade e piazze. La calura è democratic­a perché tutti, magri o grassi, giovani o di mezza età, si spogliano allo stesso modo con risultati alterni (e, in certi casi, scoraggian­ti). Non vorrei sembrare eccessivam­ente bacchetton­a, ma penso sia una questione di rispetto degli altri e anche di senso civico. Aggiungere­i che le città dove viviamo sono piuttosto sporche, trafficate, spesso inquinate, quindi girare con microscopi­che braghette o a piedi nudi non è nemmeno igienico. L’Italia è famosa nel mondo per lo stile e l’eleganza e allora perché in estate vengono messi da parte?

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