Ed è subito caos
ne abbiamo bisogno, anche per giustificare il desiderio di avere prima o poi un’IDEA GENIALE. Dalla casa al lavoro, come sulla scrivania di Albert Einstein qui sopra, lo abbiamo trasferito ovunque. Anche nei device. Convivendo a fatica con i MANIACI dell’ordine
QUANDO venne incaricato dalla rivista Life, il 18 aprile 1955, di immortalare la scrivania di Albert Einstein all’Università di Princeton, poche ore dopo la sua morte, Ralph Morse rimase affascinato. Quel tavolo (che vedete in queste pagine) strabordante di scartoffie, libri, lettere stropicciate, fotografie ingiallite - e non dimentichiamoci della sua pipa - gli sembrava quasi un’installazione, un’opera d’arte. Questa immagine, più che di una didascalia, avrebbe bisogno di un haiku (dal giapponese, componimento poetico formato da tre versi). Così suona la frase con cui l’uomo, che rivoluzionò il mondo della fisica, la raccontava: “Se una scrivania in disordine è segno di una mente disordinata, di che cosa sarà segno allora una vuota?”. Vivere in ambienti spettinati favorisce la creatività? Il cliché “più confusione uguale più genio” è noto. E chi tra noi ne ha abusato, per giustificare pigrizia e indolenza, ora ha addirittura una scusante che pare pressoché scientifica (mai quanto la teoria della relatività). È uno studio della Carlson School of Management dell’Università del Minnesota ad attestare la serietà del casino. All’esperimento hanno partecipato 188 persone, divise in due gruppi collocati in zone diverse, una ordinata, l’altra decisamente sciattona. Dovevano testare frullati alla frutta e inventarsi nuovi usi per le palline da ping-pong. L’esito ha confermato le ipotesi iniziali: le cavie nella stanza immersa nella baraonda hanno dimostrato maggiori originalità e capacità di sfornare idee innovative. Grazie a fragole e a banane spappolate con fantasia, senza perdersi a immaginare come possano interagire con il tennis da tavolo, dà conforto la quasi certezza che è possibile trovare ispirazione nel disordine, o considerare quest’ultimo sinonimo di intelligenza. Anche se, a partire dai genitori di figli confusionari, non tutti la pensano così. Non è scientifico quanto lo studio condotto nel campus del Minnesota, ma un sondaggio di Adecco (società di ricerca e selezione del personale), che ha coinvolto un migliaio di lavoratori statunitensi, rivela che il 53 per cento degli intervistati giudica il collega in base alla scrivania, considerando disorganizzato chi non la cura.
ANSIA
A dare manforte a tutti i disordinati, però, ci sono sempre più nuove ricerche. Uno studio pubblicato da Journal of Consumer Research, per esempio, ha evidenziato come le condizioni in cui si tiene la casa rispecchino il modo di affrontare la routine giornaliera. In questo caso, alle cavie casalinghe è stato chiesto di fotografare le zone ordinate e disordinate delle proprie abitazioni, per mostrarle al pubblico. Alcune delle persone che hanno partecipato sono entrate in ansia, sentendosi obbligate a mettere tutto a posto in fretta. Al contrario, altre sono rimaste completamente indifferenti: sistemare una casa sottosopra non era certo una loro priorità. La maniera diversa di gestire il caos ha fatto capire agli studiosi che i confusionari possiedono maggiore capacità di tenere sotto controllo le emozioni, reagendo positivamente agli imprevisti o alle situazioni complesse. Nella competizione ordinati
maniacali versus disordinati seriali, a quanto pare i secondi l’hanno vinta. Anche se poi, quando si tratta di armadi o di ripostigli, il fatto di averli trasformati in buchi neri, che fagocitano qualunque cosa venga messa dentro, fa rimpiangere di non essere precisini. Basti pensare che gli inglesi perdono 15 minuti, ogni mattina, imbambolati davanti al guardaroba, solo per capire che cosa indossare tra l’ammasso di roba che contiene, molta della quale non viene più usata dai tempi del college. Lo conferma un sondaggio della catena Marks & Spencer, dove si scopre che nei casi più gravi si scatena la cosiddetta “wardrobe rage”, la rabbia da armadio.
OSSESSIONE
Si chiama “sindrome della cantina piena”, o, per usare il termine medico, disposofobia. Chi ne soffre tende ad accumulare senza ritegno oggetti di qualunque tipo, fino a invadere l’appartamento. A loro, e sono tanti, la tv satellitare Sky ha perfino dedicato un reality show intitolato
Accumulatori seriali, format che dagli Stati Uniti è arrivato in Italia. Con l’avvento della tecnologia, questo disturbo si è trasferito dalla casa al computer, con sistemi operativi che rischiano di implodere per colpa di tonnellate di megabyte di file, filmati, foto e quant’altro che non si osa buttare definitivamente nel cestino (non prima, comunque, di aver fatto un backup). Non se la passano meglio gli smartphone, device che ormai un po’ tutti abbiamo immolato a cassaforti contenenti la nostra vita. Non si riesce proprio a disfarsi delle valanghe di whatsapp con tanto di video allegati, che non fanno che rallentare la funzionalità dell’apparecchio. E poco importa se il telefono ogni giorno ti implora di liberargli la memoria. C’è da augurarsi che un disposofobico non inviti mai a casa un individuo affetto da ataxofobia (la paura della confusione), predisposizione genetica accentuata dal contesto sociale. Un ataxofobico è un perfezionista, tutto deve essere al posto giusto.
SCHEMATICITÀ
“Chaos”, dal greco antico, vuol dire spazio aperto, voragine. Eppure, perfino nel nostro caos “senza h” è presente uno schema logico, una variante chiamata disordine ortodosso, oppure ordinato. Chi ha la fortuna di possedere una libreria ben fornita può decidere se posizionare i volumi per titolo o per casa editrice. Se scegliesse, invece, di organizzarli per tema, l’interpretazione diventerebbe puramente soggettiva. Per un ospite, che si trovasse di fronte a quello scaffale, risulterebbe arduo individuare velocemente un autore e, se per caso dovesse azzardarsi (pensando di fare un favore) a collocare i libri dalla A alla Z, getterebbe il proprietario nello sconforto poiché il suo ordine è stato alterato. Per farla breve, non esiste una formula oggettiva con cui stabilire se documenti digitali, messaggi di posta o libri siano categorizzati con un sistema di facile o difficile reperimento. In realtà, come diceva il giovane Friedrich Nietzsche, allora non ancora filosofo: “Bisogna avere il caos dentro di sé per generare una stella danzante”. Replicava così, se la madre gli chiedeva di riordinare la camera. Il suggerimento è perfetto per la prossima volta che qualcuno farà notare quanto la nostra scrivania sia incasinata. Si potrà sempre rispondere: “Non è disordinata, è creativa”.