Green card
vegan ok. ADATTO AI VEGANI. Sono garanzie sufficienti? C’è da fidarsi di una formula CRUELTY FREE? E come comportarsi con un soin senza bollino? Sempre più case cosmetiche sposano filosofie eco, ma non è facile destreggiarsi tra REGOLE E ETICHETTE. Talvolta conviene fare indagini in prima persona
SE C’è un detto
che ben si adatta alle scelte cosmetiche dei vegani è quello che recita “se non puoi mangiarlo, non metterlo sulla pelle”. L’aspirazione a uno stile di vita friendly con l’ambiente è ormai acquisita e la costola vegana ne rappresenta l’ultima e crescente tendenza, come dimostrano l’aumento percentuale degli adepti e il raddoppio del numero delle aziende presenti all’ultimo Vegan Fest, la più importante fiera internazionale del vegano in Italia che si è tenuta nel settembre scorso all’interno del Salone internazionale del biologico e del naturale a Bologna. La filosofia vegana non si limita all’alimentare, ma si è estesa all’abbigliamento e alla cosmetica. I brand che hanno deciso di dedicare ai prodotti vegan almeno una linea di trucchi e soin sono sempre più numerosi, vedi la famosa boutique naturale The Beautyaholic’s Shop che commercializza la veganissima Juice Beauty di Gwyneth Paltrow, nota per il suo stile di vita eco e per le scelte animaliste. Ma è così semplice capire quando un prodotto è vegano? E quali sono i criteri a cui affidarsi per non sbagliare? «In generale le scritte Vegan Ok o Adatto ai Vegani sono una garanzia sufficiente», spiega Stefano