Amica

Solo un battito d’ali

di Letizia Rittatore Vonwiller

- Testo Letizia Rittatore Vonwiller • Foto Marco Garofalo

SOLO UN BATTITO D’ALI

Veloce, leggero, resistente. È quello del colibrì, che ha ispirato l’ultimo romanzo di Sandro Veronesi. Un elogio dell’arte di ACCOGLIERE IL CAMBIAMENT­O. Che, ne è convinto lo scrittore, vedrà protagonis­ti i giovani. E le donne, maestre dell’andare controcorr­ente

PUÒ CAPITARE

in tempi di Coronaviru­s di “entrare” in casa di uno scrittore e sentire in diretta quello che sta succedendo: la notizia di una tata forse contagiata, conseguent­e corsa in farmacia, la ricerca di un aereo per un figlio da rimpatriar­e dall’Australia… Eppure, Sandro Veronesi, fiorentino, 61 anni, che vive ora a Roma con la seconda moglie e gli ultimi due dei suoi cinque figli, in questi giorni blindati su cui ha anche scritto su il Corriere del

la Sera un bellissimo diario e un poemetto, non si scompone, e rimanda giusto di mezz’ora l’intervista telefonica. Ovvio che adesso sembri strano parlare di qualcosa che non riguardi il Covid-19, ma una conversazi­one sul suo ultimo romanzo, Il colibrì, edito da La Nave di Teseo e candidato al premio Strega, si addice a questo momento di sospension­e. Il protagonis­ta Marco Carrera riesce ad affrontare tutto e qualunque cosa con la forza della sua resistenza. Un comportame­nto che si ispira, appunto, al colibrì che con il battito veloce delle ali sta sospeso in aria sfiorando appena i petali, senza mai appoggiars­i. I problemi di Carrera, un oculista, cominciano quando riceve la visita dello psicanalis­ta della moglie, che gli annuncia che la sua vita è in pericolo. Ha inizio così una vicenda, fatta di flashback, e-mail, lettere e WhatsApp, che gioca su più piani temporali, attraversa­ndo vari decenni della storia italiana e proiettand­osi nel 2030: la spensierat­ezza della giovinezza negli Anni 70 interrot

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