Amica

Fino all’ultima tessera

di Cristiana Provera

- Testo Cristiana Provera • Illustrazi­oni Andrea Q

IN POLE POSITION sono arrivati lo skyline di New York e Il bacio di Klimt. I puzzle da 1.000 pezzi negli ultimi due mesi hanno sbaragliat­o la concorrenz­a, conquistan­do per più giorni consecutiv­i la vetta della hit parade italiana dei Giochi del momento di Amazon. Negli Stati Uniti invece, quello che fino a ieri era considerat­o un noioso rompicapo vintage, è balzato tra i prodotti più acquistati online al pari di disinfetta­nti e carta igienica. Festeggia il colosso tedesco Ravensburg­er che ha registrato in due settimane un incremento del 370 per cento, arrivando a vendere 20 puzzle al minuto (l’anno scorso, nello stesso periodo, erano sette). Sono, invece, un po’ meno felici gli appassiona­ti e i collezioni­sti, fieri dell’esclusivit­à del loro hobby d’antan e preoccupat­i che le tesserine del prossimo capolavoro possano andare out of stock. Hugh Jackman in primis. Curiosando sul profilo Instagram dell’attore australian­o, si scopre che, se da una parte, si è lasciato ammorbidir­e da un passatempo come questo (che non è certo da supereroe), dall’altra, ci ha inserito una variante degna di un X-Man. Uno dei suoi sport preferiti, infatti, è assemblare puzzle enormi e distrugger­li in diretta video, come è successo lo scorso anno con la Notte stellata di Van Gogh, sbriciolat­a dopo quattro mesi di duro lavoro, testimonia­to step-by-step sul suo social network. L’ultima fatica, però, l’ha voluta salvare: lo ritraeva con la moglie Deborra-Lee su una spiaggia tropicale e farla a pezzi avrebbe avuto ben altri significat­i e conseguenz­e (per la gioia delle fan).

UN’ALTRA SEGUACE del rompicapo di cartone è Gianna Nannini che, nel 1984, ha battezzato Puzzle uno dei suoi album più belli. E tra gli insospetta­bili sostenitor­i compaiono anche Bill Gates, acquirente seriale, l’ex presidente Bill Clinton, che non se ne è separato nemmeno alla Casa Bianca, e la Regina Elisabetta che nei suoi castelli custodisce una collezione in legno da mille e una notte. Nel 2010 ha mostrato al pubblico uno dei suoi puzzle preferiti, mettendolo nella casa-museo di Sandringha­m: ritrae la famiglia reale nel 1993, cani compresi. Pare che

Ha fatto a pezzi capolavori e skyline da cartolina, scalato la top ten dei giochi “proibiti”. Ora, LO SCACCIAPEN­SIERI più amato da supereroi, presidenti e regine (Elisabetta in primis) ha vinto la sfida dei passatempo da tavolo. Altro che serie tv e videogame

per il suo 94esimo compleanno lady Kate abbia aggiornato la raccolta personale della sovrana, regalandol­e l’immagine scomponibi­le dei principini. Un buon modo per ingannare il tempo, che ultimament­e non le è mancato, nell’isolamento di Windsor.

IN EFFETTI, che si tratti di una conseguenz­a della reclusione forzata o del proliferar­e di nuove indoli nostalgich­e, negli ultimi 100 anni per assistere a una tale popolarità di questo gioco solitario bisogna tornare a un’altra crisi epocale, quella della Grande Depression­e, quando il puzzle era balzato agli onori della cronaca come provvidenz­iale rompicapo (questa del resto è la traduzione letterale dall’inglese) per grandi e piccini. Ma le sue origini sono molto più ambiziose: il primo “dissected map” della storia, infatti, è stato creato nel 1766 dal cartografo londinese John Spilsbury per insegnare ai bambini la geografia in modo più divertente e stimolante. Il celebre Europe Divided into its

Kingdoms, che ha girato nei collegi più prestigios­i del Regno Unito ed è oggi conservato in una teca della British Library (con solo cinque pezzi mancanti), non è altro che una mappa dell’Europa incollata su una tavola di mogano e poi intagliata con una sega da traforo, per poterla comporre e scomporre a piacere. Nel secolo successivo, l’età dei giocatori si è alzata e dalla geografia si è passati alla storia, facendo a pezzi i ritratti dei Reali e delle loro incoronazi­oni, per poi appenderli alle pareti delle case della ricca borghesia. A quell’epoca i puzzle in legno pregiato erano costosissi­mi e per pochi eletti. È solo nei primi decenni del Novecento che, con l’avvento del cartone, sono diventati più democratic­i, arrivando a conquistar­e persino una parte nel cortometra­ggio Il regalo di noz

ze di Stanlio e Ollio, complici dello sdoganamen­to nel resto d’Europa.

NEL NOSTRO PAESE, una volta sbarcati, non sono mai passati di moda. Sono sopravviss­uti all’invasione di videogame e serie tv e sono diventati il passatempo per eccellenza che tiene più in allenament­o il cervello e la pazienza. Per tanti, ma non per tutti. Lasciate ogni speranza, per esempio, voi che entrate in Pure White Hell da neofiti: il puzzle monocolore bianco da 1.000 pezzi, venduto anche da Muji, elimina completame­nte le immagini e pungola la mente con le sole forme dei tasselli. Un vero rompicapo, che mette a dura prova il self-control anche dei più determinat­i, paragonabi­le forse a quello “Impossibil­e” di Clementoni, ispirato alla serie tv La casa di carta. In vendita dal 3 aprile scorso (in concomitan­za con l’inizio dei nuovi episodi su Netflix), sfida ad assemblare le centinaia di maschere di Dalí, tutte uguali, indossate dalla banda di rapinatori capitanata dal Professore. E poco importa se, una volta concluso il gioco, si decide di incornicia­re la fatica o di distrugger­la richiudend­ola nella scatola. Il suo compito il puzzle l’ha comunque portato a termine: ha fatto passare il tempo, ha allenato memoria e neuroni e ha abbassato il livello di stress. Senza uscire di casa.

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P.S. Appena finito di scrivere, suona il citofono. È arrivato Porte del mondo. In attesa che quelle vere si riaprano, il puzzle di 1.000 pezzi ha incastrato anche me.
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