Amica

Il giardinier­e filosofo

di Mariatilde Zilio

- Testo Mariatilde Zilio Foto Andrew Montgomery

CI SONO LUOGHI che ci abitano, ci formano, guidano le nostre scelte e ci accompagna­no per tutta la vita. Sono dentro di noi sebbene a volte restino nascosti, per poi apparire improvvisa­mente, con una sensazione, un ricordo, un profumo. E riconoscer­li è un attimo.

Così è anche per Luciano Giubbilei, garden designer cresciuto a Siena, accanto a uno dei luoghi più suggestivi d’Italia, piazza del Campo, unica e originale per la forma a conchiglia e per la sua integrità architetto­nica. Abitava lì vicino quando era bambino, negli Anni 70, e ci andava per mano con nonna Domenica, classe 1908, che si prendeva cura di lui. Ancora oggi, ogni volta che ripensa a quella piazza, ne capisce il valore profondo, la poesia, la semplicità, racconta. Anni dopo, con questo scenario unico negli occhi e nel cuore, parte. La meta è Londra dove studia garden design, una passione maturata giovanissi­mo nella campagna toscana. Ma torniamo alla piazza, là dove tutto è cominciato. «Ho iniziato a occuparmi di gardening partendo da questa immagine e da un legame profondo. Non ho un concetto preciso di giardino contempora­neo, penso allo spirito della tradizione italiana, giapponese, ma pure inglese, francese. Senza la conoscenza dei nostri concetti architetto­nici è difficile poterne disegnare uno. Noi, in genere, abbiamo molto rispetto per la struttura, i materiali, il contesto, siamo veramente una grande scuola». Sono anni di lavoro duro in Inghilterr­a - avevo la fortuna di avere una compagna

che mi ha dato la possibilit­à di pensare solo a quello, dice - e anche di successi: vince diversi Best Residentia­l Garden assegnatig­li dalla British Associatio­n of Landscape Industries. «I giardini che facevo all’inizio della mia carriera erano verdi, architetto­nici, essenziali, un po’ all’italiana e un po’ alla giapponese».

Tra le sue piante preferite, infatti, ci sono i ciliegi e gli aceri, poi i cardi e le querce sempreverd­i, «dal colore così intenso che dà profondità». Italia e poi Giappone, d’accordo, ma Londra inizialmen­te che cosa gli ha dato? «L’Inghilterr­a è una delle nazioni più all’avanguardi­a in questo campo perché ha un’immensa cultura ma anche grande integrità, sotto il profilo sia pratico sia teorico», racconta.

«HO IMPARATO

due cose fondamenta­li, la prima è che per fare un giardino occorre tempo: per studiare, avere uno scambio continuo di idee con gli altri, lavorare con arbusti, cespugli, alberi e capire lo spazio che si vuole creare. Stando qui, mi sono misurato con tantissimi esperti e questo si è rivelato molto stimolante per la mia crescita. La seconda è stata la voglia di scoprire anche la parte “selvaggia” del gardening, nel senso di osservare come le piante crescono e interagisc­ono con la natura». Continua ad approfondi­re, a confrontar­si, a cercare strade diverse. E arriva così la svolta fiorita, la sfida di progettare con le perenni a fioritura colorata, che segna una nuova direzione nel suo lavoro: il giardino, disegnato per Laurent-Perrier, vince la medaglia d’oro al Chelsea Flower Show. Decide di imparare di più sui fiori e si cerca un mentore. Lo trova in Fergus Garrett, capo giardinier­e del Great Dixter, storica presenza a Northiam, nel Sussex orientale. Questa collaboraz­ione trasforma la sua visione e il suo modo di lavorare. «Garrett è uno dei più grandi in questo campo. Mi diceva sempre: “Luciano, le piante vanno da sole eh, tranquillo, non ti preoccupar­e. Tu pensa solo a disporle come e dove vuoi e poi tutto succede”. È stato molto importante per me, mi ha insegnato ad avere fiducia in quello che faccio».

C’è una frase che colpisce del fondatore di Great Dixter, Christophe­r Lloyd, giardinier­e carismatic­o, talvolta controvers­o, e scrittore, scomparso nel 2006: “Se non ami le sorprese, non dovresti fare giardinagg­io perché il giardinagg­io è pieno di sorprese”. E forse, per uno scrittore come Lloyd, che viveva lì in una casa del quindicesi­mo secolo, è stato anche una costante fonte di ispirazion­e. Può esserlo ancora oggi? «Totalmente. Qualche tempo fa ero a Formentera, c’erano stati due giorni di tempesta e di vento, tutti gli alberi, i fiori e i cespugli si muovevano ondeggiand­o secondo le correnti d’aria, era meraviglio­so». Oltre a quello sull’isola spagnola, sono molti i lavori che sta seguendo: per citarne solo alcuni, negli Stati Uniti (in West Virginia, a Dallas e a New York), poi in Toscana e nell’amata Siena, e in Inghilterr­a, al confine con la Scozia, per il giardino di un castello, il suo primo progetto aperto al pubblico.

TORNA SEMPRE

prepotente­mente nelle sue parole la volontà di capire come le piante reagiscono agli agenti atmosferic­i, all’acqua, al vento, alla neve. Giubbilei è convinto che dalla natura si possa imparare, basta avere la sensibilit­à di osservare, in un prato o in un bosco, le erbe, gli arbusti spontanei, i fiori. Vedere come crescono e si armonizzan­o tra loro è un grande insegnamen­to perché, per fare giardinagg­io, sporcarsi le mani è fondamenta­le. «Si fa un gran parlare di design, ed è corretto, questa profession­e lo comprende ma non lo esaurisce», dice. «I giardini non si possono solo disegnare, si fanno. Con la terra, l’amore, la cura». Come scriveva Russell Page in Edu

cazione di un giardinier­e, il pollice verde è l’estensione di un cuore verde.

Dalla pratica alla teoria, escono due libri (editi da Merrell): il primo, The Gardens of Luciano

Giubbilei, di Andrew Wilson, Tom StuartSmit­h, con le foto di Steven Foster, e il secondo

The Art of Making Gardens, firmato dallo stesso Giubbilei. Entrambi descrivono i metodi e le fonti di ispirazion­e, l’approvvigi­onamento di piante, gli artisti che hanno lavorato e la

 ??  ?? PIAZZA DEL CAMPO NEL CUORE Luciano Giubbilei è nato a Siena nel 1971. Ha studiato garden design a Londra e oggi è titolare di due atelier, uno nella capitale del Regno Unito e l’altro a Maiorca, in Spagna.
PIAZZA DEL CAMPO NEL CUORE Luciano Giubbilei è nato a Siena nel 1971. Ha studiato garden design a Londra e oggi è titolare di due atelier, uno nella capitale del Regno Unito e l’altro a Maiorca, in Spagna.
 ??  ?? RAFFINATE PROSPETTIV­E Un giardino privato in Val d’Orcia, realizzato da Giubbilei. È concepito come una sequenza di stanze, ognuna con un’atmosfera e un senso del paesaggio.
RAFFINATE PROSPETTIV­E Un giardino privato in Val d’Orcia, realizzato da Giubbilei. È concepito come una sequenza di stanze, ognuna con un’atmosfera e un senso del paesaggio.
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SAPORE MEDITERRAN­EO Un’altra zona del giardino in Val d’Orcia. Fiori, arbusti e aromi, incastonat­i nella ghiaia, creano onde dinamiche che variano per volume, consistenz­a e struttura.

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