Bologna che respira
di Barbara Pietroni
C’È UN ALBERO MILLENARIO al centro della mia Bologna. È alto 97 metri, pende leggermente verso ovest ed è grazie anche a lui se, da quando sono arrivata qui 25 anni fa, sento che la città ha un po’ del mio spirito giapponese. È un albero che respira, pur non avendo le foglie. I bolognesi si danno spesso appuntamento ai suoi piedi: “Vediamoci sotto la Torre”, dicono. Lo chiamano tutti così: Torre degli Asinelli. Ha una forma affusolata, è fatto di mattoni e respira come un grande cipresso. Perché, come racconta il custode, d’estate con l’aria calda i muri si dilatano e d’inverno si restringono. È da qui, da questo polmone pieno di energia, che vi consiglio di partire. Si sale in cima (è l’unica torre aperta regolarmente al pubblico) e, dopo 498 gradini, si può fare a gara a chi individua più torri (8), case torri (13), torresotti ovvero porte turrite (4) e campanili (2). Oppure si rimane giù ai suoi piedi, a cercare sulla base la scritta “W Roosevelt, W Churchill, W Stalin”, che ha dato il benvenuto agli alleati americani alla fine della Seconda guerra mondiale. Sta scomparendo, ma il tentativo di ricomporla nella mente equivale a riportarla in vita ogni volta. Un’occhiata d’ammirazione alla sorella minore, la torre della Garisenda che svetta, tronca, nell’ombra della prima, uno sguardo nostalgico al leggendario Roxy Bar (quello della Vita speri
colata di Vasco Rossi), alle nostre spalle, e siamo pronti a imboccare strada Maggiore. E a fare un primo assaggio della “metropolitana all’aperto” della città: i portici. Lunghi 53 km in totale, sono candidati a Patrimonio dell’Unesco 2020 e ren
COLLI E GIGANTI Nella foto in alto. Piazza Nettuno con la fontana detta al Żigànt, il gigante, in dialetto bolognese. A sinistra, dall’alto. Santuario della Beata Vergine di San Luca, sul colle della Guardia. Piazza S. Stefano con le Case Tacconi del XV secolo.
dono Bologna unica al mondo. La cripta dei Santi Vitale e Agricola merita una piccola deviazione: lì sotto, la terra sembra in contatto con il cielo e l’atmosfera è magica. Proseguite, poi, per piazza Santo Stefano, passando per i portici in legno di Palazzo Isolani. Vedrete qualcosa di miracoloso: un gruppo di Sette Chiese, sette edifici di culto di epoche diverse costruiti non l’uno sopra le macerie dell’altro, ma l’uno accanto all’altro. La basilica del Sepolcro, nata nel V secolo sul tempio di Iside, è quella che mi ha conquistato il cuore, con la sua facciata calda di mattoni rossi intervallati da schizzi decorativi di marmo bianco disposti in ordine fantasioso dai fedeli dell’epoca. Piazza Maggiore è a pochi minuti di distanza. Se siete degli studenti è bene non attraversarla ma costeggiarla, altrimenti addio laurea! Un po’ come succede all’università di Osaka, dove ho studiato italiano. Mai salire, prima di un esame, la scalinata principale, che è tutta bianca e soprannominata “la scalinata delle pietre tombali”. Per i numerosi appassionati di mummie come me, un salto al Corpus Domini è un must. È un monastero di clausura, quindi si accede da una porticina solo nelle ore della messa. Di fianco alla cappella, in una piccola stanza c’è Santa Caterina, l’unica mummia che abbia mai visto (e ne ho viste tante) con le articolazioni ancora funzionanti: è seduta comodamente su una sedia e si cambia d’abito una volta all’anno. Da qui si può fare una passeggiata di un’oretta sotto i portici più lunghi al mondo, che collegano porta Saragozza al santuario della Beata Vergine di San Luca, sul colle della Guardia. Hanno 666 arcate. Già, sei sei sei, il numero del diavolo! Ma non sono maledetti. Di notte, illuminati, sono una favola. Tornati a porta Saragozza, risalite la città e fermatevi a fare una degustazione degli oltre 15 caffè del bar torrefazione Aroma. Sarete pieni di energia per l’ultima tappa: la finestrella di via Piella, al di là della quale i palazzi colorati si affacciano sullo stretto canale delle Moline. Qui basta un selfie perché Bologna diventi “la piccola Venezia”. *Keiko Ichiguchi è una fumettista/scrittrice giapponese. Nata vicino a Osaka, vive a Bologna dal 1994. L’ultimo libro è Mamma, questa è l’Italia! (Kappalab) sulla sua vita con il marito, anche lui disegnatore.