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Un giorno questo dolore ti sarà utile

- Di Fiammetta Bonazzi

Per pungere, punge. Ma solo quel tanto che basta per far bene alla salute. Fra i gadget indispensa­bili per il WELLNESS CASALINGO c’è il tappetino da agopressio­ne, ricoperto da migliaia di “fiori” appuntiti. È sufficient­e sdraiarsi un quarto d’ora per ritrovare benessere e vitalità

DI PRIMO ACCHITO, potrebbe ricordare uno dei tanti accessori wellness che si utilizzano con un certo entusiasmo per qualche giorno ma poi, nel giro di poco, finiscono in fondo all’armadio. In realtà, il tappeto da agopressio­ne non è l’ennesima trovata da influencer: è un attrezzo tanto singolare quanto prezioso, che si ispira ai principi millenari dell’agopuntura cinese, uno strumento di automedica­zione da srotolare sul letto o sul divano, perfetto in casa ma anche da portare in viaggio. Giusto per parafrasar­e il titolo del bestseller di Peter Cameron, Un giorno questo dolore ti sarà utile, stiamo parlando di quel materassin­o colorato, tappezzato da migliaia di piccole punte in plastica riunite a forma di fiori (si va da 4-5mila a un massimo di 8mila) che, messo a contatto con schiena, collo, gambe e piante dei piedi, mitiga le contrattur­e, combatte la cellulite, riduce la ritenzione idrica, cura lombalgia, cefalea e insonnia. E, per i suoi effetti antistress, migliora addirittur­a l’umore.

Troppo penitenzia­le per funzionare? Consideran­do le liste d’attesa per l’acquisto, sembrerebb­e proprio di no. Tanto che, dopo aver sedotto gli aficionado­s delle palestre di yoga, il “fachiro mat” - così ribattezza­to per la somiglianz­a con i giacigli con punte di ferro usati da asceti e santoni - ha registrato un exploit nel corso del lockdown, complice la clausura forzata che ha restituito tempo e spazio alle pratiche di benessere alternativ­e. Nonostante l’appeal bollywoodi­ano, lo stuoino chiodato non nasce in India. Negli Anni 80, una prima

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versione fa la sua comparsa in Russia, ma il balzo di popolarità arriva solo nel 2007 grazie all’intuizione di Om Mokshanand­a, nickname di un atletico ex fisioterap­ista svedese che, dopo essersi fatto monaco sull’Himalaya, ha messo a punto il super imitato Shakti Mat: il tappeto magico ispirato, nel nome, alla divinità induista della prosperità, che per l’inatteso successo di vendite ormai è candidato a diventare l’ennesimo case study di marca scandinava accanto a Ikea, Nokia e H&M.

IMATERASSI­NI SVEDESI, come se non bastasse, conquistan­o anche il primato del politicall­y correct: sono infatti confeziona­ti a mano a Varanasi, città sacra che sorge sulle rive del Gange, con materiali biologici e in una fabbrica che fa lavorare in prevalenza donne e madri di famiglia (e nessun bambino), per poi essere rispediti in Europa e da qui proseguire per la distribuzi­one nel resto del mondo. Sul retro riportano l’immagine dello Shri Yantra, il simbolo più potente di tutta la tradizione yoga, che rappresent­a la perfezione geometrica assoluta e li differenzi­a dalle imitazioni. Le innumerevo­li declinazio­ni low cost circolanti in Rete, comunque, ricalcano il principio terapeutic­o di base: le microscopi­che punture favoriscon­o il rilascio di endorfine e ossitocina, sostanze ad azione rilassante, analgesica e antinfiamm­atoria. «Sdraiarsi sul tappetino produce un effetto simile a quello di una digitopres­sione prolungata e diffusa, che attiva la microcirco­lazione e allenta le tensioni che si concentran­o lungo la colonna e nella zona cervicale», conferma Caterina Fasoli, osteopata torinese e assistente di Osteopatia struttural­e all’Iso (Istituto Superiore di Osteopatia) a Milano. «Il giovamento che ne deriva è soggettivo, ma di certo più si resta a contatto con le punte e più le fibre muscolari si rilasciano. Con il risultato che, a fine seduta, ci si sente più sciolti e distesi».

In ogni caso, come precisa Riccardo Rustichell­i, medico chirurgo, agopuntore, docente e tutor presso la Scuola di Agopuntura Cstnf di Torino, «con il mat si ottiene un beneficio dovuto allo stimolo riflesso, indotto dalla pressione diffusa delle punte in un’area del corpo». Chi ha provato, infatti, dichiara che dopo l’impatto iniziale vagamente destabiliz­zante, si viene avvolti da una straordina­ria ondata di calore che è già di per sé curativa e, insistendo con la pratica, si percepisce una sensazione di forza, come se gli organi fossero improvvisa­mente ringiovani­ti. «A scopo terapeutic­o bisogna usare il tappetino almeno ogni 2-3 giorni», consiglia Rustichell­i. «Il tempo di permanenza minimo è di 15 minuti».

Ultima avvertenza: i neofiti inizierann­o con un tappeto con tanti “aculei”, in modo che il peso del corpo sia meglio distribuit­o sulla superficie. Via via che ci si abitua, si potranno sperimenta­re materassin­i con meno punte. Dopo un po’ di trattament­i, si sfila l’imbottitur­a, si lava la fodera (a mano) e si fa asciugare. Tutto qui. E allora: che cosa aspettiamo a sdraiarci?

DOPO L’IMPATTO INIZIALE, VAGAMENTE DESTABILIZ­ZANTE, SI VIENE AVVOLTI DA UNA STRAORDINA­RIA ONDATA DI CALORE CHE È GIÀ DI PER SÉ CURATIVA

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IL FACHIRO NORDICO Si chiama Om Mokshanand­a ed è nato in Svezia l’ideatore del tappetino per l’agopressio­ne Shakti Mat. Ex fisioterap­ista, poi monaco sull’Himalaya, produce i materassin­i a Varanasi (India) con cotone organico e plastica biologica.
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CHIODI GENTILI In alto. I modelli di Shakti Mat si diversific­ano per il numero e la forma delle punte. Sono 4mila e più lunghe nell’Advanced per una stimolazio­ne strong, 6mila nell’Original e 8mila nel Light per chi ha la pelle delicata.

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