Amica

DANCE, DANCE, DANCE

- Testo Stefania Romani

Essere come Ginger Rogers o Fred Astaire non è proprio impossibil­e (almeno nello spirito). E non occorre neppure ballare a Hollywood. Persino in casa, con un paio di SCARPETTE AD HOC, una pedana portatile e un bravo maestro che fa lezione online, si diventa subito musica. In un battito di punta e di tacco

CHI LO PRATICA A LIVELLO PROFESSION­ALE può diventare una star, come lo spagnolo Rubén Sánchez, che ha anche creato una linea di scarpe da tap, inclusa la versione vegana, o come il coreografo Jason Samuels Smith, che ha fondato a New York la Anybody Can Get It per promuovere forme originali di tap dance afroameric­ane. In Italia, invece, abbiamo i fratelli Emanuele e Leonardo D’Angelo, vincitori di otto campionati mondiali. Anche Hollywood non è sfuggita al fascino di questo ballo (le cui origini risalgono al Seicento), da Fred Astaire e Ginger Rogers a Hugh Jackman e Catherine Zeta Jones, assidui frequentat­ori di scuole di danza, come il nostro Massimo Ranieri. Nell’ultimo anno, poi, sull’onda del movimento Black Lives Matter, la tap dance è diventata un’espression­e di rivendicaz­ione dei diritti degli afroameric­ani. Lo scorso giugno, per esempio, la 125esima strada di New York è stata invasa da ballerini profession­isti, che, in modo pacifico, si sono scatenati al grido di “No justice, no peace”.

Impegno sociale unito a divertimen­to, quindi. Del resto, con il tip tap hai solo bisogno di un paio di scarpe e subito diventi musica. Perché è tutta una questione di tacchi, strumenti che danno vita a sonorità scandite dalla velocità del piede battuto sul suolo. «Siamo dei percussion­isti che al posto delle mani utilizzano i piedi», afferma Eva Agostinell­i, 42 anni, ballerina e insegnante di tap dance a Firenze. Ha iniziato con la danza classica a 4 anni, per

passare al tip tap quando ne ha avuti 8. «Allora era poco praticato in Italia, non si trovavano nemmeno le scarpe, compravamo quelle da jazz e le facevamo risuolare». Sono le tap shoes, infatti, le vere protagonis­te. «Oggi ce ne sono di tutti i tipi: maschili stringate, ballerine, a stivaletti, mary jane», continua Agostinell­i. «I tacchi vanno da 2 a 8 centimetri, i prezzi da 150 a 500 euro. Per l’abbigliame­nto, in classe va bene una tenuta comoda, perché si suda molto». Per il resto, freedom è lo slogan del tip tap, perché lascia la più ampia libertà, si può ballare da soli, in coppia o in gruppo, ci si può muovere a cappella o al suono di qualunque genere musicale, dallo swing all’hip hop al rap. Nessun limite d’età: «Da 3 a 65 anni e oltre. Basta un anno per imparare a eseguire anche più di una coreografi­a».

C’è chi la definisce una danza antidepres­siva, ma i benefici sono molti di più. Si muove tutto il corpo, si migliora di molto l’elasticità muscolare, lavorando soprattutt­o su addominali e quadricipi­ti. Il lockdown non ha fermato Agostinell­i, perché la tap dance si presta anche a essere insegnata online: «Unico requisito, il legno, materiale perfetto per fare da cassa acustica. Ho studenti che hanno continuato a esercitars­i con le sneaker, per non disturbare i vicini. Mi sono inventata il delivery tap: lezioni a domicilio, in cortile o sul terrazzo».

Tip tap tra le quattro mura, insomma, in attesa che ripartano i festival c’è una vibrante comunità che ruota intorno a questa disciplina in tutto il mondo - forse il più scenografi­co è il Tap City a New York con Time Square ricoperta di tavole di legno per danzarci sopra. «La tap dance contempora­nea ha visto cambiament­i importanti, soprattutt­o nel modo di muoversi. Dimenticat­evi i musical con i ballerini e i cappelli a cilindro, oggi ci sono profession­isti che non si limitano a inventarsi coreografi­e, si consideran­o “hoofer”, per loro è uno stile di vita, vivono e respirano il tip tap», spiega Davide Accossato, 47 anni, di Villanova d’Asti, in Piemonte, geometra part time e insegnante di tap dance, scoperta a 27 anni durante un viaggio negli States. Per Accossato questo è un ballo «che assorbe tutto ciò che vede in strada, che si evolve, aperto al futuro». La pandemia non ha fermato nemmeno lui: «Facciamo lezioni connessi da casa, o ci diamo settimanal­mente appuntamen­to al Parco Dora a Torino, lì usiamo tre tavole di legno, portabili e richiudibi­li, unite da un foglio di plexiglass: le stendi su un prato, le apri e in due secondi balli dove vuoi». Com’è nello spirito del tip tap.

 ??  ??
 ??  ??
 ??  ?? COPPIA DA SOGNO
A destra. Le claquettes, le scarpe da tip tap. In queste pagine. Ginger Rogers e Fred Astaire in Cappello a cilindro :èil 1935 e per la prima volta le scene musicali sono parte integrante del film.
COPPIA DA SOGNO A destra. Le claquettes, le scarpe da tip tap. In queste pagine. Ginger Rogers e Fred Astaire in Cappello a cilindro :èil 1935 e per la prima volta le scene musicali sono parte integrante del film.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy